Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Deterioramento cognitivo grave calato del 23% nelle donne anziane americane su 10 anni

Se la prevalenza del deterioramento cognitivo fosse rimasta ai livelli del 2008, nel 2017 ci sarebbero stati 1,13 milioni di americani anziani in più con problemi cognitivi seri.

Un nuovo studio rappresentativo dell'intera nazione USA, pubblicato sul Journal of Alzheimer's Disease, ha trovato un brusco declino della prevalenza del deterioramento cognitivo negli over-65 americani rispetto alla stessa fascia di età di un decennio prima.


Nel 2008, il 12,2% degli americani anziani ha riferito gravi problemi cognitivi, mentre nel 2017, la percentuale era scesa al 10%. Per metterlo in prospettiva, se la prevalenza del deterioramento cognitivo fosse rimasta ai livelli del 2008, un ulteriore gruppo di 1.13 milioni di americani anziani avrebbe avuto problemi cognitivi nel 2017.


La prima autrice Esme Fuller-Thomson, direttrice dell'Institute for Life Course & Aging dell'Università di Toronto e prof.ssa della Facoltà di Lavori Sociali e del dipartimento di medicina familiare e comunitaria, afferma:

"Ci siamo stupiti di vedere una riduzione così brusca della prevalenza del deterioramento cognitivo su un periodo così breve.

"Questo declino della prevalenza dei gravi problemi cognitivi ha una cascata di benefici per gli anziani, per le loro famiglie e per i caregiver, per il sistema di assistenza sanitaria e per quello a lungo termine, e per l'intera economia statunitense".


Lo studio si è basato su 10 ondate consecutive dell'American Community Survey (2008-2017), un'indagine trasversale annuale rappresentativa dell'intera nazione con circa mezzo milione di intervistati over-65, che comprende anziani sia istituzionalizzati che residenti nella comunità. Lo studio ha esaminato 5,4 milioni di americani in totale. Ogni anno è stato chiesto agli intervistati di segnalare se avevano "gravi difficoltà a concentrarsi, ricordare o prendere decisioni".


Il tasso di declino del deterioramento cognitivo era più deciso per le donne rispetto agli uomini: le donne hanno avuto un calo del 23% nel decennio, mentre i coetanei maschi hanno avuto un calo del 13% durante lo stesso periodo. I ricercatori hanno condotto sub-analisi su uomini e donne nelle fasce di età 65-69, 70-74, 75-79, 80-84, 85-89 e 90+. Tutte le coorti di genere e età hanno registrato un calo statisticamente significativo nella prevalenza del deterioramento cognitivo, ad eccezione degli uomini tra 65 e 69 anni di età.


Ulteriori analisi hanno indicato che il 60% del calo osservato tra il 2008 e il 2017 è attribuibile alle differenze generazionali nell'istruzione scolastica. Ampia ricerca precedente ha concluso che ogni anno aggiuntivo di scolarità formale riduce il rischio degli individui di sviluppare la demenza. Rispetto ai bambini nati negli anni '20, gli americani nati in ogni decennio successivo avevano molte opportunità di andare oltre l'istruzione secondaria.


La coautrice Katherine Ahlin, ricercatrice di lavori sociali all'Università di Toronto, afferma:

"Sembra che queste crescenti opportunità educative continuino a dare dividendi più di mezzo secolo dopo. I vantaggi a breve termine dell'aumento dei conseguimenti scolastici sul reddito, sulla produttività e sull'economia sono ben documentati, ma la nostra ricerca suggerisce che sono sostanziali anche i benefici a lungo termine sul funzionamento cognitivo nell'anzianità.

"I nostri risultati sottolineano l'importanza di garantire che ogni generazione abbia accesso all'istruzione di qualità a costi accessibili".


Tuttavia, il calo della prevalenza dei problemi cognitivi non si può spiegare completamente con le differenze generazionali nei conseguimenti scolastici, suggerendo che ci possono essere altri fattori in gioco che giustificano altra ricerca.


Gli autori ipotizzano molti possibili contributori a queste tendenze positive, come il miglioramento tra le generazioni dell'alimentazione, il calo del fumo e dell'inquinamento atmosferico, e l'eliminazione del piombo dalla benzina.


La Fuller-Thomson conclude:

"I risultati di questo studio su oltre 5 milioni di americani anziani è sicuramente una 'buona notizia' gradita, che indica un forte declino nella prevalenza del deterioramento cognitivo tra gli americani anziani.

"Abbiamo ancora bisogno di indagare se queste tendenze positive continueranno nei decenni successivi e perché i tassi di miglioramento degli uomini sono inferiori a quelli delle donne".

 

 

 


Fonte: IOS Press (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Esme Fuller-Thomson, Katherine Marie Ahlin. A Decade of Decline in Serious Cognitive Problems Among Older Americans: A Population-Based Study of 5.4 Million Respondents. Journal of Alzheimer's Disease, 1 Nov 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)