Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Troppa attività in certe parti del cervello danneggia memoria e attenzione

I neuroni nel cervello interagiscono inviandosi l'uno con l'altro messaggi chimici, i cosiddetti neurotrasmettitori. L'acido gamma-aminobutirrico (GABA) è il neurotrasmettitore inibitorio più comune, importante per frenare l'attività neurale, impedendo ai neuroni di avere il grilletto troppo facile e sparare troppo o rispondere a stimoli irrilevanti.


I ricercatori guidati dal dottor Tobias Bast della Facoltà di Psicologia dell'Università di Nottingham hanno scoperto che la neurotrasmissione inibitoria guasta e l'aumento anomalo di attività nell'ippocampo compromettono la nostra memoria e attenzione.


La loro ultima ricerca, pubblicata sulla rivista accademica Cerebral Cortex, ha implicazioni per la comprensione dei deficit cognitivi in vari disturbi cerebrali, compresa la schizofrenia, il declino cognitivo legato all'età e l'Alzheimer, e nel trattamento dei deficit cognitivi.


L'ippocampo (una parte del cervello che si trova all'interno dei lobi temporali) ha un ruolo importante nella nostra memoria quotidiana degli eventi, e di dove e quando accadono; per esempio ricorda dove abbiamo parcheggiato la nostra auto prima di andare a fare shopping.


Questa ricerca ha dimostrato che la mancanza di limitazione della scarica neurale nell'ippocampo interrompe la memoria ippocampo-dipendente; inoltre, tali spari aberranti dei neuroni nell'ippocampo distruggono anche l'attenzione, una funzione cognitiva che di norma non richiede l'ippocampo.

 

Troppa attività può essere più dannosa di troppo poca

Il Dr Bast ha dichiarato:

"La nostra ricerca effettuata sui ratti sottolinea l'importanza dell'inibizione GABAergica all'interno dell'ippocampo per le prestazioni della memoria e dell'attenzione. La scoperta che l'inibizione difettosa sconvolge la memoria ci suggerisce che la memoria dipende da un'attività neurale equilibrata all'interno dell'ippocampo, e che sia troppa che troppo poca può causare deterioramento. Questo è un dato importante perché, tradizionalmente, le menomazioni della memoria sono state associate principalmente all'attività ridotta o a lesioni dell'ippocampo.

"Il secondo dato importante è che l'inibizione guasta che porta poi all'aumento della attività neurale all'interno dell'ippocampo, interrompe l'attenzione, una funzione cognitiva che normalmente non richiede l'ippocampo, ma dipende dalla corteccia prefrontale. Ciò indica probabilmente che ci sono connessioni neuronali molto forti tra l'ippocampo e la corteccia prefrontale. La nostra scoperta suggerisce che l'attività aberrante dell'ippocampo ha un effetto a catena sulla corteccia prefrontale, interrompendo in tal modo l'attenzione.

"In generale, i nuovi risultati dimostrano che l'aumento dell'attività di una regione del cervello, a causa di una neurotrasmissione inibitoria guasta, può essere dannosa per la funzione cognitiva più dell'attività ridotta o di una lesione. La maggiore attività all'interno di un'area del cervello può interrompere non solo la funzione della regione in sé - in questo caso la memoria ippocampo-dipendente - ma anche la funzione di altre regioni a cui è collegata - in questo caso l'attenzione dipendente dalla corteccia prefrontale".

 

Altre scoperte si aggiungono alla ricerca esistente

La ricerca del Dott Bast è motivata da recenti risultati clinici che i pazienti nei primi stadi della schizofrenia, del declino cognitivo legato all'età e dell'Alzheimer mostrano una inibizione difettosa e una maggiore attività all'interno dell'ippocampo. Il nuovo studio, in cui l'inibizione nell'ippocampo di ratti è stata interrotta prima che gli animali partecipassero a test di attenzione e di memoria, ha rivelato che tale inibizione difettosa e l'attività aberrante all'interno dell'ippocampo sono causa del deterioramento alla memoria e all'attenzione osservati nei pazienti.


Questa ricerca si aggiunge alle recenti scoperte del team, in cui avevano trovato che l'attenzione è interrotta dall'inibizione difettosa e da una maggiore attività nella corteccia prefrontale, un'area del cervello importante per l'attenzione. Il Dr Bast ha detto: "Nel complesso, questi risultati evidenziano che le funzioni cerebrali superiori, come l'attenzione e la memoria, dipendono dall'attività neurale ben equilibrata all'interno delle regioni cerebrali sottostanti".

 

Bersaglio potenziale per nuove terapie

Questa ricerca ha implicazioni importanti per il trattamento dei disturbi cognitivi.


I risultati dimostrano che 'stimolare' semplicemente l'attività dei centri chiave della memoria e dell'attenzione nel cervello (ippocampo e corteccia prefrontale), da lungo tempo una strategia per il potenziamento cognitivo, non migliora necessariamente la memoria e l'attenzione, ma può effettivamente compromettere queste funzioni. Quello che è importante è riequilibrare l'attività all'interno di queste aree.


Il Dr Bast ha detto:

"Un'idea che emerge è che le prime fasi dei disturbi cognitivi, come la schizofrenia, il declino cognitivo legato all'età e l'Alzheimer, sono caratterizzati da un'inibizione difettosa e da troppa attività; questa attività neurale in eccesso porta poi a un danno neuronale e all'attività cerebrale ridotta che caratterizza le fasi successive di questi disturbi. Quindi il riequilibro dell'attività aberrante nella fase iniziale può non solo ripristinare l'attenzione e la memoria, ma anche prevenire un ulteriore declino.

"Abbiamo in corso nuovi studi con i quali ci proponiamo di individuare farmaci che potrebbero riequilibrare l'attività neurale all'interno dell'ippocampo e della corteccia prefrontale e ripristinare la memoria e l'attenzione".

 

 

 


Fonte: University of Nottingham via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Stephanie McGarrity, Rob Mason, Kevin C. Fone, Marie Pezze, Tobias Bast. Hippocampal Neural Disinhibition Causes Attentional and Memory Deficits. Cerebral Cortex, 2016; DOI: 10.1093/cercor/bhw247

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.