Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Longevità: i primati crescono solo con metà delle calorie!

Una nuova ricerca dimostra che gli esseri umani e gli altri primati bruciano ogni giorno il 50% in meno di calorie degli altri mammiferi.


Lo studio, pubblicato il 13 gennaio in Proceedings of the National Academy of Sciences, suggerisce che questo metabolismo estremamente lento spiega perché gli esseri umani e gli altri primati crescono così lentamente e vivono così a lungo.


Lo studio riferisce anche che i primati negli zoo consumano la stessa energia di quelli in natura, suggerendo che l'attività fisica forse ha un impatto minore sul dispendio energetico quotidiano di quanto si pensa di solito.


La maggior parte dei mammiferi, come il cane domestico o il criceto, vivono una vita frenetica, raggiungono l'età adulta nel giro di pochi mesi, si riproducono prodigiosamente (se li lasciamo fare), e muoiono ancora da adolescenti, se non ancora prima. In confronto, gli esseri umani ed i nostri parenti primati (scimmie antropomorfe, scimmie, tarsi, lorisidi, e lemuri) hanno una lunga infanzia, si riproducono raramente, e vivono una vita eccezionalmente lunga. Il ritmo lento della vita dei primati ha tenuto perplessi a lungo i biologi, perché i meccanismi di fondo erano sconosciuti.


Un team internazionale di scienziati che lavorano con i primati negli zoo, nelle riserve, e in natura, ha esaminato il dispendio energetico giornaliero di 17 specie di primati, dal gorilla ai lemuri-topo, per verificare se il ritmo lento di vita dei primati deriva da un metabolismo lento. Con una tecnica sicura e non invasiva conosciuta come "acqua a doppia marcatura" (che mappa la produzione del corpo di anidride carbonica) i ricercatori hanno misurato il numero di calorie bruciate dai primati per un periodo di 10 giorni. Combinando queste misurazioni con dati simili provenienti da altri studi, il team ha confrontato il dispendio energetico giornaliero dei primati con quello di altri mammiferi.


"I risultati sono una vera sorpresa", ha detto Herman Pontzer, antropologo dell'Hunter College di New York e autore principale dello studio. "Gli esseri umani, gli scimpanzé, i babbuini e gli altri primati usano solo la metà delle calorie che ci aspetteremmo da un mammifero. Per mettere questo in prospettiva, un essere umano - anche uno con uno stile di vita fisicamente attivo - avrebbe bisogno di correre una maratona al giorno solo per avvicinarsi al dispendio medio giornaliero di energia di un mammifero della stessa dimensione".


Questa drastica riduzione del tasso metabolico, in precedenza sconosciuto nei primati, rappresenta il ritmo lento della loro vita. Tutti gli organismi hanno bisogno di energia per crescere e riprodursi, e il dispendio energetico può contribuire anche all'invecchiamento. I tassi lenti di crescita, di riproduzione e di invecchiamento tra i primati corrispondono al tasso lento di dispendio energetico, indicando che l'evoluzione ha agito sul tasso metabolico per plasmare la vita decisamente lenta dei primati.


"Le condizioni ambientali che favoriscono ridotti dispendi energetici possono contenere la chiave per capire perché i primati, compreso l'uomo, si sono evoluti con questo ritmo lento di vita", ha detto David Raichlen, antropologo dell'Università dell'Arizona e coautore dello studio.


Forse altrettanto sorprendentemente, le misurazioni del team mostrano che i primati in cattività ogni giorno consumano più calorie dei loro colleghi selvatici. Questi risultati parlano a favore della salute e del benessere dei primati negli zoo e nelle riserve di classe mondiale, e suggeriscono anche che l'attività fisica può contribuire meno al dispendio totale di energia rispetto a quanto si pensa.


"Il completamento di questo studio non invasivo sul metabolismo dei primati nei giardini zoologici e nelle riserve dimostra l'importanza potenziale della ricerca in questi ambienti. Esso getta anche luce sul fatto che i primati nello zoo sono relativamente attivi, con lo stesso dispendio energetico quotidiano dei primati selvaggi", ha detto il coautore Steve Ross, direttore del Lester E. Fisher Center for the Study and Conservation of Apes al Lincoln Park Zoo di Chicago. "Gli ambienti dinamici di zoo e riserve rappresentano un'alternativa alle indagini di laboratorio tradizionali e sottolineano l'importanza di studiare gli animali in condizioni più naturali".


I risultati di questo studio hanno implicazioni interessanti per la comprensione della salute e della longevità dell'uomo. Collegare il tasso di crescita, di riproduzione e di invecchiamento al dispendio energetico giornaliero, può far luce sui processi attraverso i quali il nostro corpo si sviluppa ed invecchia. E svelare il sorprendente e complesso rapporto tra attività fisica e dispendio energetico giornaliero può migliorare la nostra comprensione dell'obesità e delle altre malattie metaboliche.


E' già attivo uno studio più dettagliato del dispendio energetico, dell'attività, e dell'invecchiamento tra gli esseri umani e le scimmie. "Gli esseri umani vivono più a lungo rispetto ad altre scimmie, e tendono ad avere più grasso corporeo", ha detto Pontzer. "Capire il confronto tra il metabolismo umano e quello dei nostri parenti più stretti ci aiuterà a capire come si è evoluto il nostro corpo, e come mantenerlo in salute".

 

 

 

 

 


FonteLincoln Park Zoo, via EurekAlert!.

Riferimenti
:  H. Pontzer, D. A. Raichlen, A. D. Gordon, K. K. Schroepfer-Walker, B. Hare, M. C. O'Neill, K. M. Muldoon, H. M. Dunsworth, B. M. Wood, K. Isler, J. Burkart, M. Irwin, R. W. Shumaker, E. V. Lonsdorf, S. R. Ross. Primate energy expenditure and life history. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2014; DOI: 10.1073/pnas.1316940111

Pubblicato in eurekalert.org (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.