Una ricerca guidata dall'UCLA conferma ed espande il ruolo di una proteina nella permeabilità dei vasi sanguigni, nelle fasi che portano a lesioni alla sostanza bianca e al declino cognitivo
Per identificare e seguire i cambiamenti cerebrali legati ai vasi sanguigni, che contribuiscono alla compromissione cognitiva e alla demenza, ricercatori e medici in genere si affidano alla risonanza magnetica (MRI) per valutare i marcatori biologici 'a valle', quelli alla fine di una cascata di eventi. Ma uno studio multicentrico guidato da ricercatori dell'UCLA potrebbe portare a un esame del sangue economico che identifica i cambiamenti che avvengono vicino all'inizio della catena, identificando prima, potenzialmente, i pazienti a rischio.
“Abbiamo studiato una proteina nel sangue che è fondamentale nella formazione dei vasi sanguigni, ma che sembra anche avere un ruolo nella permeabilità vascolare associata al declino cognitivo. Valutando i dati di un folto gruppo di pazienti con una gamma di profili di rischio vascolare e una cognizione che va dalla piena salute alla demenza lieve, abbiamo scoperto che i livelli plasmatici di questa proteina, il 'fattore di crescita placentale' (PlGF, placental growth factor), potrebbero essere potenzialmente usati come biomarcatore per individuare e monitorare la compromissione cognitiva e la demenza", ha affermato Jason Hinman MD/PhD, neurologo vascolare di UCLA Health, condirettore ad interim del Centro Ricerca e Cura dell'Alzheimer all'UCLA, e autore senior di uno studio apparso su Alzheimer's & Dementia.
Le cellule disfunzionali che rivestono i vasi sanguigni nel cervello sono sempre più riconosciute come guida cruciale dei processi che portano alla microangiopatia (CSVD, cerebral small vessel disease), che contribuisce in modo importante al declino cognitivo e alla demenza. Si ritiene che i vasi permeabili permettano a molecole fluide e infiammatorie di penetrare nel tessuto cerebrale. La CSVD viene in genere diagnosticata attraverso costose MRI cerebrali, in cui le aree di lesione mediata da vascolarità appaiono come punti luminosi su sequenze di MRI clinica, chiamate 'iperintensità della materia bianca' (WMH, white matter hyperintensities). Le WMH e altri cambiamenti strutturali sono marcatori tardivi di lesioni cerebrali vascolari.
I ricercatori hanno studiato possibili associazioni che coinvolgono diversi fattori: livelli plasmatici di PlGF, un valore MRI di ricerca altamente sensibile dell'accumulo di fluidi nel cervello chiamato 'white matter free water' (FW), iperintensità della materia bianca e punteggi dei pazienti sulle valutazioni cognitive. I risultati sono coerenti con i modelli che suggeriscono che la PlGF elevata aumenta la permeabilità vascolare, portando all'accumulo di fluido nella sostanza bianca del cervello, allo sviluppo di iperintensità della materia bianca e al successivo deterioramento cognitivo.
“Come biomarcatore della CSVD e contributo vascolare alla compromissione cognitiva e alla demenza (VCID, cognitive impairment and dementia), la PlGF potrebbe diventare strumento di rilevamento economico per identificare i pazienti a rischio di lesioni cerebrali vascolari, prima dell'insidiosa insorgenza del declino cognitivo", ha dichiarato l primo autore Kyle Kern MD, neurologo vascolare dell'UCLA Health e ricercatore dell'UCLA. "Come semplice esame del sangue, un tale strumento sarebbe prezioso non solo per pazienti e medici, ma anche per i ricercatori che devono identificare i pazienti per gli studi clinici".
Lo studio è stato condotto da ricercatori coinvolti nel MarkVCID, un consorzio multisito fondato per convalidare i biomarcatori candidati per la CSVD, reclutando partecipanti da diversi contesti razziali ed etnici, con una serie di fattori di rischio vascolare e nell'intero spettro di difficoltà cognitive. I partecipanti avevano 55 anni o più e hanno subito test cerebrali ed esami del sangue per rilevare i livelli di PlGF.
Gli autori hanno affermato che sebbene la progettazione multicentrica dello studio e il campione ampio e diversificato supportino l'uso del PlGF come biomarcatore, sono necessari ulteriori studi longitudinali per raggiungere conclusioni su causalità e tempi nelle relazioni tra PlGF, FW, WMH e cognizione. Idealmente, la PlGF potrebbe essere usata per individuare le popolazioni più giovani per le quali i trattamenti attualmente disponibili e le modifiche dello stile di vita possono prevenire o invertire gli effetti deleteri della lesione vascolare, prima dell'insorgenza della disfunzione cognitiva. Il gruppo di ricerca sta reclutando pazienti per studi futuri.
Fonte: University of California - Los Angeles (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: KC Kern, [+23], JD Hinman. White matter free water mediates the associations between placental growth factor, white matter hyperintensities, and cognitive status. Alz&Dem, 2024, DOI
Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.