Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ci sono 'robuste evidenze' di differenze di sesso nel gene di Alzheimer

Il gene APOE, il fattore di rischio genetico più forte per il morbo di Alzheimer (MA), potrebbe avere per le donne un ruolo più importante nello sviluppo della malattia rispetto agli uomini, secondo una nuova ricerca svolta alla Vanderbilt University.


La ricerca ha confermato recenti studi che avevano concluso che essere portatori dell'allele ε4 dell'APOE ha una maggiore associazione con il MA nelle donne rispetto agli uomini, e ha fatto un passo avanti valutando la sua associazione con i livelli di amiloide e tau.


Lo studio pubblicato il 7 maggio su JAMA Neurology aggiunge evidenze che la maggiore prevalenza del MA tra le donne potrebbe non essere semplicemente una conseguenza del fatto di vivere più a lungo. Quasi i due terzi degli americani con MA sono donne.


La ricerca, basata su una meta-analisi di campioni di liquido spinale cerebrale (CSF) dei volontari di quattro archivi di dati e di risultati delle autopsie da sei serie di dati di cervelli malati di MA, è la prova più solida che il gene APOE può avere un ruolo maggiore nelle donne rispetto agli uomini nello sviluppo della patologia del MA, ha dichiarato Timothy Hohman PhD, assistente professore di Neurologia e primo autore dello studio.


"Nel MA non abbiamo fatto abbastanza per valutare se il genere è o meno un fattore che contribuisce alla neuropatologia", ha detto Hohman. "Non abbiamo valutato completamente il sesso come variabile biologica. Ma ci sono buone ragioni per aspettarsi che nell'età anziana ci sono differenze ormonali tra i sessi che potrebbero avere un impatto sulla malattia".


Lo studio ha esaminato se l'APOE in uomini e donne era associato in via principale al percorso dell'amiloide (le proteine ​​che formano placche nel cervello) o a quello tau (le proteine ​​che formano grovigli nel cervello).


L'associazione con il percorso dell'amiloide era la stessa negli uomini e nelle donne. Tuttavia, nelle donne l'associazione APOE era molto più grande con il percorso tau. Questo è l'opposto di ciò che i ricercatori si aspettavano a causa del ruolo stabilito dell'APOE nell'elaborazione dell'amiloide: "L'ipotesi prevalente nel MA è che l'amiloide arriva prima e solo dopo si vedono i cambiamenti nella tau, che alla fine guidano i cambiamenti neurodegenerativi", ha detto Hohman.


Ulteriori analisi hanno rivelato che la differenza di sesso nei livelli di tau era presente negli individui positivi all'amiloide, quelli con i livelli più alti di placca amiloide in base ai livelli di amiloide del CSF. La ricerca suggerisce che l'APOE può modulare il rischio di neurodegenerazione in un modo specifico per sesso, in particolare in presenza di amiloidosi.


La maggiore associazione con la tau si è verificata in campioni CSF, ma non con i set di dati dell'autopsia. La ragione della contraddizione tra campioni di CSF e i dati di autopsia potrebbe essere dovuta al fatto che la stadiazione di Braak (il metodo per quantificare il grado di patologia dei grovigli tau all'autopsia) misura un aspetto diverso della patologia tau rispetto a ciò che viene misurato nel CSF: "Il modo in cui funziona la stadiazione Braak è che stai effettivamente osservando dove, nella corteccia, vedi i grovigli dell'autopsia", ha spiegato Hohman. "Quindi non è una misura di quanti grovigli ci sono. È una misura di dove si trovano quei grovigli".


Un'altra possibilità è che la tau del CSF possa essere un indicatore di un processo neurodegenerativo più generale che non è specifico della patologia dei grovigli.


"Questo studio si sta finalmente muovendo per portare il genere come variabile biologica nelle nostre analisi e pensare alle differenze tra i sessi. Vediamo differenze nella malattia che potrebbero dirci qualcosa sulla biologia della malattia e che potrebbero aiutare entrambi i sessi in termini di approcci terapeutici? Penso che il giusto approccio terapeutico di una donna sopra i 65 anni possa essere diverso da quello di un maschio. In realtà l'unico modo per scoprirlo è guardare a fondo".

 

 

 


Fonte: Vanderbilt University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Timothy J. Hohman, Logan Dumitrescu, Lisa L. Barnes, Madhav Thambisetty, Gary Beecham, Brian Kunkle, Katherine A. Gifford, William S. Bush, Lori B. Chibnik, Shubhabrata Mukherjee, Philip L. De Jager, Walter Kukull, Paul K. Crane, Susan M. Resnick, C. Dirk Keene, Thomas J. Montine, Gerard D. Schellenberg, Jonathan L. Haines, Henrik Zetterberg, Kaj Blennow, Eric B. Larson, Sterling C. Johnson, Marilyn Albert, David A. Bennett, Julie A. Schneider, Angela L. Jefferson. Sex-Specific Association of Apolipoprotein E With Cerebrospinal Fluid Levels of Tau. JAMA Neurol. Published online 7 May 2018. doi: 10.1001/jamaneurol.2018.0821

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)