Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaco anti cancro potrebbe trattare l'Alzheimer di fase iniziale

mcreynoldslab researchers Da sx: Melanie McReynolds (prof.ssa di biochimica e biologia molecolare), Praveena Prasad (dottoranda) e Brenita Jenkins (ricercatrice e direttrice di laboratorio). Fonte: Michelle Bix / Penn State (Creative Commons)

Un tipo di farmaco sviluppato per il trattamento del cancro è promettente come nuovo trattamento per le malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (MA), secondo uno studio recente condotto da ricercatori della Penn State, dell'Università di Stanford e da un team internazionale di collaboratori.


I ricercatori hanno scoperto che, bloccando un enzima specifico chiamato indoleamina-2,3-diossigenasi 1 (IDO1), si potrebbe recuperare la memoria e la funzione cerebrale in organismi modello che imitano il MA. I risultati, pubblicati su Science, suggeriscono che gli inibitori dell'IDO1 attualmente in fase di sviluppo come trattamento per molti tipi di cancro, come melanoma, leucemia e cancro al seno, potrebbero essere riproposti per il trattamento delle prime fasi delle malattie neurodegenerative, una novità per le condizioni croniche prive di trattamenti preventivi.


"Stiamo dimostrando che esiste un alto potenziale degli inibitori dell'IDO1, che sono già all'interno del repertorio di farmaci sviluppati come trattamenti anti-cancro, per colpire e trattare il MA", ha affermato Melanie McReynolds, cattedra di biochimica e biologia molecolare della Penn State e coautrice dello studio. “Nel più ampio contesto dell'invecchiamento, il declino neurologico è uno dei maggiori cofattori che impediscono di invecchiare più sani. I benefici della comprensione e del trattamento del declino metabolico dei disturbi neurologici avranno un impatto non solo su coloro che vengono diagnosticati, ma sulle famiglie, sulla società, su tutta l'economia".


Il MA è il tipo più comune di demenza, un termine ombrello che si riferisce a tutti i disturbi neurodegenerativi associati all'età, ha spiegato la McReynolds. Nel 2023, fino a 6,7 ​​milioni di americani avevano il MA, secondo i Centri Controllo e Prevenzione Malattie, e la sua prevalenza dovrebbe triplicare entro il 2060.


"L'inibizione di questo enzima, in particolare con i composti che sono stati già provati negli studi clinici umani per il cancro, potrebbe essere un grande passo avanti nel trovare modi per proteggere il nostro cervello dal danno causato dall'invecchiamento e dalla neurodegenerazione", ha affermato Katrin Andreasson, prof.ssa di neurologia e scienze neurologiche della Stanford University e autrice senior dello studio.


Il MA colpisce le parti del cervello che controllano il pensiero, la memoria e il linguaggio, risultato della perdita progressiva e irreversibile di sinapsi e circuiti neurali. Man mano che la malattia avanza, i sintomi possono aumentare dalla perdita lieve di memoria alla perdita della capacità di comunicare e rispondere all'ambiente. Gli attuali trattamenti per la malattia si concentrano sulla gestione dei sintomi e sul rallentamento della progressione, puntando l'accumulo di placche amiloidi e tau nel cervello, ma non ci sono trattamenti approvati per combattere l'insorgenza della malattia, ha affermato la McReynolds.


"Gli scienziati hanno puntato gli effetti a valle di ciò che identifichiamo come un problema nel modo in cui il cervello alimenta se stesso", ha affermato Praveena Prasad, dottoranda alla Penn State e coautrice dello studio. “Le terapie attualmente disponibili tendono a rimuovere i peptidi che sono probabilmente il risultato di un problema più grande che possiamo affrontare prima che tali peptidi possano iniziare a formare le placche. Stiamo dimostrando che puntando il metabolismo del cervello, non solo possiamo rallentare, ma invertire la progressione di questa malattia".


Lavorando su modelli preclinici (modelli cellulari in vitro con proteine ​​amiloide e tau, modelli di topo in vivo e cellule umane in vitro di pazienti di MA) i ricercatori hanno dimostrato che fermare l'IDO1 aiuta a ripristinare il metabolismo sano del glucosio negli astrociti, le cellule cerebrali a forma di stella che forniscono supporto metabolico ai neuroni.


L'IDO1 è un enzima che scompone il triptofano, la stessa molecola  che può renderti assonnato, in un composto chiamato kinurenina. La produzione di kinurenina da parte del corpo è la prima parte di una reazione a catena chiamata 'percorso della kinurenina' (KP), che ha un ruolo critico nel modo in cui il corpo fornisce energia cellulare al cervello. I ricercatori hanno scoperto che quando l'IDO1 genera troppa kinurenina, riduce il metabolismo del glucosio negli astrociti, che è necessario per alimentare i neuroni. La soppressione dell'IDO1 aumenta il supporto metabolico per i neuroni e ripristina la loro capacità di funzionare.


I ricercatori hanno condotto lo studio in diversi modelli di patologia del MA, vale a dire accumulo di amiloide o tau, e hanno scoperto che gli effetti protettivi del blocco dell'IDO1 riguarda entrambe queste diverse patologie. I loro risultati suggeriscono che l'IDO1 può essere rilevante anche nelle malattie con altri tipi di patologia, come la demenza del Parkinson e l'ampio spettro di disturbi neurodegenerativi progressivi noti come tauopatie, ha spiegato Paras Minhas, attuale residente al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, con laurea in medicina e dottorato in neuroscienze maturati alla Stanford, primo autore della ricerca.


"Il cervello dipende molto dal glucosio per alimentare molti processi, quindi perdere la capacità di usare efficacemente il glucosio per il metabolismo e per la produzione di energia può innescare il declino metabolico e, in particolare, il declino cognitivo", ha affermato Minhas. "Attraverso questa collaborazione siamo riusciti a visualizzare esattamente l'impatto del metabolismo cerebrale sulla neurodegenerazione".

 

 

 


Fonte: Adrienne Berard in Penn State (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: PS Minhas, [+31], KI Andreasson. Restoring hippocampal glucose metabolism rescues cognition across Alzheimer’s disease pathologies. Science, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)