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Alzheimer: quello che il New York Times non ha detto

Lawrence Altman è un eccellente giornalista di medicina per il New York Times, con una storia lunga e ragguardevole. Ieri, ha aggiunto alla già notevole mole di lavoro, una storia per chiarire la questione di quando l'Alzheimer è diventato evidente nell'ex-presidente Ronald Reagan.

L'articolo fa seguito alle recenti indiscrezioni del figlio Ron Reagan che il presidente potesse avere l'Alzheimer quando era ancora alla Casa Bianca. (Risposta breve: non ce l'aveva).

Il pezzo di Altman è concreto. Ma mi ha fatto anche rabbrividire tre volte con descrizioni datate della malattia, perdendo facili opportunità di migliorare le conoscenze di base della malattia da parte dei lettori. I tre scivoloni di Altman sono qui di seguito.

1. Diagnosi - Altman scrive:

La malattia si verifica più frequentemente dopo i 70 anni, ma può colpire i più giovani ... la diagnosi certa richiede una biopsia del cervello, che raramente avviene mentre il paziente è ancora vivo.

Questo è tecnicamente vero, ma è così datato che è come scrivere di sicurezza in auto senza menzionare le cinture di sicurezza o gli airbag. Il pubblico deve capire che ci sono stati nel corso degli ultimi quindici anni enormi progressi nella diagnosi clinica, senza biopsia: professionisti esperti di Alzheimer ora possono diagnosticare la malattia con oltre il 90% di precisione attraverso una serie di test dello stato mentale e con scansioni cerebrali. Inoltre, anche se non esiste attualmente alcuna cura per l'Alzheimer, ci sono buone ragioni per avere una diagnosi il più presto possibile.

 

2. Fasi - Altman scrive di Reagan:

Il corso della malattia varia con la progressione ...
Poco dopo la diagnosi, a Reagan è stato detto di rinunciare a cavalcare, uno dei suoi hobby preferiti.
Forte nuotatore in gioventù - accreditato con 77 salvataggi come bagnino in Illinois - doveva ora indossare il salvagente, mentre un agente di sicurezza e un'infermiera lo accompagnavano nella parte bassa di una piscina in casa.
Raccoglie le foglie di magnolia cadute da un albero o gettate sulla strada da un agente.
Con l'intensificarsi della nebbia dell'Alzheimer, il padre non riconosceva più il figlio.
Questo, di nuovo, sembra una descrizione dell'Alzheimer del 1950; lascia vuoti giganti e fumosi e alcune imprecisioni. L'Alzheimer non è ondivago, ma progredisce in modo rettilineo e costante. Le tappe sono molto prevedibili (se non chiaramente delimitate), in quanto risultano dalla proliferazione di placche e grovigli attraverso più e più regioni del cervello. L'Alzheimer non trasforma forti atleti in goffi smidollati nelle prime fasi; tale declino fisico si verifica (lentamente e costantemente) verso le fasi successive.

Se caregivers e famigliari sono in grado di capire l'Alzheimer come una serie di fasi piuttosto prevedibili, possono essere molto più preparati.

 

3. Ereditarietà - Altman scrive:

I modelli ereditari dell'Alzheimer non sono esattamente conosciuti. Ron Reagan ha detto di essere consapevole del fatto che lui è a rischio per la malattia.

Di nuovo, questo è tecnicamente vero, ma c'è ancora tanto da comunicare, anche nello spazio di poche frasi, perché tanto è ormai noto circa la genetica dell'Alzheimer. Solo una manciata di famiglie porta un gene molto raro che garantirà l'insorgenza dell'Alzheimer. E' molto imbrobabile che i Reagan siano in questo gruppo. L'altro 99,9% di noi fronteggia rischi più oscuri associati con un certo numero di altri geni. E per quanto ne sappiamo, nessuna persona ha la garanzia di essere geneticamente immune dalla malattia.

Negli ultimi anni, i genetisti hanno identificato alcuni geni specifici che sembrano aumentare il rischio delle persone di avere l'Alzheimer - geni che sono attivati e disattivati da fattori esterni, e che innescano la malattia. Il test per questi geni, per ora, non conferisce alcun beneficio pratico. Non vi dirà che siete immuni, né vi dirà che probabilmente avrete la malattia. Inoltre non vi dirà come ridurre i rischi. Qualunque sia il tuo profilo genetico, il modo migliore conosciuto per ridurre il rischio di Alzheimer è lo stesso per tutti: seguire una dieta sana per il cuore, provare a ridurre lo stress, e fare esercizio regolare per il corpo e la mente.

 


David ShenkScritto da David Shenk, scrittore di genetica, talento e intelligenza.  E' consulente del Comitato Presindenziale sulla Bioetica ed autore di sei libri, tra cui Data Smog ("Indispensabile" - The New York Times), The Game Immortal ("Superbo" - Il Wall Street Journal), e il best-seller The Forgetting ("Un contributo notevole alla letteratura della scienza della mente" - Il Los Angeles Times). Contribuisce a National Geographic, Slate, The New York Times, Gourmet, Harper's, The New Yorker, The American Scholar, e la National Public Radio. Il suo lavoro ha ispirato il documentario della PBS The Forgetting ( vincitore del premio Emmy)  ed ha contribuito all'opera Away From Her (candidata all'Oscar).

Pubblicato su TheAtlantic.com il 22 febbraio 2011

Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari. 
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Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria:
Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.



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