Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricercatori sono riusciti a trasformare (nei topi) il gene dannoso APOE4 nella variante sana E3

 

 

Negli ultimi 20 anni i ricercatori si sono concentrati sui peptidi di amiloide-beta e sulla "placca" che generano nel cervello malato, come obiettivo principale della ricerca di Alzheimer. Ma è dolorosamente lento il ritmo di progresso di un trattamento - per non parlare di una cura - della malattia neurodegenerativa e debilitante.


Uno studio dell'Università di Tel Aviv, pubblicato il mese scorso sul Journal of Alzheimer's Disease, suggerisce un nuovo obiettivo per la ricerca di Alzheimer: il gene APOE. Questo gene ha due facce, come Dr. Jekyll e Mr. Hyde: una forma sana chiamata APOE3 e una forma patologica legata alla malattia chiamata APOE4.


I ricercatori, guidati dal Prof. Daniel M. Michaelson, direttore dell'Eichenbaum Laboratory of Alzheimer's Disease Research, hanno sviluppato un nuovo meccanismo e approccio per convertire il "cattivo" APOE4 nel "buono" APOE3. La ricerca è stata fatta in collaborazione con la società Artery Ltd, che ha sede in California.

 

Focus su un nuovo approccio

"L'APOE4 è un obiettivo molto importante e poco studiato", ha detto il Prof. Michaelson. "E' espresso in oltre il 60 per cento dei malati di Alzheimer. Si suppone quindi che i trattamenti anti-APOE4 possano avere un forte impatto sulla popolazione di pazienti".


"Il gene APOE normale fornisce l'interfaccia che trasporta i lipidi (molecole naturali che comprendono grassi, colesterolo, vitamine liposolubili e altri componenti essenziali per la salute delle cellule) dentro e fuori delle cellule", ha continuato il Prof. Michaelson. "Mentre l'APOE3 sano lo fa in modo efficace, la forma APOE4 cattiva è compromessa".


Il Prof. Michaelson e altri gruppi hanno scoperto in ricerche precedenti che il cattivo APOE4 e il buono APOE3 differiscono nelle loro interazioni con il carico di lipidi. Il buono APOE3, per esempio, è associato a quantità sostanzialmente maggiori di lipidi dell'APOE4.


I ricercatori hanno messo a punto un approccio sperimentale per misurare le caratteristiche dell'APOE4 "cattivo", usando topi geneticamente modificati per esprimere forme di APOE buone oppure cattive. I topi con APOE4 hanno mostrato un deterioramento di apprendimento e memoria, così come danni alle sinapsi del cervello e un accumulo di tau fosforilata e di molecole di amiloide-beta, due caratteristiche patologiche dell'Alzheimer.

 

Trasformare un gene cattivo in uno buono

Il Prof. Michaelson ha detto:

"Una volta che abbiamo realizzato questo modello e abbiamo riprodotto gli effetti patologici dell'APOE4 nei topi, abbiamo potuto testare approcci terapeutici e affrontare l'APOE4 stesso. Poiché sappiamo che l'APOE4 trasporta un numero inferiore di lipidi, abbiamo esaminato i mezzi per contrastare la carenza di lipidazione.

"Ci siamo concentrati su un macchinario enzimatico chiamato ABCA1 che porta il carico di lipidi sull'APOE4. Abbiamo scoperto che la lipidazione alterata dell'APOE4 potrebbe essere invertita con successo attivando l'ABCA1. Ancora più importante, abbiamo scoperto che questo aumento di lipidazione dell'APOE4 inverte i deterioramenti comportamentali e i danni cerebrali presenti nei topi non trattati nell'APOE4".


Somministrando il trattamento, i ricercatori hanno scoperto che i topi che prima del trattamento esibivano un comportamento disorientato e sembravano "persi", dopo il trattamento potevano individuare una piattaforma sommersa dentro una vasca d'acqua. I topi che avevano dimenticato degli oggetti familiari - come le bottiglie di Coca Cola - improvvisamente hanno dimostrato un riconoscimento netto degli oggetti.


"C'è davvero una bacchetta magica? Un trattamento che copre tutti gli aspetti dell'Alzheimer? E' improbabile", ha detto il Prof. Michaelson. "Perciò dobbiamo definire sotto-popolazioni specifiche e sviluppare trattamenti mirati sui fattori di rischio genetici della malattia, come l'APOE4, che interessa più di metà della popolazione di Alzheimer".

 

 

 


Fonte: Tel Aviv University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Anat Boehm-Cagan, Roni Bar, Ori Liraz, John K. Bielicki, Jan O. Johansson, Daniel M. Michaelson. ABCA1 Agonist Reverses the ApoE4-Driven Cognitive and Brain Pathologies. The Journal of Alzheimer's Disease, Volume 54, Number 3, IN PRESS

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.