Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Esercizio fisico ad alta intensità, più quello cognitivo, potenziano la memoria

 

I vantaggi per la salute dell'esercizio ad alta intensità sono ampiamente noti, ma una nuova ricerca eseguita alla McMaster University ne indica un altro importante: una memoria migliore.


I risultati potrebbero avere implicazioni per la popolazione che invecchia, e che è alle prese con il problema crescente di malattie catastrofiche come la demenza e l'Alzheimer.


Con lo studio pubblicato sul Journal of Cognitive Neuroscience, gli scienziati hanno scoperto che 6 settimane di intenso esercizio - brevi periodi di allenamento intervallato nel corso di 20 minuti - mostrano miglioramenti significativi nella cosiddetta memoria ad alta interferenza, che, ad esempio, ci consente di distinguere la nostra auto da un'altra della stessa marca e modello.


I risultati sono importanti perché le prestazioni della memoria dei partecipanti allo studio, che erano tutti giovani adulti sani, sono aumentati in un periodo di tempo relativamente breve, affermano i ricercatori. Hanno anche scoperto che i partecipanti che hanno sperimentato maggiori guadagni nella forma fisica hanno avuto anche aumenti maggiori del 'fattore neurotrofico derivato dal cervello' (BDNF), una proteina che supporta la crescita, la funzione e la sopravvivenza delle cellule cerebrali.


"Miglioramenti in questo tipo di memoria derivanti dall'esercizio potrebbero aiutare a spiegare il legame precedentemente stabilito tra esercizio aerobico e migliori prestazioni scolastiche"
, afferma Jennifer Heisz, assistente professore del Dipartimento di Kinesiologia della McMaster e prima autrice dello studio. "All'altra estremità della nostra vita, mentre raggiungiamo la vecchiaia, potremmo aspettarci di vedere benefici ancora maggiori nelle persone con problemi di memoria causati da condizioni come la demenza".


Per lo studio, 95 partecipanti hanno completato sei settimane di allenamento fisico, allenamento combinato e allenamento cognitivo o nessun allenamento (il gruppo di controllo che non ne ha fatto, ed è rimasto sedentario). Sia l'esercizio che i gruppi di allenamento combinato hanno migliorato le prestazioni su un compito di memoria ad alta interferenza, mentre il gruppo di controllo no.


I ricercatori hanno misurato i cambiamenti nella forma aerobica, nella memoria e nel fattore neurotrofico, prima e dopo il protocollo dello studio. I risultati rivelano un meccanismo potenziale del modo in cui l'esercizio e l'allenamento cognitivo possono cambiare il cervello per supportare la cognizione, suggerendo che i due lavorano insieme attraverso percorsi complementari del cervello per migliorare la memoria ad alta interferenza.


I ricercatori hanno iniziato a esaminare gli anziani per determinare se sperimenteranno gli stessi risultati positivi dalla combinazione di esercizio fisico e allenamento cognitivo. "Un'ipotesi è che vedremo maggiori benefici per gli anziani, dato che questo tipo di memoria diminuisce con l'età", dice Heisz. "Tuttavia, anche la disponibilità di fattori neurotrofici diminuisce con l'età e questo potrebbe significare che non otteniamo gli effetti sinergici".

 

 

 


Fonte: Michelle Donovan in McMaster University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jennifer J. Heisz, Ilana B. Clark, Katija Bonin, Emily M. Paolucci, Bernadeta Michalski, Suzanna Becker, Margaret Fahnestock. The Effects of Physical Exercise and Cognitive Training on Memory and Neurotrophic Factors. Journal of Cognitive Neuroscience, Vol. 29, No. 11: 1895-1907. DOI: 10.1162/jocn_a_01164

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.