Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Migliorare lo smaltimento dei rifiuti del cervello può rallentare l'Alzheimer, perlomeno nei topi

Migliorare lo smaltimento dei rifiuti del cervello può rallentare l'Alzheimer, perlomeno nei topiIl farmaco Rolipram attiva il sistema di smaltimento dei rifiuti del cervello, eliminando le proteine Tau in eccesso (puntini rosso brillante) associate alle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer (Fonte: Laboratorio di Karen Duff/Columbia University)

Un farmaco che aumenta l'attività nel sistema di "smaltimento dei rifiuti" del cervello può diminuire i livelli di proteine tossiche associate all'Alzheimer e ad altre patologie neurodegenerative e migliorare la cognizione.
Questo però è stato provato solo nei topi da un nuovo studio condotto da neuroscienziati della Columbia University (CU), pubblicato ieri nell'edizione online di Nature Medicine.


"Abbiamo dimostrato per la prima volta che è possibile usare un farmaco per attivare questo sistema di smaltimento nei neuroni rallentando efficacemente la malattia", ha detto l'autrice senior dello studio Karen E. Duff PhD, professoressa di patologia e biologia cellulare (in psichiatria e al Taub Institute for Research on Alzheimer's Disease and the Aging Brain) della CU e dell'Istituto Psichiatrico dello Stato di New York. "Questo può potenzialmente aprire nuovi percorsi di trattamento per l'Alzheimer e molte altre malattie neurodegenerative".


Il farmaco usato è il rolipram, che provoca nausea e quindi non è un buon farmaco per gli esseri umani, ma dei farmaci simili non hanno la nausea come effetto secondario e potrebbero entrare molto rapidamente in studi clinici.


Per rimanere in buona salute, le cellule cerebrali devono continuamente eliminare le proteine vecchie e usurate o danneggiate, un compito svolto da un piccolo cilindro molecolare chiamato proteasoma. Il proteasoma agisce come una sorta di smaltimento dei rifiuti, macinando le vecchie proteine ​​in modo che possano essere riciclate in nuove. Nelle malattie neurodegenerative, le proteine ​​marcate per la distruzione si accumulano nei neuroni del cervello, suggerendo una alterazione dei proteasomi delle cellule.


Usando un topo modello di neurodegenerazione, i ricercatori hanno scoperto che la tau - una proteina tossica che si accumula nell'Alzheimer e in altre malattie degenerative del cervello - si attacca al proteasoma e rallenta il processo di smaltimento delle proteine. La somministrazione del rolipram attiva il proteasoma e ripristina l'eliminazione delle proteine a livelli normali. Il farmaco migliora anche la memoria dei topi malati ai livelli osservati nei topi sani.


Il rolipram era già stato provato in precedenza nei topi e aveva dimostrato di migliorare la memoria, ma il meccanismo di funzionamento non era chiaro. La nuova ricerca dimostra che, inibendo l'enzima PDE-4, il rolipram produce un cambiamento fisico nel proteasoma, aumentando la sua attività. "Non sappiamo ancora esattamente dove avviene l'attivazione, ma quello che c'è di nuovo è che possiamo modificare il proteasoma per aumentare la sua attività. Ci potrebbero essere molti altri modi per farlo", ha detto il primo autore dello studio, Natura Myeku PhD, un ricercatore associato di patologia e biologia cellulare alla CU.


I farmaci che puntano i proteasomi in questo modo dovrebbero funzionare per qualsiasi malattia causata da un accumulo di proteine ​​anomale, tra cui l'Alzheimer, l'Huntington, il Parkinson e la demenza frontotemporale.


"I trattamenti che accelerano questi meccanismi di smaltimento delle cellule dovrebbero, in teoria, degradare solo le proteine ​​anomale. Non abbiamo bisogno di sapere qual è la forma tossica della proteina", ha detto la dott.ssa Duff. "Nell'Alzheimer, ce ne sono almeno 4 tipi diversi: amiloide, tau, alfa-sinucleina e TDP43. Un proteasoma ben funzionante può eliminare tutto in una volta".


"Questa ricerca interessante del team della Dott.ssa Duff avanza la nostra comprensione di base del sistema proteasoma, fornisce un modo per riparare il sistema quando si rompe, e allevia i sintomi di malattie neurodegenerative", ha detto Rod Corriveau PhD, direttore del programma al National Institute of Neurological Disorders and Stroke, che ha fornito parte del finanziamento dello studio, assieme alla CurePSP Foundation, al National Institute of General Medical Sciences, alla Fidelity Biosciences Research Initiative e alla Multiple Myeloma Research Foundation.


I ricercatori dichiarano di non avere conflitti di interesse finanziario o di altro tipo.

 

 

 


Fonte: Columbia University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Natura Myeku, Catherine L Clelland, Sheina Emrani, Nikolay V Kukushkin, Wai Haung Yu, Alfred L Goldberg & Karen E Duff. Tau-driven 26S proteasome impairment and cognitive dysfunction can be prevented early in disease by activating cAMP-PKA signaling. Nature Medicine (2015) doi:10.1038/nm.4011

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.