Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Essere single in vecchiaia è un fattore di rischio per la demenza

Essere single potrebbe veramente essere un danno per la nostra salute, almeno nel momento in cui raggiungiamo i nostri anni d'oro.


Uno studio recente di popolazione su cittadini svedesi, pubblicato questo mese su BMJ Open, ha scoperto che essere celibe può aumentare il rischio di sviluppare la demenza, un termine ampio e spesso frainteso usato per descrivere il declino cognitivo grave che di solito colpisce gli anziani.


Tra i vari gruppi non sposati esaminati in dettaglio, i divorziati avevano una probabilità due volte più alta di sviluppare demenza precoce, e il 40 per cento aveva più probabilità di sviluppare la demenza ad insorgenza tardiva rispetto ai coniugati.


"Le nostre scoperte suggeriscono che coloro che vivono da soli, non-sposati, possono avere un rischio di demenza ad insorgenza precoce e tardiva", hanno scritto gli autori. "Anche se sono necessarie ulteriori ricerche per capire il meccanismo di base attraverso il quale lo stato civile è associato alla demenza, questo suggerisce che le relazioni sociali dovrebbero essere prese sul serio come un fattore di rischio per la demenza e che gli interventi di tipo sociale possono offrire l'opportunità di ridurre la rischio globale di demenza".


Dove va il cuore

Precedenti ricerche avevano trovato un simile collegamento tra lo stato civile e il rischio di demenza. Secondo gli autori, però, questi studi non erano riusciti a distinguere tra le persone che non sono sposate a causa di divorzio o di morte o per celibato cronico. Per ovviare a questo, gli autori hanno esaminato la Svezia, un piccolo paese sviluppato, noto per le sue cartelle cliniche meticolose. Questo ha permesso ai ricercatori di tracciare quasi tutti i cittadini nativi svedesi viventi da 50 a 74 anni, senza demenza alla fine del 1997, per un totale di 2,2 milioni di individui.


Hanno poi seguito queste persone per un periodo di 10 anni, quando circa 32.000 di loro avevano avuto la diagnosi di demenza. Per ulteriori chiarezza, i ricercatori hanno separato questi casi tra esordio precoce (insorta in persone da 50 a 64 anni) e esordio tardivo (65-74). La minaccia assoluta di demenza era bassa; solo lo 0,38 per cento delle persone era in pericolo di insorgenza precoce e il 3,4 per cento di insorgenza tardiva. Ma per tutte le fasce, i non sposati avevano il rischio maggiore, anche dopo aver considerato fattori come l'età e lo status socioeconomico.


Le persone che erano rimaste singole e quelle che sono diventate vedove erano rispettivamente al secondo e al terzo posto nella graduatoria di rischio per la demenza, dopo i divorziati. A differenza delle ricerche precedenti, però, gli autori dello studio attuale non hanno trovato alcun aumento significativo del rischio degli uomini rispetto alle donne una volta che sono stati presi in considerazione questi tipi di fattori.


Ci sono molte teorie che cercano di spiegare perchè il matrimonio sembra essere un cuscinetto contro la demenza. "Una persona che vive insieme ad un'altra può essere meno sola e ricevere maggiore sostegno sociale, che riduce lo stress psicologico, l'ansia e la depressione", hanno scritto gli autori. "Le persone con un maggiore sostegno sociale hanno anche accesso a risorse migliori per far fronte ai fattori di stress e sono meno inclini a valutare i fattori di stress come una minaccia".


Potrebbe anche essere che, semplicemente, evitare gli eventi stressanti, e che probabilmente cambiano la vita, come il divorzio o la morte di un coniuge, può aiutare a stabilizzare sia il corpo che il cervello.


"Sono necessari ulteriori studi per capire meglio i meccanismi e i percorsi attraverso i quali il matrimonio ha un ruolo protettivo per quanto riguarda la demenza, in diverse coorti di età", hanno concluso. "Fino ad allora, i risultati di questo studio suggeriscono l'opportunità di interventi di tipo sociale dirette alle persone che vivono da sole, e che possono ritardare o addirittura ridurre il rischio di demenza".


Se non altro, questi risultati rafforzano l'idea che una vita difficile o comunque stressante può richiedere un pedaggio sulla nostra mente con l'avanzare dell'età.

 

 

 


Fonte: Medical Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sundström A, Westerlund O, Kotyrlo E. Marital status and risk of dementia: a nationwide population-based prospective study from Sweden. BMJ Open, 2016;6:e008565, doi:10.1136/bmjopen-2015-008565

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)