Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Invecchiamento e depressione: convivere con le perdite della vecchiaia

“Invecchiare non è per femminucce” - Bette Davis.
“Quando avevo vent'anni tutti quelli che conoscevo erano in psicoterapia, ora tutti quelli che conosco sono in terapia fisica” - donna 70enne.
“Quando avevo vent'anni la maggior parte delle mie amiche si stavano sposando; ora la maggior parte di loro sono vedove” - donna 78enne.


Alcune persone sottolineano i vantaggi di invecchiare: si ottiene un posto a sedere in metropolitana, si ha più tempo per viaggiare. Ma la maggior parte di noi preferirebbe stare in piedi, se potesse. E molte persone anziane hanno un sacco di tempo per viaggiare, ma non possono permetterselo o non vogliono viaggiare da sole.


Invecchiare implica avere perdite: perdita di amici, perdita del coniuge, perdita di fratelli, perdita di status, perdita di capelli, perdita di mobilità fisica, perdita di memoria, perdita di udito, perdita della vista e talvolta perdita di stabilità finanziaria. Quindi non è sorprendente che invecchiamento e depressione viaggino spesso insieme.


Naturalmente, si comincia a invecchiare fin dalla nascita e noi abbiamo perdite per tutta la vita, e per alcuni perdite gravi. Ma quando si parla di 'invecchiamento' di solito intendiamo 'vecchiaia'. E quando inizia? Poiché molte malattie acute sono diventate croniche, le persone vivono più a lungo. Al giorno d'oggi molte persone dicono che i 60 sono i nuovi 40, perciò quando comincia la vecchiaia? Forse a 70? O forse inizia quando le perdite iniziano a aumentare tra i 65 e i 75.


Sentirsi tristi per queste perdite è una parte normale della vita. Tuttavia, alcune persone sperimentano un senso di disperazione che aleggia e si diffonde: quella è la depressione. È importante distinguere tra le due per dare alle persone (o a noi stessi) lo spazio per elaborare la tristezza della perdita, ma anche per cercare aiuto quando la tristezza si gira in depressione. Come si può capire la differenza?


Incapacità di addormentarsi o restare addormentati, mancanza di appetito, irritazione per piccoli inconvenienti, isolamento sociale, sentimenti di disperazione, rifiuto di fare qualsiasi cosa che possa farti sentire meglio, questi sono segni di depressione quando sono in gruppo e durano più di pochi mesi. Naturalmente, tutti possiamo identificarci in uno o due di questi indicatori, il problema è quando possiamo identificarci in diversi.


Cosa puoi fare se tu o una persona cara siete depressi? Naturalmente, è possibile chiedere aiuto (far parte di un gruppo di sostegno, cercare uno psicoterapeuta, ecc). Tuttavia, c'è un enigma. Uno dei sintomi della depressione è la disperazione, e di conseguenza è comune la resistenza a chiedere aiuto. Se credi che nessuno ti può aiutare, non sarà possibile cercare di ottenere aiuto o anche accettarlo quando è offerto.


In realtà, le persone depresse spesso rispondono con rabbia a coloro che cercano di aiutarle. Per esempio, il mio paziente, John, si arrabbia per il mio suggerimento che avrebbe potuto sentirsi meglio se avesse preso un anti-depressivo. Egli dice: “Tu non capisci. Tu non capisci. Nulla mi può aiutare". Il mio suggerimento che egli potrebbe sentirsi meglio è vissuto come una mancanza di comprensione.


Questo spesso aggiunge l'isolamento sociale alle persone depresse perché i loro amici e parenti possono sentirsi frustrati e dopo un po' rinunciare a tentare. È doloroso vedere una persona cara in miseria e sentirsi impotenti.

Può essere rilevante perché:

La depressione, e i sintomi collegati come la disperazione e l'isolamento sociale, la difficoltà a dormire, sono tutti fattori di rischio conclamati per la demenza e l'Alzheimer.


Allora, cosa fare quando una persona cara è depressa e rifiuta di chiedere aiuto? A volte è utile chiedere a una persona terza di fiducia di parlare con il depresso, forse un medico o un religioso. Altre volte può aiutare unire le forze con altri e provare con un intervento di gruppo: “Papà, sei depresso. Abbiamo capito perché ti senti così male, ma è necessario ottenere aiuto".


Non ci sono risposte facili quando qualcuno rifiuta l'aiuto. Ma bisogna continuare a provare.

 

 

 


Fonte: Roberta Satow PhD, psicoterapeuta e professoressa emerita del Brooklyn College.

Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

I tuoi ricordi sono governati da timer nascosti nel tuo cervello

10.12.2025 | Ricerche

Uno dei compiti più essenziali del cervello è decidere quali esperienze immagazzinare co...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)