Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dal lievito può derivare un farmaco potenziale per l'Alzheimer

Degli scienziati dimostrano che l'ergotioneina, un composto importante che può essere usato per ritardare l'insorgenza di malattie come il morbo di Alzheimer (MA) e la demenza, può essere prodotto nel lievito di birra.


L'ergotioneina è un aminoacido naturale con proprietà antiossidanti. Previene lo stress cellulare (che può portare a malattie del cervello), i danni neurologici e il cancro. Nei ratti e nei nematodi, la ricerca dimostra che l'ergotioneina ha effetti promettenti nella prevenzione delle malattie neurodegenerative come la demenza e il MA.


Inoltre, si è scoperto che i pazienti con malattie neurodegenerative hanno livelli ematici significativamente più bassi di ergotioneina delle altre persone. Questi risultati suggeriscono che l'ergotioneina potrebbe avere un grande potenziale come vitamina per prevenire o ritardare l'insorgenza di queste malattie.


Attualmente, è sia complicato che costoso produrre l'ergotioneina da sintesi chimica. Tuttavia, progettando e ottimizzando il lievito di birra, scienziati del Novo Nordisk Foundation Centre for Biosustainability (DTU Biosustain) hanno sfruttato per la prima volta il potenziale di produrre l'ergotioneina nel lievito in modo biologico.


In uno studio pubblicato su Frontiers in Bioengineering and Biotechnology Journal, i ricercatori sono riusciti a produrre 0,6g di ergotioneina per litro di brodo di lievito in un processo di fermentazione su scala ridotta.

 

 

Troppo costoso per i consumatori

A causa del costo dei percorsi chimici attuali di produzione, i prezzi di mercato attuali dell'ergotioneina sono molto elevati rispetto alle altre vitamine che impediscono alcune malattie, come la vitamina C e D. Quindi uno degli obiettivi principali per gli scienziati è quello di ottimizzare ulteriormente la produzione di ergotioneina per raggiungere un rendimento più elevato, in modo che possa essere venduta al consumatore a un prezzo molto più conveniente in futuro.


Uno dei principali motivi per cui al momento l'ergotioneina è così costosa è che il processo chimico stesso è costoso e le rese piuttosto basse. Inoltre, la sua efficacia non è stata ancora testata per la prevenzione o il trattamento di malattie neurodegenerative nell'uomo. Ma dal momento che la valutazione della sicurezza dell'ergotioneina è già stata fatta, si tratta ‘semplicemente’ di riuscire a produrne abbastanza.


Prima che gli scienziati fossero in grado di produrre l'ergotioneina in modo biologico, alcuni hanno esplorato la possibilità di estrarre semplicemente l'ergotioneina dai funghi. Ma ancora una volta, questo è estremamente costoso e richiede fungaie che occupano le aree di potenziali terreni agricoli.


“Producendo questo importante antiossidante in modo biologico, si evita l'uso di sostanze chimiche o di terreni agricoli. Il lievito è di gran lunga migliore per produrre l'ergotioneina di quanto lo siano l'uomo o i funghi“, dice il primo autore Steven van der Hoek.

 

 

Gli enzimi sono la chiave

In natura, l'ergotioneina è prodotta da batteri e funghi, ma gli enzimi che usano batteri e funghi per fabbricarla formano percorsi leggermente diversi.


Nello studio, gli scienziati hanno scelto di selezionare enzimi da diversi funghi e dal batterio Mycobacterium smegmatis in varie combinazioni per identificare i cloni con la produzione più alta di ergotioneina. Come ospitante della produzione hanno usato il lievito, e hanno scoperto che due enzimi specifici (NcEgt1 e CpEgt2), entrambi enzimi fungini, costituiscono la combinazione migliore.


Inoltre, essi hanno studiato anche potenziali trasportatori di ergotioneina per aumentare la resa del loro ceppo di lievito. Purtroppo, questo non ha avuto alcun effetto. Una cosa che ha funzionato è stata l'aggiunta di amminoacidi che si comportano come blocchi di costruzione dell'ergotioneina per l'elemento. In questo modo, hanno aumentato la produzione di ergotioneina in modo significativo.


Pertanto, l'ottimizzazione dell'elemento è stato uno dei passi importanti per aumentare la produzione di 0,6g/l in 84 ore, che regge bene il confronto con l'attuale migliore produzione riportata nell'E. coli che è di 1,3g/l in 216 ore.


“Il percorso batterico nell'E. coli usa molta energia, al contrario del percorso fungino nel lievito. Questo potrebbe portare ad un beneficio di produzione. Inoltre, il lievito è un ospitante sicuro e ben noto di produzione per gli integratori alimentari", dice Steven van der Hoek.


Attualmente, gli scienziati stanno cercando di aumentare la produttività ri-progettando ulteriormente il ceppo per ottenere un prodotto commercialmente valido.


Gli autori di questo studio sottolineano anche che gli effetti positivi dell'ergotioneina sono finora stati riferiti solo in modelli animali, e, quindi, è troppo presto per dire se questo funzionerà negli esseri umani. Indipendentemente da ciò, la produzione di ergotioneina su una scala più grande di oggi potrebbe essere importante per ottenere un integratore alimentare utile.

 

 

 


Fonte: Technical University of Denmark (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Steven A. van der Hoek, Behrooz Darbani, Karolina Zugaj, Bala Krishna Prabhala, Mathias Bernfried Biron, Milica Randelovic, Jacqueline Medina, Douglas Kell, Irina Borodina. Engineering the Yeast Saccharomyces cerevisiae for the Production of L-( )-Ergothioneine. Frontiers in Bioengineering and Biotechnology, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.