Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Comportamenti rischiosi di guida aumentano con il peggioramento dei disturbi del sonno

Le persone con apnea del sonno si svegliano stanche al mattino, qualunque sia il numero effettivo di ore di sonno. La condizione fa sì che smettano brevemente di respirare e ripartano una dozzina o anche centinaia di volte alla notte. Anche se tali interruzioni della respirazione spesso non svegliano quelli con apnea, impediscono loro di beneficiare del sonno profondo e rinfrescante.


Un nuovo studio mette un numero su quanto sia pericolosa tale stanchezza cronica, almeno per quanto riguarda la guida. Per ogni 8 interruzioni addizionali all'ora della respirazione, le probabilità di fare una mossa pericolosa di guida (come eccesso di velocità, frenata secca o accelerazione improvvisa) aumentano del 27%, secondo uno studio di ricercatori della Washington University di St. Louis.


Gli anziani hanno maggiori probabilità di sviluppare apnea del sonno e hanno anche più probabilità di essere gravemente feriti o uccisi in un incidente d'auto. I risultati, disponibili sulla rivista Sleep, suggeriscono che l'individuazione degli anziani con apnea del sonno e il loro trattamento, se necessario, può aiutare le persone anziane a continuare a guidare in modo sicuro.


"La percentuale di anziani con apnea del sonno lieve è dal 30% al 50%, ma se tali adulti non hanno sonnolenza diurna o altre prove di deterioramento, potrebbero non arrivare all'attenzione di un medico", ha detto il coautore senior Brendan Lucey MD, professore associato di neurologia e direttore del centro di medicina del sonno della Washington University. "Tuttavia, questi risultati suggeriscono che potremmo indicare una soglia inferiore per valutare gli anziani per apnea del sonno e tracciare le loro interruzioni della respirazione. Se le loro condizioni peggiorano di sole 8 interruzioni all'ora, potrebbero esserci effetti negativi significativi sulla loro guida e sul rischio di soffrire di lesioni gravi".


Gli over-65 sono i conducenti più responsabili sulla strada. Rispettano i limiti di velocità, guidano difensivamente, evitano di guidare di notte, in caso di maltempo e in luoghi sconosciuti. Ma i cambiamenti che spesso arrivano con l'età (come il deterioramento della vista, i riflessi più lenti e, sì, le difficoltà a dormire) possono minare anche le abitudini più sicure.


Lucey ha collaborato con il ricercatore della guida Ganesh Babulal PhD/OTD, assistente professore di neurologia e coautore senior dello studio, per indagare sulla relazione tra apnea del sonno e comportamenti rischiosi di guida. I partecipanti sono stati reclutati da studi in corso al Centro Ricerca Alzheimer (ADRC) della Washington University.


Babulal e Lucey hanno monitorato la guida e le abitudini del sonno di 96 anziani nelle condizioni del mondo reale. Hanno impiegato un test commerciale da usare a casa per identificare le persone con apnea del sonno e misurare la sua gravità. Meno di 5 interruzioni della respirazione all'ora sono considerate normali, da 5 a 15 è apnea del sonno leggera, da 15 a 30 è moderata e con più di 30 è grave.


Per valutare le abitudini di guida, i ricercatori hanno installato un chip sviluppato da Babulal e colleghi nei veicoli personali dei partecipanti e ne hanno monitorato la guida per un anno, concentrandosi su episodi di frenata brusca, accelerazione improvvisa e eccesso di velocità. In totale, hanno raccolto dati su oltre 100.000 viaggi. I partecipanti sono stati inoltre valutati dai ricercatori dell'ADRC per la disabilità cognitiva e per i segni molecolari del morbo di Alzheimer (MA) iniziale.


Anche se tutti i partecipanti erano cognitivamente normali, circa un terzo aveva cambiamenti nel cervello indicativi del MA iniziale. I ricercatori hanno scoperto che la frequenza con cui i conducenti hanno fatto le mosse pericolose dietro il volante aumentava in parallelo con la frequenza con cui il loro sonno era interrotto di notte, indipendentemente dal fatto che il loro cervello portasse i segni del MA iniziale.


"Non avevamo fotocamere nei veicoli, quindi non sappiamo esattamente cosa succedeva per indurre qualcuno a, diciamo, frenare bruscamente", ha detto Babulal. "Ma potrebbe essere qualcosa di simile a una luce dei freni che non si erano resi conto fosse accesa finché non erano molto vicini e hanno dovuto pestare sui freni. Più sei stanco, meno attenzione hai per il compito da svolgere, specialmente se è nuovo e in costante cambiamento".


Lo studio aiuta a districare i modi con cui i fattori di rischio associati all'età, come il sonno scadente e il MA, mettono in pericolo gli anziani durante la guida, e potrebbero aiutare gli sforzi per trovare dei modi per massimizzare gli anni di guida sicura, hanno detto i ricercatori.


"Guidare comporta sempre il rischio di fare un incidente e gli anziani rischiano lesioni più gravi rispetto ai giovani adulti quando si verifica", ha detto Babulal. "Ma non possiamo dire loro di rinunciare all'auto. Quando le persone anziane smettono di guidare, perdono molta della loro indipendenza e mobilità, fatto spesso associato a esiti negativi della salute e sociali. Quello che vogliamo capire è cosa aumenta il loro rischio in modo da poter intervenire e aiutarli a rimanere al volante, in sicurezza, più a lungo possibile".

 

 

 


Fonte: Tamara Bhandari in Materials provided by Washington University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jason Doherty, ... [+10], DM Holtzman, BP Lucey, Ganesh Babulal. Adverse driving behaviors are associated with sleep apnea severity and age in cognitively normal older adults at risk for Alzheimer’s disease. Sleep, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)