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Una possibile strada: ridurre le placche di amiloide

ANN ARBOR, Michigan— Nuovi strumenti molecolari sviluppati all'Università del Michigan si mostrano promettenti per la "pulizia" del cervello dalle placche amiloidi, implicate nella malattia di Alzheimer.

Un tratto distintivo della malattia di Alzheimer, una malattia neurodegenerativa con nessuna cura, è l'aggregazione di particelle di proteina note come peptidi beta-amiloidi in ciuffi nel cervello chiamate placche. Queste placche e relativa brodaglia intermedia può causare la morte cellulare, portando a sintomi devastanti di perdita di memoria della malattia e ad altre difficoltà mentali.

I meccanismi responsabili della formazione di queste proteine mal ripiegate e le loro associazioni con la malattia di Alzheimer non sono del tutto chiari, ma si pensa che gli ioni di rame e zinco sono in qualche modo coinvolti. La ricerca, guidata dal professore assistente Mi Hee Lim, è stata pubblicata online il 3 Dicembre nei Proceedings of the National Academy of Science.

In lavori precedenti, Lim e il suo team hanno sviluppato strumenti molecolari a duplice scopo che sia catturano gli ioni metallici che interagiscono con la beta-amiloide. I ricercatori hanno continuato dimostrando che nelle soluzioni con o senza cellule viventi, le molecole sono in grado di regolare aggregazione dell'amiloide-beta indotta dal rame, non solo per interrompere la formazione di grumi, ma anche sciogliendo i grumi già formati.

Basandosi su quella prima generazione di composti, i membri Lim e gli altri componenti del laboratorio Jung-Suk Choi e Joseph Braymer, ora segnalano una seconda generazione di composti che sono più stabili in ambienti biologici. I ricercatori hanno testato uno di quei composti, descritti nel documento di PNAS, in campioni omogeneizzati di tessuto cerebrale di pazienti con malattia di Alzheimer.

"Abbiamo scoperto che il nostro composto è in grado di smontare i grumi di proteine amiloide mal ripiegate per formare pezzi più piccoli di amiloide, che potrebbero essere 'puliti' dal cervello più facilmente, dimostrando una applicazione terapeutica del nostro composto", ha detto Lim, che ha incarichi sia nel Life Sciences Institute che nel Dipartimento di Chimica. Inoltre, i test preliminari mostrano che le piccole molecole a doppia funzione hanno un forte potenziale di attraversare la barriera emato-encefalica, la barricata di cellule che separa il tessuto cerebrale dalla circolazione sanguigna, proteggendo il cervello da sostanze nocive nel sangue. "Varcare questa barriera è essenziale perchè qualsiasi trattamento di questo tipo abbia successo", ha detto Lim.

I prossimi passi sono test più intensi di nuovi composti per le proprietà diagnostiche e terapeutiche. Lim e il suo team hanno collaborato con Ayyalusamy Ramamoorthy, professore di chimica e biofisica su questo lavoro, con il finanziamento del Horace Rackham UM H. School of Graduate Studies, l'Alzheimer's Art Quilt Initiative, e il National Institutes of Health.

HealthCanal.com, 9 dicembre 2010

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