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Studio legittima 'test dell'odore' per la diagnosi precoce dell'Alzheimer

I test che misurano l'olfatto potrebbero presto diventare comuni nello studio del neurologo.


Gli scienziati stanno trovando sempre più prove che l'olfatto diminuisce bruscamente nelle prime fasi dell'Alzheimer, e ora un nuovo studio eseguito all'Università della Pennsylvania, pubblicato ieri sul Journal of Alzheimer's Disease, conferma che la somministrazione di un semplice 'test dell'odorato' può migliorare la precisione della diagnosi di questa terribile malattia.


L'esame olfattivo sembra essere utile anche per la diagnosi di una condizione pre-demenza chiamata 'lieve decadimento cognitivo' (MCI), che spesso si trasforma in demenza di Alzheimer nel giro di pochi anni.


I neurologi sono ansiosi di trovare nuovi modi per identificare le persone che hanno un rischio alto di demenza di Alzheimer, ma che ancora non mostrano alcun sintomo. C'è il consenso diffuso che i farmaci di Alzheimer ora in fase di sviluppo potrebbero non funzionare dopo che la demenza è insorta.


"C'è la possibilità interessante che una diminuzione del senso dell'olfatto possa essere usata per identificare le persone a rischio, anni prima di sviluppare la demenza", ha detto l'autore senior David R. Roalf PhD, assistente professore del Dipartimento di Psichiatria della Penn. Insieme ai colleghi, ha usato un semplice test già in commercio chiamato Sniffin' Sticks Odor Identification Test, in cui i soggetti devono cercare di identificare 16 odori diversi, e lo ha somministrato a 728 anziani assieme a un test cognitivo standard (Montreal Cognitive Assessment).


I soggetti erano già stati valutati dai medici della Penn con una serie di metodi neurologici, e secondo il consenso degli esperti erano stati messi in una delle tre categorie: "Anziani sani", "MCA", o "Demenza di Alzheimer". Roalf e il suo team hanno usato i risultati del test cognitivo da solo, o in combinazione con l'esame olfattivo, per vedere come riusciva ad identificare i soggetti di ogni categoria.


Come riportano i ricercatori, l'esame olfattivo ha migliorato significativamente l'accuratezza diagnostica, in combinazione con il test cognitivo.


Ad esempio, i test cognitivi da soli hanno classificato correttamente solo il 75% delle persone con MCI, ma questa percentuale è passata al 87% quando sono stati aggiunti i risultati dello 'sniff test'. Combinando i due test sono anche riusciti a distinguere più precisamente gli anziani sani da quelli con demenza di Alzheimer. La combinazione ha anche potenziato la precisione nell'assegnare le persone alle categorie più lievi o più avanzate di MCI.


"Questi risultati suggeriscono che un semplice test di identificazione dell'odore può essere uno strumento aggiuntivo utile per classificare clinicamente l'MCI e l'Alzheimer, e anche per identificare le persone che hanno il rischio più alto di peggiorare", ha detto Roalf.


Spinti dagli studi precedenti che avevano collegato un senso indebolito dell'olfatto all'Alzheimer, i medici in alcune cliniche di demenza più grandi hanno già iniziato ad usare i test dell'odore nelle loro valutazioni dei pazienti anziani. Il motivo per cui la pratica non è ancora diventata comune è in parte perché i test che sembrano più utili richiedono troppo tempo per essere somministrati.


Roalf e colleghi stanno ora cercando di sviluppare un test più breve che funziona come quello più lungo. "Speriamo di accorciare lo 'Sniffin' Sticks Test' (che di norma richiede da 5 a 8 minuti) fino a 3 minuti più o meno, e convalidarne l'utilità nella diagnosi di MCI e demenza; pensiamo che incoraggerà più neurologi a fare questo tipo di esame", ha detto Roalf.


Roalf e il suo laboratorio prevedono inoltre di verificare se i marcatori proteici dell'Alzheimer, che sono presenti nella regione olfattiva del cervello prima che insorga la demenza, possono essere rilevati nel fluido nasale, per dare un avvertimento anche prima del processo di malattia. Gli studi suggeriscono che una percentuale elevata di anziani che hanno deficit cognitivo non sono identificati come tali, in parte a causa della mancanza di un esame adeguato.

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Megan Quarmley, Paul J. Moberg, Dawn Mechanic-Hamilton, Sushila Kabadi, Steven E. Arnold, David A. Wolk, David R. Roalf. Odor Identification Screening Improves Diagnostic Classification in Incipient Alzheimer’s Disease. Journal of Alzheimer's Disease, December 2016

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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