Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaco per l'epilessia ripristina le funzioni mentali nell'Alzheimer lieve

Nell'ultimo decennio, sempre più evidenze hanno collegato l'attività epilettica nel cervello ad una parte del declino cognitivo visto nei pazienti di Alzheimer. I pazienti con questa malattia hanno un rischio più alto di epilessia e quasi la metà può sperimentare un'attività epilettica subclinica, un'interruzione dell'attività elettrica nel cervello che non provoca una crisi epilettica ma che può essere misurata mediante elettroencefalogramma (EEG) o altre tecnologie di scansione del cervello.


In uno studio recente di fattibilità, esperti clinici del Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) hanno testato l'impatto potenziale di un farmaco antiepilettico sull'attività cerebrale dei pazienti di Alzheimer. Il team, guidato da Daniel Z. Press MD, del Centro Stimolazione Non Invasiva del Cervello del BIDMC, ha documentato i cambiamenti negli EEG dei pazienti che suggeriscono che il farmaco potrebbe avere un effetto benefico. La ricerca è stata pubblicata nel Journal of Alzheimer's Disease.


"Nel campo dell'Alzheimer c'è una grande ricerca sui farmaci che ne rallentano la progressione", ha dichiarato Press, Istruttore di neurologia all'Unità di Neurologia Cognitiva del BIDMC e professore associato di Neurologia alla Harvard Medical School. "Se questa attività elettrica anomala porta più danni, la soppressione potrebbe potenzialmente rallentare la progressione della malattia".


In questo studio a doppio cieco, un piccolo gruppo di pazienti con Alzheimer lieve si è recato al BIDMC per tre volte. Ad ogni visita, i pazienti si sono sottoposti a un EEG iniziale per misurare l'attività elettrica nel cervello. Successivamente, i pazienti hanno avuto iniezioni di un placebo inattivo, o del farmaco antiepilettico levetiracetam, a dosi basse (2,5 mg/kg) o più alte (7,5 mg/kg). Né i pazienti né i medici sapevano cosa stavano ricevendo i pazienti, ma ogni paziente alla fine ha avuto entrambi i tipi, in ordine casuale.


Dopo aver ricevuto l'iniezione, i pazienti sono stati sottoposti ad un'altra EEG, quindi alla risonanza magnetica (MRI), che misura il flusso sanguigno nel cervello, un altro modo per quantificare l'attività cerebrale e determinare dove sta nel cervello. Infine, i pazienti hanno fatto un test cognitivo standard, progettato per misurare la memoria, il funzionamento esecutivo, la denominazione, l'abilità visuo-spaziale e la funzione semantica, tutte capacità colpite dall'Alzheimer.


Nei sette pazienti in grado di completare con successo il protocollo dello studio, Press e colleghi hanno analizzato i cambiamenti nei loro EEG. (L'analisi del flusso sanguigno dai dati MRI è ancora in corso). Nel complesso, dosi più elevate del farmaco anti-epilessia sembravano normalizzare le anomalie osservate nei profili EEG del paziente. Cioè, i ricercatori hanno visto aumentare complessivamente la frequenza delle onde cerebrali che erano anormalmente basse nei pazienti affetti da Alzheimer prima di ricevere la dose più elevata di levetiracetam e, inoltre, hanno visto una diminuzione in quelle che erano state anormalmente elevate.


"Vale la pena notare che non abbiamo dimostrato alcun miglioramento della funzione cognitiva dopo una singola dose di farmaci in questo studio", ha detto Press. "È troppo presto per usare il farmaco diffusamente, ma stiamo preparando uno studio più grande e più lungo".


Il rischio di sviluppare l'Alzheimer aumenta notevolmente con l'età. Oggi, colpisce più di 5 milioni di americani, una cifra che si prevede possa raggiungere i 16 milioni entro il 2050 con l'invecchiamento della popolazione.


Negli ultimi anni, i ricercatori si sono concentrati sullo sviluppo di tecniche per pulire il cervello dalle placche di proteine ​​di amiloide e tau che generano e provocano danni nel cervello dei pazienti di Alzheimer. "Queste strategie non hanno portato a nuove terapie fino ad oggi", ha detto Press. "Ci sono state molte delusioni. Quindi i nostri risultati rappresentano un percorso nuovo e interessante".

 

 

 


Fonte: Beth Israel Deaconess Medical Center (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Christian S. Musaeus, Mouhsin M. Shafi, Emiliano Santarnecchi, Susan T. Herman, Daniel Z. Press, Levetiracetam Alters Oscillatory Connectivity in Alzheimer’s Disease. Journal of Alzheimer's Disease, vol. 58, no. 4, pp. 1065-1076, 2017. DOi: 10.3233/JAD-160742

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)