Un intervento musicale innovativo scatena la connessione emotiva tra pazienti e caregiver.
Le persone con demenza spesso perdono la capacità di comunicare verbalmente con i propri cari nelle fasi avanzate della malattia. Ma uno studio eseguito alla Northwestern University, in collaborazione con l'Institute for Therapy Through the Arts (ITA), mostra che quel divario può essere colmato con un nuovo intervento musicale.
Nell'intervento, sviluppato all'ITA e chiamato Musical Bridges to Memory (ponte musicale alla memoria), un gruppo dal vivo suona musica della gioventù di un paziente, come le canzoni dei musical 'Oklahoma' o 'The Sound of Music'. Ciò crea una connessione emotiva tra un paziente e il suo caregiver consentendo loro di interagire insieme con la musica attraverso il canto, il ballo e suonando strumenti semplici, hanno detto gli autori dello studio.
Il programma ha anche migliorato l'impegno sociale dei pazienti e ridotto i sintomi neuropsichiatrici come agitazione, ansia e depressione sia nei pazienti che nei caregiver. Lo studio, pubblicato il 25 agosto su Alzheimer Disease and Associated Disorders, è insolito perché ha puntato pazienti con demenza e relativi caregiver, ha affermato l'autore principale dello studio dott. Borna Bonakdarpour, mentre la maggior parte degli studi precedenti, che prevedevano l'uso della musica per i pazienti con demenza, si erano concentrati solo sui pazienti.
"I pazienti sono riusciti a connettersi con i partner attraverso la musica, una connessione che non era disponibile per loro verbalmente", ha affermato Bonakdarpour, professore associato di neurologia e neurologo della Northwestern University. “Anche la famiglia e gli amici di persone con demenza ne sono toccati. È doloroso per loro quando non possono connettersi con una persona cara. Quando il linguaggio non è più praticabile, la musica diventa un ponte tra una persona e l'altra".
Memoria ed elaborazione musicale non così danneggiate dall'Alzheimer
Spesso i ricordi musicali rimangono nel cervello anche se il linguaggio e altri ricordi scompaiono nella demenza, ha detto Bonakdarpour. Questo perché le regioni del cervello che sono coinvolte nella memoria e nell'elaborazione musicale (come il cervelletto) non sono così colpite dall'Alzheimer o da altri tipi di demenza fino a molto più tardi nel corso della malattia. Pertanto, i pazienti possono mantenere la capacità di ballare e cantare molto tempo dopo che è calata la loro capacità di parlare.
Come ha funzionato lo studio
Nello studio, le persone con demenza - ospiti della Silverado Memory Care in un sobborgo di Chicago - e i loro partner di assistenza sono stati registrati su video mentre conversavano e interagivano, da 10 minuti prima a 10 minuti dopo l'intervento. Prima di far suonare la musica, ogni coppia di pazienti/caregiver è stata formata su come interagire più efficacemente durante la musica.
Durante l'intervento musicale di 45 minuti, un insieme di musicisti da camera e un cantante hanno fatto sentire canzoni che risalivano agli anni giovanili dei pazienti. Questi ultimi, e i loro caregiver, hanno ricevuto strumenti semplici come tamburelli e scuotitori per accompagnare la musica. Musicisti appositamente addestrati hanno interagito con i pazienti durante le esibizioni, facendoli battere con la batteria, cantare e ballare.
Una conversazione di gruppo ha seguito la musica. I pazienti erano più impegnati socialmente, come evidenziato dall'aumento di contatti visivi, da meno distrazione, meno agitazione e un umore più elevato. In confronto, il gruppo di controllo, che non ha ricevuto l'intervento e ha avuto le cure e i programmi quotidiani normali, non ha mostrato tali cambiamenti nello stesso lasso di tempo. Il programma includeva 12 sessioni in tre mesi.
"Tutti potevano relazionarsi con la persona cara"
Prima dell'intervento, alcune persone non comunicavano molto con i loro partner. Tuttavia, durante l'intervento, hanno iniziato a suonare, cantare e ballare insieme, il che è stato un cambiamento significativo per la famiglia. Questi cambiamenti si sono ripetuti nel loro comportamento anche al di fuori delle sessioni.
"Man mano che il programma procedeva, i caregiver hanno invitato più familiari", ha affermato Jeffrey Wolfe, terapeuta musicale neurologico dell'ITA e leader del programma Musical Bridges to Memory. “È diventata un'esperienza normalizzante per tutta la famiglia. Tutti riuscivano a connettersi con la persona cara qualunque fosse la sua fase di demenza".
Il prossimo passo nella ricerca è condurre lo studio su un gruppo più ampio di pazienti. ITA e Northwestern hanno avuto una sovvenzione triennale del National Endowment for the Arts per espandere questo studio.
Fonte: Marla Paul in Northwestern University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: R Schafer, ...[+7], B Bonakdarpour. Musical Bridges to Memory. Alzheimer Disease & Associated Disorders, 2022, DOI
Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.