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Il pericolo dei farmaci-Z per i pazienti con demenza

Le pillole forti per addormentarsi chiamate 'farmaci-Z' sono collegate con un aumento del rischio di cadute, fratture e ictus nelle persone con demenza, secondo una ricerca della University of East Anglia.


Il disturbo del sonno è comune tra le persone con demenza e l'impatto sui pazienti e le loro famiglie è significativo. Ad oggi non ci sono trattamenti efficaci, comprovati e disponibili, tuttavia le persone con demenza ricevono spesso una prescrizione di farmaci-Z (zopiclone, zaleplon e zolpidem).


Ma un nuovo studio appena pubblicato rivela che dosi più forti di questi farmaci sono legate a un aumento del rischio di effetti avversi. Questi effetti avversi sono ritenuti simili, o maggiori, a quelli di dosi ben superiori di benzodiazepine, anch'esse usate per curare i disturbi del sonno, i cui diversi effetti negativi sono noti.


Il gruppo afferma che i pazienti che prendono già dosi più alte di farmaci-Z non dovrebbero interromperli improvvisamente, ma dovrebbero chiedere una revisione al loro medico di base.


Il prof. Chris Fox, della Facoltà di Medicina della UEA, ha dichiarato:

"Fino al 90% delle persone con demenza soffrono di disturbi del sonno, che hanno un grande impatto sulla loro salute mentale e fisica, così come su quella dei loro caregiver.

"I farmaci-Z sono prescritti comunemente per aiutare le persone a dormire; tuttavia questi medicinali non sono mai stati autorizzati per la demenza e sono associati ad eventi avversi come cadute e rischi di fratture nelle persone anziane.

"Volevamo scoprire come [questi farmaci] influenzano le persone con demenza, alle quali spesso sono prescritti per aiutare nei disturbi del sonno".


Il team ha analizzato i dati di 27.090 pazienti inglesi con diagnosi di demenza tra gennaio 2000 e marzo 2016, che avevano un'età media di 83 anni e il 62% erano donne. Ha esaminato gli eventi avversi di 3.532 pazienti che avevano avuto la prescrizione di un farmaco-Z e li ha confrontati con le persone che soffrivano di disturbi del sonno ma non avevano una prescrizione di sedativi, e con pazienti che prendevano benzodiazepine prescritte.


Hanno anche controllato se il dosaggio dei farmaci-Z aveva una parte nei esiti avversi. Il prof. Fox ha detto:

"Abbiamo studiato una serie di esiti avversi che includono fratture, cadute, trombosi venosa profonda, ictus e morte, su oltre due anni. E eravamo particolarmente interessati a capire se le dosi più elevate hanno portato a esiti peggiori".


Dosi più elevate di farmaci-Z e benzodiazepine sono state definite come prescrizioni equivalenti a ≥7,5 mg di zopiclone o > 5mg di diazepam ogni giorno. Il prof. Fox ha scritto:

"Per i pazienti con farmaci-Z prescritti, il 17% ha ricevuto dosi più elevate. E abbiamo scoperto che questi pazienti con dosi più elevate erano più a rischio di cadute e fratture (in particolare dell'anca) e ictus, rispetto ai pazienti che non stavano prendendo alcun farmaco per disturbi del sonno".


Tuttavia, quelli che assumevano dosi inferiori (≤3.75mg zopiclone o equivalente) non hanno dimostrato un aumento del rischio di esiti avversi. E non ci sono state differenze negli eventi avversi per i farmaci-Z rispetto alle benzodiazepine, ad eccezione di minori tassi di mortalità con i farmaci-Z. Il prof. Fox ha dichiarato:

"Questa ricerca ci mostra che si dovrebbero evitare dosi superiori di farmaci-Z, se possibile, nelle persone con demenza e si dovrebbero considerare preferenzialmente alternative non farmacologiche.

"I pazienti che già prendono dosi più elevate di farmaci-Z non dovrebbero smettere di prendere il farmaco, ma raccomandiamo di prendere un appuntamento con il medico per una revisione".


Il prof. Clive Ballard, dell'Università di Exeter, che ha collaborato allo studio, ha dichiarato:

"I nostri risultati consigliano un'importante cautela riguardo i danni delle pillole del sonno nelle persone con la demenza. Questa ricerca ci ricorda, in modo molto tempestivo e purtroppo necessario, che i farmaci sedativi non sono un modo utile per gestire l'isolamento sociale durante il Covid-19.

"Lo studio evidenzia anche l'importanza della ricerca per sviluppare approcci non-farmacologici per aiutare le persone con la demenza a dormire, che siano a casa o in una struttura".


Il dott. Ian Maidment, docente di farmacia clinica all'Università di Aston e il farmacista dello studio, ha dichiarato:

"I farmaci-Z sono molto usati per trattare l'insonnia nelle persone con demenza, ma sono raccomandate solo come trattamento a breve termine per un massimo di quattro settimane. Il nostro lavoro mostra l'importanza dei medici, compresi quelli di base e i farmacisti, per rivedere i farmaci-Z a lungo termine dei pazienti".

 

 

 


Fonte: University of East Anglia (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Kathryn Richardson, Yoon Loke, Chris Fox, Ian Maidment, Robert Howard, Nicholas Steel, Antony Arthur, Penelope Boyd, Clare Aldus, Clive Ballard & George Savva. Adverse effects of Z-drugs for sleep disturbance in people living with dementia: a population-based cohort study. BMC Medicine, 24 Nov 2020, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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