Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché temiamo così tanto la demenza?

Perché temiamo così tanto la demenza?Affresco su un'altra piaga, molto temuta in passato: la peste.

La demenza era chiamata 'l'epidemia silenziosa', ma non è più tanto silenziosa. È diventata oggetto di discussioni apparentemente infinite, ad esempio con 12 storie sulla demenza o una sua cura, solo in un giornale inglese, in una sola settimana.


Una successione di sondaggi Saga ha mostrato che siamo più spaventati dalla demenza in vecchiaia che di qualsiasi altra condizione, incluso il cancro, e il linguaggio che usiamo nel parlarne ('orrore grezzo' o 'morte vivente') la dicono tutta del profondo disagio che suscita la prospettiva della demenza.


Non c'è dubbio che sia spesso una condizione terribile, sia per il paziente che per chi gli sta vicino, che ruba a tutti pace, dignità, godimento e speranza, e opprime lo spirito dei caregiver per i mesi o anni di lotta. Ma la presa che la prospettiva della demenza ha sulla nostra immaginazione collettiva può essere radicata in qualcosa di più fondamentale della nostra paura della malattia: essa sfida le nostre ipotesi culturali più profonde.


Viviamo in una società 'ipercognitiva', come l'ha definita l'etico medico Stephen Post, in cui il pensiero razionale e la memoria coerente sono valori fondamentali. Se la misura della nostra umanità è 'penso, quindi sono', qual è lo status umano di una persona la cui capacità di pensare è compromessa?


Ulteriori riflessioni producono altri modi in cui una persona con demenza non si conforma alla nostra comprensione di ciò che una persona dovrebbe essere. Ad esempio, la retorica dei diritti politici e civili (e, in definitiva, il cuore del nostro ordinamento giuridico) si basa sulla nozione di individui autonomi che agiscono con intento, ognuno con un senso coerente delle proprie preferenze e libertà.


L'attività dei cittadini come produttori sapienti e (soprattutto) consumatori di prodotti fisici e culturali di elevato valore è la base su cui si costruisce l'economia e l'industria. Infine, il valore sociale percepito e, in un certo senso, il valore economico, di qualsiasi individuo è strettamente legato alla sua volontà e capacità di tenere il passo con una società altamente complessa e in rapida evoluzione.


Se il tipo di essere umano che riconosciamo e valutiamo è quello che pensa chiaramente, ricorda con precisione, consuma in modo coerente e si adatta rapidamente, allora è chiaro che una persona con diagnosi di demenza ha di fronte la prospettiva di una sorta di morte sociale e culturale, oltre alle privazioni e alla sofferenza della condizione stessa.


Questo è un ottimo motivo per cui dovremmo temere una diagnosi di demenza, sia per noi stessi che per qualcuno vicino a noi. È un aspetto di ciò che Tom Kitwood, un ricercatore pionieristico nel campo della cura della demenza, ha definito memorabilmente 'psicologia sociale maligna': l'insieme delle ipotesi e del clima sociale che possono erodere l'identità e l'azione di una persona con demenza.


Al fine di ridurre questo senso di paura, la società ha investito pesantemente nella ricerca di una cura per la demenza, o almeno un trattamento per ridurre il tasso di perdita cognitiva e dei sintomi connessi. Questo è ovviamente un progetto molto importante che può avere un impatto enorme per alleviare la sofferenza delle persone affette da demenza e di chi è loro vicino. Ma è un progetto a lungo termine, con risultati incerti.


Nel frattempo, possiamo esaminare le cause e cercare una 'cura' per la morte sociale e culturale che può affliggere sia le persone con demenza che i loro caregiver. Ciò implica mettere in discussione alcuni dei principi fondamentali su cui è costruita la società occidentale contemporanea.


La demenza ci obbliga a scegliere. Di fronte a qualcuno che non può più pensare o ricordare chiaramente, che non può concettualizzare una gamma di opzioni o contribuire alla produttività della società materiale, siamo costretti a decidere se accettarlo come persona o meno. E se lo facciamo, dobbiamo accettare che abbiamo lavorato con una visione stretta, impoverita e funzionalista della personalità, che privilegia i diritti e gli interessi del pensiero, scegliendo i consumatori mentre marginalizza le persone con demenza e altre malattie simili. È da questo punto di vista che una persona con demenza può essere intesa come un 'peso' per la società.


La risposta non è quella di proporre che le persone con demenza debbano optare per l'eutanasia, come il suggerimento tristemente famoso della baronessa Warnock, ma cambiare la nostra comprensione di ciò che è la società e come persone diverse vi contribuiscono.


Può essere necessario

  • rivalutare collettivamente il ruolo dell'intuizione, della metafora e delle arti nel mantenerci umani;
  • ripensare il ruolo del commercio e del consumatore quando ci avviciniamo ad un momento di picco nel consumo di cose;
  • riconsiderare il ruolo della 'memoria collettiva' che può tenere in contatto sia gli individui che la società intera con i valori umani;
  • e imparare a rallentare di fronte all'induzione verso un'efficienza superficiale e guidata dall'obiettivo.


Per creare una società che valuti le persone con demenza, dobbiamo creare una cultura che valorizza le persone in generale; una cosa che aiuterà tutti noi.

 

 

 


Fonte: Peter Kevern, professore associato della Staffordshire University

Pubblicato in The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)