Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Orologio circadiano ha un ruolo inaspettato nelle neurodegenerazioni

Mentre il tuo corpo potrebbe lamentare i molti effetti fastidiosi del jet-lag, il tuo cervello potrebbe ringraziarti per quel viaggio incontro al tempo.


In un nuovo studio, ricercatori della Northwestern University hanno indotto il jet lag in un moscerino della frutta modello di malattia di Huntington e hanno scoperto che il jet lag protegge i neuroni degli animali. Il team ha quindi identificato e testato un gene controllato dall'orologio circadiano che, una volta abbattuto, protegge il cervello dalla malattia.


I risultati, pubblicati ieri 2 aprile 2019 dalla rivista Cell Reports, rivelano potenziali nuovi percorsi di trattamento per rallentare la progressione o prevenire le malattie neurodegenerative.


"Sembra controintuitivo, ma abbiamo dimostrato che un po' di stress fa bene", ha detto il dott. Ravi Allada, Distinguished Professor e preside del dipartimento di neurobiologia della Northwestern ed esperto di ritmi circadiani, che ha guidato la ricerca. "Abbiamo manipolato sottilmente l'orologio circadiano e questo stress sembra essere neuroprotettivo".


I pazienti con malattie neurodegenerative spesso sperimentano profondi disturbi nei ritmi circadiani, che sono i cicli sonno-veglia. Possono dormire più del solito o perdere la capacità di restare addormentati. Ciò può portare a vagare di notte, ad aumento di agitazione, stress generale e declino della qualità di vita.


"Sappiamo da tempo che un orologio interrotto è un indicatore precoce della malattia neurodegenerativa", ha detto Allada. "In molti casi, l'interruzione del sonno precede qualsiasi altro sintomo, ma non sapevamo se il disturbo circadiano fosse una causa della malattia o una sua conseguenza".


Per sondare questa questione, Allada ha impiegato il moscerino della frutta modello della malattia di Huntington, un organismo modello ben studiato sia per i ritmi circadiani che per le malattie neurodegenerative. Sebbene i moscerini della frutta possano sembrare completamente diversi dagli esseri umani, i neuroni che governano i cicli di sonno-veglia di questi animali sono sorprendentemente simili a quelli degli umani.


I moscerini della frutta che hanno il gene di Huntington mutante mostrano anche sintomi simili a quelli degli umani con la malattia: riduzione della durata di vita, deficit motori, neurodegenerazione, ritmi circadiani interrotti e un accumulo di proteine ​​malate nel cervello, che si aggregano e fanno morire i neuroni.


"Di norma, i moscerini della frutta si svegliano, diventano molto attivi, poi vanno a dormire e diventano inattivi", ha spiegato Allada. "È uno schema su 24 ore. Nel modello di Huntington non c'è ritmo, i moscerini si svegliano e si addormentano continuamente".


Il gruppo di Allada ha alterato i ritmi circadiani dei moscerini in due modi diversi. Per un gruppo, i ricercatori hanno alterato il loro ambiente, modificando i tempi giornalieri dei cicli luce-buio. Questa manipolazione ha costretto i moscerini a vivere una giornata di 20 ore invece di 24. E per un altro gruppo di moscerini, i ricercatori hanno mutato un gene che è ben noto per il controllo dell'orologio circadiano interno.


"Abbiamo essenzialmente indotto il jet lag nei moscerini in ogni giorno della loro vita", ha detto Allada. "È come viaggiare quattro ore verso est ogni giorno".


In entrambi i casi, le proteine ​​mutanti della malattia di Huntington si sono aggregate meno e sono morti meno neuroni. Allada, che si aspettava che il jet lag infliggesse ancora più danni al cervello, ne è rimasto sorpreso. "Ci siamo chiesti se l'orologio avesse un ruolo nella malattia", ha detto. "Si è scoperto che l'orologio era importante, ma in un modo che non avevamo previsto".


Allada e il suo team sono rimasti così affascinati dal risultato che hanno fatto fare allo studio un ulteriore passo avanti. Hanno deciso di selezionare dozzine di geni controllati dall'orologio per individuare quello che potrebbe anche proteggere in modo simile il cervello dalle malattie neurodegenerative.


Il team si è concentrato su un gene che codifica la 'proteina che organizza lo shock termico' (hop, heat shock organizing protein). Non solo l'hop è controllata dall'orologio circadiano del corpo, ma il gene è anche responsabile del ripiegamento delle proteine. Poiché le proteine ​​mal ripiegate possono causare molte malattie neurodegenerative diverse, Allada ha pensato che l'hop fosse un obiettivo interessante.


Lui e il suo team hanno abbattuto il gene dell'hop nei moscerini che hanno la proteina che causa la malattia di Huntington e - di nuovo - sono rimasti sorpresi. L'abbattimento del gene ha ripristinato gli orologi circadiani aritmici dei moscerini, ridotto l'aggregazione di proteine ​​malate nel cervello e ridotto il numero di neuroni uccisi da quelle proteine.


"Pensavamo che l'inibizione di questo gene, che aiuta le tue proteine ​​a piegarsi correttamente, potesse peggiorare le cose, ma sono migliorate", ha detto Allada. "Mostra che un po' di stress fa probabilmente bene".


Per il seguito, Allada prevede di testare questo metodo in un moscerino modello di Alzheimer. Crede che individuare e abbattere il gene dell'hop possa essere potenzialmente un intervento precoce per rallentare la progressione di varie malattie neurodegenerative.

 

 

 


Fonte: Northwestern University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Fangke Xu, Elzbieta Kula-Eversole, Marta Iwanaszko, Alan L. Hutchison, Aaron Dinner, Ravi Allada. Circadian Clocks Function in Concert with Heat Shock Organizing Protein to Modulate Mutant Huntingtin Aggregation and Toxicity. Cell Reports, 2 Apr 2019, DOI: 10.1016/j.celrep.2019.03.015

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)