Nel film di quest'anno campione d'incassi L'Alba del Pianeta delle Scimmie, uno scienziato inverte l'Alzheimer di suo padre con una semplice iniezione nel braccio. La cura era temporanea. Ma non del tutto inverosimile.
Scienziati canadesi stanno lavorando su un trattamento per via endovenosa per l'Alzheimer che potrebbe fermare la progressione della malattia e migliorare le funzioni cognitive - senza il rischio di una rivolta di massa delle scimmie.
Neil Cashman, ricercatore di Vancouver e i colleghi, hanno scoperto un biomarcatore sulle molecole tossiche chiamate oligomeri beta-amiloide (A-beta), che sono catalizzatori nella degenerazione del cervello di Alzheimer. Il loro partner industriale, la Cangene Corp., una società biofarmaceutica con sede a Winnipeg, sta sviluppando gli anticorpi progettati per attaccare le molecole tossiche senza danneggiare quelle sane.
Se il loro lavoro va a buon fine, gli anticorpi potrebbero essere usati come terapia immunitaria per l'Alzheimer, o come vaccino preventivo, dice il Dr. Cashman, direttore scientifico del PrioNet Canada, una rete di centri di ricerca nel settore della malattie neurodegenerative. "Siamo convinti di avere trovato un bersaglio - forse IL BERSAGLIO - per il trattamento dell'Alzheimer", dice.
L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, non una malattia immunitaria. Tuttavia, il sistema immunitario può essere sfruttato per difendersi contro le molecole nocive coinvolte nella malattia, dice il Dr. Cashman, specialista in malattie neurologiche all'Università della British Columbia. Lui e altri ricercatori dell'UBC e dell'Università di Sherbrooke hanno scoperto che anticorpi selezionati attaccano gli oligomeri a-beta delle cellule nervose in coltura. "Li rende non tossici", dice.
Il passo successivo è quello di testare il trattamento su topi progettati a sviluppare l'Alzheimer. Gli studi sui topi saranno completati all'UBC e in un laboratorio a Milano, Italia, probabilmente entro tre mesi, dice il dottor Cashman. Se l'opera andrà come previsto, la Cangene inizierà lo sviluppo di un trattamento sperimentale per gli studi clinici sugli esseri umani, dice. "La Cangene pensa che sarà disponibile tra quattro anni".
L'immunoterapia per l'Alzheimer è un "approccio molto promettente", afferma Paul Aisen, professore di neuroscienze all'Università di California, San Diego. Ma poichè vari tipi di molecole possono essere coinvolte nel causare la malattia" dice, "non è chiaro quali obiettivi precisi si rivelaranno più utili".
I ricercatori di Alzheimer stanno testando diverse forme di terapia immunitaria da qualche tempo. Circa un decennio fa, la Elan, società di biotecnologie con sede a Dublino, ha condotto la sperimentazione umana nella zona di San Francisco Bay utilizzando un vaccino contro molecole a-beta. I test sono stati interrotti nel 2002, perché il 6 per cento dei pazienti ha sviluppato meningoencefalite, una infiammazione del cervello che ha provocato diversi decessi. A quel tempo, i ricercatori hanno concluso che il vaccino aveva attivato le cellule T del sistema immunitario, che attaccavano molecole a-beta nel tessuto nervoso sano.
Ma il dottor Cashman e i suoi colleghi stanno sviluppando un trattamento che punterà solo agli oligomeri a-beta, utilizzando il marcatore che hanno scoperto. Gli oligomeri A-beta sono ampiamente riconosciuti come fonte principale della tossicità che danneggia i neuroni nell'Alzheimer, dice. Recenti scoperte di altri ricercatori suggeriscono che l'immunoterapia può essere un trattamento praticabile, dice il dottor Cashman. Egli indica sperimentazioni umane finanziate dalla Baxter International presso istituzioni che comprendono il New York-Presbyterian Hospital / Weill Cornell Medical Center. Negli studi multifase, i ricercatori stanno testando gli anticorpi preparati dal sangue di donatori di plasma sani, noti come immunoglobuline per via endovenosa (IVIG), sui pazienti con Alzheimer lieve o moderata. "Stanno ottenendo risultati notevoli", dice il Dott. Cashman.
Nel mese di aprile 2010, Baxter ha rilasciato i risultati inediti di uno studio di fase II che dimostrano che i pazienti con Alzheimer che hanno ricevuto immunoglobuline avevano meno atrofia del cervello e un migliore funzionamento cognitivo dopo 18 mesi rispetto ai pazienti nel gruppo di controllo. I test che Baxter sta facendo sono definiti da alcuni studiosi "kitchen's sink" ["lavandino della cucina"], un approccio alla immunoterapia che fornisce ai pazienti un prodotto del sangue con tutti gli anticorpi umani disponibili, nella speranza che alcuni saranno utili. Al contrario, la Cangene selezionerà gli anticorpi specifici per sviluppare un prodotto IVIG con un "effetto più concentrato," dice il Dott. Cashman. Dato il successo di Baxter con IVIG non selezionati, aggiunge "penso che funzionerà realmente".
Ma altri sono scettici, e diversi specialisti del Canada hanno rifiutato di commentare queste prime ricerche. Il Dr. Aisen mette in guardia contro conclusioni affrettate sulla base del successo dello studio di fase II di Baxter. Dal momento che solo 14 pazienti hanno ricevuto il ciclo completo di IVIG, l'evidenza che l'immunoterapia può fermare l'Alzheimer "non è conclusiva", dice. Il Dr. Aisen non è stato coinvolto nello studio di fase II, ma lui e i suoi colleghi dell'Alzheimer's Disease Co-operative Study stanno conducendo il test di fase III di Baxter con IVIG condotto su 380 pazienti con Alzheimer lieve o moderato, e sarà completato in circa un anno. Sebbene i risultati di fase II siano incoraggianti, dice, "vogliamo davvero vedere i risultati dello studio più grande".
Il Dr. Aisen suggerisce che, per adesso, gli esperimenti di laboratorio sulle cellule nervose in coltura e sui topi dimostrano ancora poco che una cura per l'Alzheimer sia all'orizzonte. "C'è una lunga strada da uno studio di colture cellulari ad un trattamento umano", dice.
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Pubblicato in il 11 dicembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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