Due studi pubblicati ieri spiegano i molti benefici del bilinguismo sul cervello.
Studio 1 - Dimenticate il Sudoku: è parlare più lingue l'esercizio regolare per il cervello.
Parlare più di una lingua fa bene al cervello, secondo una nuova ricerca che indica che i bilingui elaborano le informazioni in modo più efficiente e facile di coloro che conoscono una sola lingua.
I benefici insorgono perché il cervello bilingue tiene attive costantemente entrambe le lingue e sceglie quale lingua usare e quale ignorare, ha detto Viorica Marian della Northwestern University, l'autrice principale della ricerca e professore nel dipartimento di scienze e disturbi della comunicazione nella Scuola di Comunicazione.
I ricercatori hanno trovato che, quando il cervello si esercita costantemente in questo modo, non deve lavorare così duramente per eseguire i compiti cognitivi. "E' come un semaforo", ha detto la Marian. "I bilingui danno sempre la luce verde ad una lingua, e rossa all'altra. Quando si deve farlo continuamente, si diventa veramente bravi ad inibire le parole che non servono", ha detto.
Lo studio, pubblicato online sulla rivista Brain and Language il 12 novembre, è stato uno dei primi ad usare la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per testare la co-attivazione e l'inibizione dei bilingui. La co-attivazione durante la comprensione della lingua parlata dai bilingue, un concetto sul quale la Marian è pioniera dal 1999, significa che i bilingui fluenti hanno entrambe le lingue "attive" allo stesso tempo, che le stiano usando consapevolmente o meno. Il controllo inibitorio comporta la selezione della lingua corretta di fronte ad un altro linguaggio concorrente.
[...] Altre ricerche hanno suggerito che i cervelli efficienti possono dare benefici alla vita di tutti i giorni. Ad esempio, i bambini bilingui sono più bravi ad ignorare il rumore in classe di bambini mono-lingua, secondo uno studio recente a cui la Marian ha collaborato con i colleghi del Regno Unito, che è stato pubblicato il mese scorso sulla rivista Bilingualism: Language and Cognition.
"Il controllo inibitorio è una caratteristica della conoscenza", dice Marian. "Sia che guidiamo o che facciamo un intervento chirurgico, è importante concentrarsi su ciò che conta davvero e ignorare il resto". Il fatto che i bilingui praticano costantemente il controllo inibitorio potrebbe anche aiutare a spiegare perché il bilinguismo sembra offrire un vantaggio protettivo dall'Alzheimer e dalla demenza, ha detto la Marian. "Questa è la parte più eccitante", ha detto. "Usare un'altra lingua fornisce al cervello un'esercizio incorporato. Non c'è bisogno di fare enigmistica, perché il cervello sta già facendo giochi di equilibrismo tra due lingue".
Il team di Marian include i candidati al dottorato Sarah Chabal e James Bartolotti della Northwestern. Hanno collaborato con Kailyn Bradley e Arturo Hernandez dell'Università di Houston. La Marian è cresciuta parlando rumeno e russo, l'inglese è la sua terza lingua e parla anche un po' di spagnolo, francese e olandese. "Non è mai troppo tardi per imparare un'altra lingua", ha detto. "I benefici sono visibili anche solo dopo un semestre di studio".
Studio 2: Imparare le lingue è un allenamento per il cervello, per giovani e meno giovani
Imparare una nuova lingua cambia la rete nel cervello, sia strutturalmente che funzionalmente, secondo i ricercatori della Penn State. "Imparare e praticare qualcosa, per esempio una seconda lingua, rafforza il cervello", ha detto Ping Li, professore di psicologia, linguistica e scienze dell'informazione e tecnologia. "Come per l'esercizio fisico, più si utilizzano aree specifiche del cervello, più questo cresce e si rafforza".
Li ed i suoi colleghi hanno studiato 39 cervelli di madrelingui inglese per sei settimane, mentre la metà dei partecipanti imparava il vocabolario cinese. Tra i soggetti che imparavano il nuovo vocabolario, quelli che erano più efficaci nell'acquisire le informazioni (= Successful learners, nell'immagine sopra) hanno dimostrato una rete cerebrale più collegata rispetto ai partecipanti meno di successo (= Less successful learners) e a quelli che non hanno imparato il nuovo vocabolario (= Non-learners).
I ricercatori hanno anche scoperto che i partecipanti che sono stati allievi di successo avevano una rete più connessa degli altri partecipanti, anche prima che avvenisse l'apprendimento. Una rete cerebrale meglio integrata è più flessibile ed efficiente, rendendo più facile il compito di imparare una nuova lingua. Li ed i suoi colleghi riferiscono questi risultati in un articolo pubblicato di recente sul Journal of Neurolinguistics.
L'efficienza delle reti del cervello è stata definita dai ricercatori in termini di forza e direzione delle connessioni, o bordi, tra regioni cerebrali di interesse, o nodi. Più sono forti i bordi tra un nodo e l'altro, più velocemente possono lavorare insieme i nodi, e più è efficiente la rete. Ogni partecipante è stato sottoposto a due scansioni fMRI (una prima e una dopo l'esperimento) in modo che i ricercatori potessero tenere traccia delle modifiche neurali. Alla fine del periodo di studio, i ricercatori hanno scoperto che il cervello degli studenti di successo aveva subito modifiche funzionali: la rete cerebrale era meglio integrata.
Durante la rassegna di una serie di studi relativi, Li e colleghi hanno suggerito che tali modifiche sono in linea con i cambiamenti anatomici che possono avvenire nel cervello di chi apprende una seconda lingua, non importa l'età dello studente, come essi hanno segnalato in un recente numero di Cortex.
"Una scoperta molto interessante è che, contrariamente agli studi precedenti, il cervello è molto più plastico di quanto pensassimo", ha detto Li, che è anche co-presidente del corso di laurea interdisciplinare nel campo delle neuroscienze. "Possiamo vedere cambiamenti anatomici anche nel cervello degli anziani, che è una notizia molto incoraggiante per l'invecchiamento. E imparare una nuova lingua può portare ad un invecchiamento più gradevole".
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- Fonte: Northwestern University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Jennifer Krizman, Erika Skoe, Viorica Marian, Nina Kraus. Bilingualism increases neural response consistency and attentional control: Evidence for sensory and cognitive coupling. Brain and Language, 2014; 128 (1): 34 DOI: 10.1016/j.bandl.2013.11.006 - Fonte: Victoria M. Indivero in Penn State(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Benjamin D. Zinszer, Peiyao Chen, Han Wu, Hua Shu, Ping Li. Second language experience modulates neural specialization for first language lexical tones. Journal of Neurolinguistics, 2014; DOI: 10.1016/j.jneuroling.2014.09.005
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