Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Iperattivazione anomala nel cervello può essere un primo segno di Alzheimer

activation and neurodegeneration inverse u shape modelNelle fasi iniziali della neurodegenerazione (linea tratteggiata blu) c'è un aumento di attivazione cerebrale (linea rossa) rispetto alla normalità cognitiva.Le aree anormalmente iperattive nel cervello possono aiutare a prevedere meglio l'insorgenza del morbo di Alzheimer (MA), secondo i risultati di un team di ricerca guidato dalla ricercatrice Sylvie Belleville, direttrice scientifica del Centro di ricerca dell'Institut Universitaire de Gériatrie de Montréal e professoressa nel Dipartimento di Psicologia all'Université de Montréal.


L'iperattivazione potrebbe essere un biomarcatore precoce del MA, dicono i ricercatori nel loro studio pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, il cui primo autore è il dottorando Nick Corriveau-Lecavalier.

 

Preoccupati per la memoria

Nella ricerca, il team ha trovato iperattivazione in alcune aree cerebrali delle persone ancora senza diagnosi di MA, ma che erano preoccupate per la loro memoria e che avevano fattori di rischio per la malattia. Lo studio segna un'importante pietra miliare in questa area di ricerca, poiché l'iperattivazione delle regioni suscettibili al MA, dimostrata dalla risonanza magnetica funzionale (fMRI), è stata osservata nelle persone senza sintomi clinici e prima dell'inizio del deterioramento cognitivo rilevato con test standard.


"Questo studio indica che l'attivazione anomala in queste aree può essere osservata molti anni prima della diagnosi", ha affermato la Belleville. "Questa scoperta è cruciale per il progresso della conoscenza della malattia, il MA è progressivo e può nascere nel cervello da 20 a 30 anni prima della diagnosi. È quindi molto importante individuare i biomarcatori, cioè i segni fisici e rilevabili della malattia, e comprendere meglio gli effetti iniziali sul cervello. L'iperattivazione potrebbe quindi rappresentare uno dei primi segni del MA".

 

Attivazione a U inversa

Il team ha osservato che, con il progredire della malattia, l'attivazione neuronale segue una traiettoria a forma di U inversa. Infatti, l'attivazione in alcune aree del cervello nelle prime fasi del MA può aumentare significativamente prima che la perdita neuronale causata dalla malattia porti ad una chiara diminuzione dell'attivazione.


"Questo modulo può caratterizzare il processo patologico sottostante e aiutare i medici a determinare lo stadio della malattia", ha spiegato Corriveau-Lecavalier. "Se combinato con altri indicatori, come esami del sangue e i test cognitivi, questo tipo di indagine via neuroscansioni potrebbe aiutare un possibile rilevamento precoce".


Per lo studio, il team ha usato i dati del Consortium for the Early Identification of Alzheimer’s Disease per studiare l'attivazione cerebrale in gruppi di individui ad un alto rischio di MA, che avevano eseguito un compito di memoria durante le scansioni fMRI. Un gruppo consisteva di 28 individui che erano preoccupati per la loro memoria, ma che non mostravano deterioramento cognitivo sui test clinici tradizionali. L'altro gruppo includeva 26 individui con lieve decadimento cognitivo.


I ricercatori hanno scoperto che gli individui del primo gruppo (quelli con lamentele sulla loro memoria, ma senza problemi cognitivi obiettivi) avevano livelli di attivazione anormalmente elevati in varie regioni cruciali del cervello colpite dal MA. Gli individui con lieve decadimento cognitivo, che sono considerati in una fase più avanzata della malattia, tendevano a mostrare una minore attivazione in queste regioni cerebrali.

 

 

 


Fonte: University of Montreal (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Nick Corriveau‐Lecavalier, Simon Duchesne, Serge Gauthier, Carol Hudon, Marie‐Jeanne Kergoat, Samira Mellah, Sylvie Belleville. A quadratic function of activation in individuals at risk of Alzheimer's disease. Alzheimer's & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)