Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Anche quando invecchiamo abbiamo bisogno di 'ciceroni'

GroES-GroEL_top.pngUna vista dall'alto del modello complesso di chaperone batterico GroES / GroEL. (Fonte: Wikipedia)L'invecchiamento è il fattore di rischio più significativo ed universale per lo sviluppo di malattie neurodegenerative, come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), l'Alzheimer, il Parkinson e l'Huntington.


Questo rischio aumenta in modo sproporzionato con l'età, ma nessuno realmente sa perché.


Ora un team di scienziati della Northwestern University, della Proteostasis Therapeutics Inc. e dell'Università di Harvard ha scoperto alcuni indizi.


Questi ricercatori sono stati i primi a rilevare che la qualità dei geni protettivi chiamati chaperoni molecolari [ciceroni, guide] diminuisce drasticamente nel cervello degli esseri umani più anziani, sani e non, e che il declino è accelerato ancora di più negli esseri umani con malattie neurodegenerative.


I chaperoni molecolari sono uno speciale insieme di geni altamente conservati che vigilano sulla cellule, mantenendole sane con l'intero organismo, per prevenire i danni alle proteine. I ricercatori hanno scoperto in particolare il declino di 100 geni, circa un terzo di tutti i geni chaperoni molecolari umani. Poi, con ulteriori studi, hanno scremato il numero fino a 28 geni umani specificamente coinvolti nella neurodegenerazione associata all'età. Questi geni cruciali possono essere la base per un biomarcatore, un indicatore precoce della malattia e un bersaglio per nuove terapie.


"Immaginiamo di avere dei biomarcatori che dicono ai medici come andiamo in termini di invecchiamento, avvertendoli di eventuali problemi molto prima della comparsa dei deficit neurologici", ha detto Richard I. Morimoto della Northwestern,  uno degli scienziati senior dello studio. "Questo sarebbe uno strumento straordinario, soprattutto considerando l'aumento della speranza di vita in molte parti del mondo".

"Diciamo che una persona ha 50 anni, ma vediamo che i suoi chaperoni molecolari sono deperiti e non stanno riparando le proteine e i danni cellulari. I chaperoni si comportano come se avessero 85 o 90 anni. Questo è un segno che è opportuno un intervento medico", ha detto.


Morimoto, professore di Biologia al Dipartimento di Bioscienze Molecolari, e direttore del Rice Institutefor Biomedical Research in Northwestern alla Northwestern, continua: "I chaperoni molecolari sono in realtà la barriera che abbiamo tra la malattia e la non malattia", ha detto Morimoto. "Se questo sistema critico si deteriora, arrivano le proteine misfolded [mal ripiegate] e ​​danneggiate, e, infine, tessuti diventano disfunzionali e morire. Se fossimo in grado di mantenere sani i chaperoni, potremmo mantenere la persona in buona salute".


Per arrivare alla sottorete di 28 geni cruciali, gli scienziati hanno combinato l'analisi genomica del tessuto cerebrale umano, sia di individui sani che di quelli con malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson e Huntington), con studi funzionali sul C. elegans, un verme trasparente. (Il verme ha un ambiente biochimico simile a quello degli esseri umani ed è uno strumento di ricerca molto usato per lo studio delle malattie umane).


"Con nostra sorpresa, i risultati degli studi su esseri umani e sul C. elegans ci hanno detto la stessa cosa: il 10 per cento dei 332 geni umani sono molto importanti per la salute delle cellule", ha detto Morimoto. "Ora siamo scesi a 28 geni. Questo ci dice su cosa ci dobbiamo concentrare realmente".


Dopo aver osservato il drammatico declino della salute dei chaperoni molecolari negli esseri umani sani e con malattie neurodegenerative, i ricercatori hanno «rimosso» sistematicamente e individualmente tutti i 219 geni chaperoni del C. elegans (su modelli di malattie neurodegenerative) per vedere l'effetto che ha la loro assenza sulla funzionalità di un animale.


Essi hanno identificato una sottorete di 16 geni chaperoni molecolari nel C. elegans che sono fondamentali per prevenire il misfolding e i danni alla cellula. Questi geni corrispondono a 28 geni «cugini» umani. Gli esseri umani codificano circa 25.000 geni, e ridurre ad un piccolo numero di geni l'esecuzione di un qualsiasi processo può aiutare gli scienziati a mettere le loro mani su ciò che è più importante.


"E' molto più facile migliorare una manciata di geni, come quelli che abbiamo identificato", ha detto Morimoto. "Il passo successivo è capire la base del declino di questi chaperoni specifici e sviluppare trattamenti che impediscono il loro declino. L'obiettivo non è far vivere le persone per sempre, ma piuttosto far corrispondere quanto più possibile la durata della salute con la durata della vita, per migliorare la qualità della vita vissuta".

 

*******
Lo studio, che sarà pubblicato nel numero del 6 novembre della rivista Cell Reports, è stato sostenuto dalla Proteostasis Therapeutics, Inc., dal National Institutes of Health, dalla Ellison Medical Foundation e dalla Daniel F. and Ada L. Rice Foundation.

Ed è stato condotto sia alla Northwestern che  alla Proteostasis Therapeutics con la collaborazione di Kai Orton, della Northwestern; Thomas Rolland e Marc Vidal, del Dana-Farber Cancer Institute e della Harvard Medical School; e Shinichiro Wachi, James H. Soper, Yitan Zhu, Adriana Villella, Dan Garza e Hui Ge, della Proteostasis Therapeutics, Inc.

Nota del redattore: Richard Morimoto è co-fondatore e membro del comitato scientifico consultivo della Proteostasis Therapeutics Inc., ma la società non ha dato alcuna sovvenzione al laboratorio di Morimoto alla Northwestern.

 

 

 

 

 


Fonte: Megan Fellman in Northwestern University  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Marc Brehme, Cindy Voisine, Thomas Rolland, Shinichiro Wachi, James H. Soper, Yitan Zhu, Kai Orton, Adriana Villella, Dan Garza, Marc Vidal, Hui Ge, Richard I. Morimoto. A Chaperome Subnetwork Safeguards Proteostasis in Aging and Neurodegenerative Disease. Cell Reports, 2014; DOI: 10.1016/j.celrep.2014.09.042

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.