Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Per la longevità è cruciale non fumare ed essere socialmente attivi

Gentlemen Smoking and Playing Backgammon in an Interior by Dirck Hals 1627Gentiluomini fumano e giocano a backgammon all'interno, di Dirck Hals, 1627 (Fonte: Wikipedia)

Ricercatori dell'Università di Otago (nuova Zelanda) hanno scoperto alcuni dei segreti della longevità con una nuova ricerca che rivela che non fumare ed essere impegnati socialmente per tutta la vecchiaia sono tratti comuni dei centenari della Nuova Zelanda.


Il professore associato Yoram Barak, consulente psicogeriatra, dice che i risultati mostrano che le persone possono avere un certo controllo sul processo di invecchiamento: “Decidere di non fumare e impegnarsi a mantenere la rete sociale è il migliore investimento che uno può fare per invecchiare bene".


Essere attivi socialmente significa uscire fisicamente di casa e allontanarsi dalla famiglia, e interagire con le persone; visitare amici, fare volontariato o partecipare ad attività, come assistere a un concerto, o giocare a golf, dice il professor Barak.


Insieme al suo collega prof. Paul Glue, del Dipartimento di Medicina Psicologica, e alla dott.ssa Sharon Leitch del Dipartimento di Medicina Generale e di Sanità Rurale, il prof. Barak si è proposto di indagare sulle variabili associate a una vecchiaia estrema eccezionalmente sana. “Questo è per fare alcune raccomandazioni che aiutano le persone ad invecchiare bene”.


I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 292 centenari che erano senza malattie croniche come il diabete, la depressione, la demenza e l'ipertensione. Hanno anche incluso informazioni su ulteriori 103.377 anziani over-60. Tutte queste persone vivevano in alloggi privati ​​in comunità e non in strutture di assistenza agli anziani.


I risultati hanno mostrato che l'impegno sociale dei partecipanti, per il quale partecipano ad attività sociali di loro interesse da molto tempo, era simile in tutti i gruppi di età. I tassi di depressione e diabete diminuivano progressivamente con l'aumentare dell'età e quelli di demenza diminuivano dopo gli 80 anni. I tassi di ipertensione aumentavano di quasi il 30% dai 60 ai 100 anni.


C'è l'evidenza che l'esercizio fisico migliora la salute e la durata della vita, ma in questo studio la maggior parte dei partecipanti aveva un profilo simile di attività fisica e non c'era una diffusione della durata o dell'intensità tale da testare gli effetti sull'invecchiamento. Tuttavia, i gruppi che facevano più attività fisica avevano il rischio più basso di demenza.


A partire dal 2011, si stima che i centenari in Nuova Zelanda siano tra i 400 e i 500. Di questi, meno di 40 supera i 105. L'età media degli intervistati nello studio era di 101. I centenari erano con più probabilità femmine (75%) e, in ogni gruppo di età, le donne hanno maggiori probabilità di essere prive delle malattie croniche sopra citate.


“Le donne hanno un'aspettativa di vita più lunga e hanno quindi più probabilità di essere rappresentate negli studi sui centenari. Tuttavia, dopo la correzione per questo vantaggio, gli uomini che raggiungono i 100 anni di età hanno maggiori probabilità di essere privi di malattie comuni“, dice il prof. Barak.


Questo studio ha trovato tassi più alti di centenari senza malattie croniche comuni in Nuova Zelanda rispetto a quanto riportato in altri paesi. Tuttavia, una spiegazione è che questa indagine ha considerato solo centenari viventi in comunità, che probabilmente sono in condizioni di salute migliori rispetto a quelli che vivono in strutture di assistenza o in ospedale.


Il professor Barak spiega che non sono chiare le basi bio-psico-sociali di una salute e longevità notevoli tra i centenari. Sono stati studiati i fattori genetici, aree geografiche specifiche e le caratteristiche di stile di vita nel tentativo di identificare i potenziali fattori che predispongono a una longevità eccezionale.

 

 

 


Fonte: University of Otago (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Yoram Barak, Sharon Leitch, Paul Glue. The Great Escape. Centenarians’ exceptional health. Aging Clinical and Experimental Research, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)