Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alla ricerca di indizi di Alzheimer sia dentro che fuori le cellule del cervello

L'amiloide-beta ha una brutta fama nel morbo di Alzheimer (MA). È un accumulo appiccicoso di proteine ​​che forma grumi o placche nel cervello delle persone con questa condizione: l'accumulo di placche è stato uno dei cambiamenti nel cervello che il medico tedesco Alois Alzheimer ha individuato più di un secolo fa nell'autopsia post-mortem di pazienti.


Ancora molto rimane sconosciuto sull'amiloide-beta nel MA. L'obiettivo della ricerca è stato spesso l'accumulo visibile nello spazio tra le cellule cerebrali chiamate neuroni.


Questo spazio, la sinapsi, è una struttura importante che consente a queste cellule cerebrali di comunicare tra loro e di passare informazioni da una parte all'altra del cervello. Se la sinapsi non può funzionare correttamente, come si pensa accada quando l'amiloide-beta si accumula, non è una buona notizia per quelle connessioni nel cervello.


Ma non è così semplice, e un nuovo studio condotto tra la Dublin City University (DCU) e un centro di ricerca in Germania sta vedendo l'amiloide-beta da una prospettiva più ampia, che secondo i ricercatori può mettere insieme molti più pezzi del puzzle.

Non sempre un cattivo

L'amiloide è un aggregato di frammenti proteici che possono accumularsi in diverse parti del corpo, non solo nel cervello, spiega il prof. Saak V. Ovsepian, neuroscienziato dell'Istituto Imaging Biologico e Medico al German Research Center for Environmental Health di Monaco di Baviera in Germania.


"L'amiloide può accumularsi nei reni, nel fegato e in altri organi", dice. "Nel cervello, il tipo di amiloide che è collegato all'Alzheimer è un aggregato di amiloide-beta".


Ma l'amiloide-beta non è sempre cattiva, osserva. "La convinzione generale che l'amiloide-beta sia sempre cattiva non è corretta. L'amiloide-beta è presente nel cervello tutto il tempo, è prodotta dalla normale biochimica delle cellule cerebrali e, quando è presente in basse quantità, stimola e migliora le funzioni delle cellule cerebrali".

 

Accumulo di beta

Quindi cosa va storto nel MA? Si pensa che venga compromessa la capacità del cervello di rimuovere l'amiloide-beta, che si accumula in una forma solubile nel fluido del cervello e anche come aggregato tra le cellule cerebrali.


"L'eliminazione dell'amiloide-beta nel cervello diventa compromessa", dice Ovsepian, che è professore a contratto nella Facoltà di Scienze e Salute della DCU. "Per ragioni sconosciute, l'amiloide-beta si blocca poi nel liquido interstiziale [tra le cellule cerebrali] dove è molto tossica, causa molto danno, e parte di essa si aggrega in placche".


Mentre era alla DCU e lavorava con il prof Oliver Dolly, Ovsepian ha esplorato come l'amiloide-beta si muove dentro e fuori dalle cellule cerebrali chiamate neuroni. "Uno dei problemi più interessanti che abbiamo visto è che quando c'è molta amiloide-beta fuori dai neuroni, viene anche portata dentro le cellule cerebrali, e questo può danneggiarle", spiega.


Questo processo potrebbe essere alla base del tipo di cambiamenti osservati all'inizio del MA, secondo Ovsepian. "Sappiamo che le cellule cerebrali chiamate 'neuroni colinergici' muoiono all'inizio del processo patologico", dice. "Questi neuroni colinergici agiscono come un motore di pulizia per l'amiloide, e se queste cellule sono danneggiate e muoiono, ciò implica che il cervello perde quel meccanismo di rimozione dell'amiloide-beta e la situazione di accumulo peggiora".

 

Panoramica sull'amiloide

Ovsepian e Dolly hanno recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Alzheimer’s & Dementia che offre una panoramica di come viene trattato l'amiloide e come si muove dentro e fuori i neuroni, in particolare sulle sinapsi, dove le punte dei neuroni comunicano.


"La sinapsi produce amiloide-beta, ma se è troppa la avvelena", afferma Ovsepian. "Abbiamo esaminato come l'amiloide-beta è regolata, elaborata e spostata in questo momento critico. Unifica molte cose che erano disgiunte. Il nostro studio le integra, guarda come le parti del puzzle si inseriscono nella storia".


È importante sottolineare che la ricerca pone l'attenzione su ciò che accade all'interno delle cellule cerebrali e nello spazio tra loro, osserva Ovsepian. "L'intera storia del MA è stata sviluppata su ciò che accade fuori delle cellule cerebrali", dice. "Stiamo dicendo che è importante guardare molto da vicino a ciò che accade con l'amiloide-beta anche all'interno delle cellule, su come viene prodotta ed elaborata".

 

Indizi per nuovi interventi

Questa prospettiva più ampia potrebbe potenzialmente indicare nuovi modi per intervenire nell'accumulo di amiloide-beta. "Se guardiamo dentro le cellule, ci sono molte molecole con cui l'amiloide-beta interagisce, queste potrebbero essere degli obiettivi per noi. Non abbiamo assolutamente sviluppato una bacchetta magica qui, ma stiamo puntando a un sacco di molecole che forse erano state precedentemente ignorate".


Dolly, che è professore di neuroterapie alla DCU, è particolarmente interessato a come l'amiloide-beta si lega a particolari molecole all'interno delle cellule e interrompe il normale traffico di sostanze intorno e fuori dalle cellule cerebrali. "Molti ricercatori stanno osservando le placche amiloide-beta che si accumulano tra le cellule, cercando di sviluppare trattamenti che le puntano e le rompono", dice. "Stiamo osservando cosa succede nel viaggio verso l'accumulo dell'amiloide-beta. Se potessi interferire con quel processo, molte persone ne sarebbero interessate".


Egli sottolinea, tuttavia, che le informazioni riguardano attualmente lo sviluppo della malattia. "[L'amiloide-beta] si lega alle proteine ​​responsabili del rilascio neuronale delle sostanze trasmittenti, un processo essenziale per la comunicazione nel sistema nervoso", afferma. "Poiché tali interazioni potrebbero perturbare questo funzionamento normale, le nostre idee suggeriscono una base per alcuni sintomi del MA piuttosto che un trattamento efficace".

 

 

 


Fonte: Claire O'Connell in Irish Times (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Saak V. Ovsepian, Valerie B. O'Leary, Laszlo Zaborszky, Vasilis Ntziachristos, J. Oliver Dolly. Synaptic vesicle cycle and amyloid β: Biting the hand that feeds. Alzheimer's & Dementia, Vol. 14, Issue 4, p502–513, 26 Feb 2018, DOI: 10.1016/j.jalz.2018.01.011

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)