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La cura delle malattie vascolari può frenare anche l'Alzheimer (1 di 3 notizie)

(1) LA CURA DELLE MALATTIE VASCOLARI PUO' FRENARE ANCHE L'ALZHEIMER - Un nuovo studio ha scoperto che gli anziani che soffrono di problemi di memoria e cognitivi lievi possono avere meno probabilità di passare all'Alzheimer conclamato, se ricevono cure per patologie come il diabete, la pressione alta e il colesterolo.

Nel 2004, ricercatori del Daping Hospital di Chongqing in Cina, hanno iniziato a seguire 837 residenti di 55 anni e più, che avevano un lieve deficit cognitivo ma non la demenza. Di questi, 414 avevano almeno una patologia che può alterare il flusso di sangue al cervello.

Dopo cinque anni, 298 dei partecipanti avevano sviluppato l'Alzheimer. I ricercatori hanno trovato che i soggetti che avevano avuto pressione alta o altri problemi vascolari all'inizio dello studio avevano il doppio delle probabilità di sviluppare la demenza, rispetto a quelli senza tali rischi,. La metà di quelli con rischi vascolari sono poi passati all'Alzheimer, rispetto a solo il 36 per cento di quelli senza. Lo studio ha anche segnalato che, tra quelli con problemi vascolari, coloro che hanno ricevuto il trattamento avevano quasi il 40 per cento in meno di probabilità di sviluppare l'Alzheimer rispetto a coloro che non l'avevano ricevuto.

I ricercatori suggeriscono che i fattori di rischio vascolare possono influire sul metabolismo delle placche beta-amiloide, che si accumulano nel cervello dei malati di Alzheimer e sembra svolgere un ruolo centrale nella malattia. Lo studio è stato pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Neurology.

 


(2) I SALONI DI BELLEZZA NON SONO I SOLI COLPEVOLI NELLA CADUTA DEI CAPELLI - Molte donne nere soffrono di grave perdita permanente dei capelli, ma è stato fatta poca ricerca sulle cause del problema, spesso liquidato come una preoccupazione estetica. Anche se i prodotti chimici utilizzati per raddrizzare i capelli sono stati a lungo sospettati di avere un ruolo [nel problema].

Ora, in uno dei primi tentativi di valutare la prevalenza di perdita dei capelli delle donne nere, i ricercatori hanno riferito che quasi un terzo di un gruppo di 326 donne di colore hanno un tipo di perdita di capelli centrale chiamata alopecia cicatriziale centrifuga centrale, o CCCA, che viene diagnosticata quasi esclusivamente in donne di colore. Lo studio informale, pubblicato online l'11 aprile in Archives of Dermatology, ha anche scoperto che le donne con la perdita di capelli più ampia, avevano tassi più alti di diabete di tipo 2 e infezioni batteriche del cuoio capelluto, rispetto a quelle con lieve o nessuna perdita di capelli. Donne affette da alopecia estesa avevano anche una probabilità significativamente più alta di avere usato trecce, intrecci e estensioni.

Angela Kyei, autrice prncipale dello studio e responsabile dell'Istituto di Dermatologia e Chirurgia Plastica della Cleveland Clinic, ha detto che, mentre gli stili da salone di bellezza, come trecce fitte e ondulazioni, possono contribuire alla CCCA, una patologia come il diabete di tipo 2 può svolgere un ruolo. Le persone con diabete tendono ad essere sensibili alle infezioni, incluse infezioni del cuoio capelluto, ha osservato. Ciò può predisporre alcune donne alla perdita di capelli dopo i trattamenti del salone. "Ridurre la perdita dei capelli a un mero problema cosmetico è l'approccio sbagliato", ha aggiunto Kyei.

 


(3) MENO ABITUDINI SANE NELLE GIOVANI MADRI - Molte donne adottano stili di vita sani quando sono incinte, ma un nuovo studio suggerisce che le giovani madri di bambini piccoli si esercitano meno rispetto alle altre donne della loro età e non mangiano altrettanto bene. Il rapporto, pubblicato l'11 aprile sulla rivista Pediatrics, ha richiamato i dati di uno studio denominato Progetto EAT su un gruppo eterogeneo di 838 donne e 682 uomini da Minneapolis e St. Paul, che avavano 25 anni in media.

I ricercatori hanno scoperto che le giovani madri di questo gruppo consumavano più calorie (mangiavano più grassi saturi e bevevano bevande più edulcorate) e facevano circa un'ora in meno di attività fisica, da moderata a intensa, ogni settimana rispetto a donne simili senza figli, attive per tre ore alla settimana in media. Le madri avevano anche maggiori probabilità di essere in sovrappeso rispetto alle altre donne della loro età, ma i ricercatori ha detto che potrebbe essere stato perché molte avevano partorito da poco. I padri giovani avevano all'attivo cinque ore alla settimana di attività fisica, rispetto a quasi sette per gli uomini della stessa età senza figli. Anche se si esercitavano meno, la loro dieta non era significativamente diversa e non erano più pesanti.

"Il messaggio da portare a casa è che questo è un momento in cui i nuovi genitori sono ad alto rischio per i comportamenti che potrebbero posizionarli su una traiettoria negativa a lungo termine per la loro salute, e abbiamo bisogno di capire come aiutarli", ha detto Jerica M. Berge, assistente professore di medicina famigliare e della salute comunitaria all'Università del Minnesota e autore principale dello studio.

 


Pubblicato su The Seattle Times il 19 aprile 2011  Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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