Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuove conferme che la depressione cronica in vecchiaia favorisce la demenza

 

 

I sintomi di depressione che aumentano costantemente negli anziani sono legati alla demenza più di qualsiasi altro tipo di depressione, e possono essere indicativi dei primi stadi della malattia, secondo la prima ricerca a lungo termine che ha esaminato la relazione tra demenza e decorso della depressione, pubblicata sulla rivista The Lancet Psychiatry.


I sintomi della depressione sono comuni nelle persone con demenza, ma gli studi precedenti avevano spesso esaminato singoli episodi di depressione, senza prendere in considerazione come la depressione si sviluppa nel tempo.


Il decorso della depressione varia notevolmente tra gli individui: alcuni potrebbero avere solo sintomi depressivi transitori, seguiti da una remissione completa, altri potrebbero avere una depressione remittente e recidivante, e alcuni potrebbero essere depressi in modo cronico. I diversi decorsi della depressione possono riflettere diverse cause, e potrebbero essere collegati a diversi rischi di demenza.


Lo studio ha incluso 3.325 over-55, tutti con sintomi di depressione, ma senza sintomi di demenza all'inizio dello studio. I dati sono stati presi dal Rotterdam Study, uno studio di coorte della popolazione, che registra varie malattie in Olanda, permettendo agli autori di monitorare i sintomi depressivi su più di 11 anni e il rischio di demenza per i successivi 10 anni.


Usando la «Center for Epidemiology Depression Scale» (CES-D) e l'«Hospital Anxiety and Depression Scale-Depression» (HADS-D), gli autori hanno identificato cinque diverse traiettorie di sintomi depressivi: sintomi di depressione bassi (2.441 partecipanti); sintomi inizialmente alti che sono poi diminuiti (369); punteggi bassi di partenza che sono aumentati e poi rimessi (170); sintomi inizialmente bassi che sono aumentati (255); e sintomi costantemente elevati (90).


Dei 3.325 partecipanti, 434 hanno sviluppato una demenza, compresi 348 casi di Alzheimer. Tra il gruppo con sintomi bassi di depressione, il 10% (226 su 2.174) ha sviluppato una demenza. I ricercatori hanno usato questi dati come punto di riferimento per confrontare le altre traiettorie di depressione; lo studio non ha confrontato il rischio di demenza a seguito della depressione con il rischio di demenza degli adulti nella popolazione generale (senza depressione).


Solo il gruppo i cui sintomi di depressione sono aumentati nel corso del tempo aveva un aumento del rischio di demenza; il 22% delle persone (55/255) di questo gruppo hanno sviluppato una demenza. Questo rischio era particolarmente pronunciato dopo i primi 3 anni. Gli individui con sintomi di depressione remittenti non avevano ad rischio più alto di demenza rispetto ai soggetti con sintomi depressivi bassi. Gli autori dicono che questo suggerisce che avere gravi sintomi di depressione a un certo punto della vita non ha obbligatoriamente un'influenza duratura sul rischio di demenza.


Gli autori dicono che i loro risultati supportano l'ipotesi che l'aumento dei sintomi di depressione in età avanzata potrebbe potenzialmente rappresentare una fase iniziale di demenza. Dicono anche che i risultati supportano i suggerimenti precedenti che la demenza e alcune forme di depressione possono essere sintomi di una causa comune. Dicono che a livello molecolare, i meccanismi biologici della depressione e delle malattie neurodegenerative si sovrappongono considerevolmente, compresa la perdita della capacità di creare nuovi neuroni, l'aumento della morte cellulare e la disregolazione del sistema immunitario.


Secondo il dottor M. Arfan Ikram, del Dipartimento di Epidemiologia della Erasmus University di Rotterdam nei Paesi Bassi, "In questo studio i sintomi depressivi che aumentano gradualmente nel corso del tempo sembrano prevedere meglio la demenza nel corso della vita rispetto ad altre traiettorie dei sintomi depressivi, come quelli alti e remittenti. Ci sono una serie di possibili spiegazioni, compreso che la depressione e la demenza possono essere sintomi di una causa comune, o che i sintomi depressivi in aumento sono il punto di partenza di un continuum di demenza negli anziani. Sono necessarie ulteriori ricerche per esaminare questa associazione, e per indagare la possibilità di usare le valutazioni in corso di sintomi depressivi per identificare gli anziani con un rischio più alto di demenza" [citazione diretta dell'autore non presente nel testo dell'articolo].

 

 

 


Fonte: The Lancet via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Saira Saeed Mirza, Frank J Wolters, Sonja A Swanson, Peter J Koudstaal, Albert Hofman, Henning Tiemeier, M Arfan Ikram. 10-year trajectories of depressive symptoms and risk of dementia: a population-based study. The Lancet Psychiatry, 2016; DOI: 10.1016/S2215-0366(16)00097-3

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)