Bere con regolarità caffè, e in abbondanza, fornisce due ingredienti che sembrano lavorare insieme come potente difesa contro l'Alzheimer, secondo uno studio sui topi presso l'Istituto di Alzheimer Byrd a Tampa. Uno di questi ingredienti è la caffeina, l'altro rimane un mistero.
Ricercatori della University of South Florida (USF), hanno detto Martedì che il loro lavoro potrebbe contribuire a spiegare i risultati per cui 4-5 tazzine di caffè al giorno, consumato nella mezza età, sembrano allontanare lo sviluppo della patologia che distrugge la memoria. I risultati del loro studio saranno pubblicati la prossima settimana sul Journal of Alzheimer's Disease.
Gli autori principali Chuanhai Cao dell'Istituto Byrd e Gary Arendash del Centro di Ricerche di Alzheimer della Florida hanno voluto dare un seguito a ricerche che dimostrano che la caffeina pura migliora la cognizione nei topi che erano stati allevati per mostrare i sintomi dell'Alzheimer.
Hanno confrontato la caffeina di laboratorio con il caffè della Maxwell House, sia regolare che decaffeinato. "Abbiamo scoperto che il caffè con caffeina ha alcune proprietà aggiuntive della caffeina piuttosto sorprendenti per dare protezione" contro i deficit cognitivi, ha detto Arendash. Il risultato, ha detto, è stato un netto aumento del fattore di crescita chiamato GCSF nei livelli ematici. Questa proteina - fattore di stimolazione delle colonie di granulociti [granulocyte colony stimulating factor o GCSF] - è nota per rafforzare il sistema immunitario umano e ha mostrato risultati promettenti negli studi sugli animali per la riparazione di danni causati da un ictus.
Arendash ha detto che nello studio sui topi della USF, questi alti livelli di GCSF hanno agito per preservare la memoria in tre modi:
- La loro conquista primaria è stata di sopprimere la produzione di beta amiloide, un peptide che forma depositi di placca presenti nel cervello dei malati di Alzheimer. Molti specialisti credono che l'eccesso di accumulo di beta amiloide provoca effettivamente la malattia.
- La sostanza "recluta cellule staminali dal midollo osseo per passare nel sangue e poi nel cervello dove distrugge gli aggregati di beta amiloide", ha detto Arendash.
- Produce anche connessioni cerebrali e favorisce la nascita di cellule cerebrali.
"Il caffè con caffeina fa tutte e tre queste cose, ecco perché siamo così soddisfatti", ha detto. "Ma saremo ancora più entusiasti quando troveremo quel misterioso componente non identificato di caffè". Cao ha detto che il prossimo passo è quello di isolare quel composto. Ha detto che quando i produttori tolgono la caffeina dai loro prodotti, si perde anche questo ingrediente. "Voglio contattare qualche produttore di caffè", ha detto, "e chiedere se sono interessati a fornirmi un campione della loro procedura di decaffeinizzazione. Allora, forse, saremo in grado di identificare quali composti si combinano con la caffeina" per aumentare i livelli di GCSF.
Michael J. Mullan, direttore dell' Istituto Roskamp di Sarasota e la sua collega, Fiona Crawford, hanno scoperto la mutazione del gene umano che è stato utilizzato per modificare i topi nello studio USF. (I topi sono stati forniti dal Jackson Laboratory, a cui è stato di recente negato il finanziamento statale per creare un istituto a Sarasota). Ma Mullan ha detto che le conclusioni del team della USF circa il GCSF sono "una loro storia" - non condivisa ampiamente da altri ricercatori - e che la scienza coinvolta nel legame tra caffè e Alzheimer è "molto complessa". "Quando prendi un preparato per il caffè acquistato in negozio, ci sono migliaia di molecole differenti", ha detto. "Ogni chicco di caffè ti dà un profilo leggermente diverso".
Mullan ha aggiunto che il salto dai topi ai pazienti umani di Alzheimer è grande. E è rimasto turbato da un aspetto dello studio Byrd: oltre al GCSF elevato, la miscela di caffè ha anche aumentato i livelli nel sangue di una proteina. La proteina "è generalmente una cattiva notizia", ha detto. Mullan ha detto che c'è bisogno di maggiori studi che possano correlare il consumo umano "moderato" di caffè - 4/5 tazze al giorno - con la prevenzione di Alzheimer. Gli studi hanno dimostrato che le persone che hanno bevuto molto caffè tra i 40 e i 50 anni hanno in seguito presentato una minore incidenza della malattia. Ma una questione da risolvere, ha detto, è "se c'è qualche altro fattore assieme al bere il caffè". Mullan ha detto che beve molto caffè ogni giorno, ma finora è fermo sul decaffeinato.
Sia Cao che Arendash hanno detto che hanno aumentato l'assunzione quotidiana di caffè normale dopo aver iniziato questo lavoro. "Io sono cinese, così bevevo tè prima di studiare la caffeina", ha detto Cao. "Poi ho cominciato con il caffè, e ho convinto gli altri intorno a me. C'è un sacco di caffè in questo laboratorio, che finiamo ogni Domenica".
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.
Scritto da Barbara Peters Smithin HeraldTribune.com il 21 giugno 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti: |