Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La fibrillazione atriale aumenta il rischio di demenza

Il tipo più comune di battito cardiaco irregolare cronico, conosciuto come fibrillazione atriale (su Wikipedia), è associato ad un maggior rischio di demenza, compreso l'Alzheimer. La scoperta dei ricercatori del Group Health Research Institute e dei loro collaboratori è stata pubblicata online prima della stampa il 1 ° agosto sul Journal of the American Geriatrics Society.

"Sia la fibrillazione atriale che la demenza aumentano con l'età", ha dichiarato Sascha Dublin, MD, PhD, assistente ricercatore del Group Health Research Institute, che ha guidato la ricerca. "Prima di questo studio prospettico di coorte, sapevamo che la fibrillazione atriale può causare l'ictus, che può portare alla demenza. Ora abbiamo imparato che la fibrillazione atriale può aumentare il rischio di demenza in altri modi, anche più impercettibili".

I risultati dello studio del Dr. Dublin suggeriscono una relazione tra la fibrillazione atriale e la demenza al di là della connessione attraverso l'ictus. Le persone nello studio avevano un'età media di 74 anni quando è iniziato.

Nessuno aveva la demenza o una storia di ictus. All'inizio dello studio, il 4,3 per cento aveva fibrillazione atriale, e un ulteriore 12,2 per cento l'ha sviluppata durante lo studio. Nel corso dello studio, il 18,8 per cento ha sviluppato un certo tipo di demenza. Le persone con fibrillazione atriale avevano una maggiore probabilità di avere altri fattori di rischio cardiovascolare e malattie rispetto a quelli senza la patologia. Così i ricercatori hanno verificato se la fibrillazione atriale aumenta il rischio di demenza in misura maggiore che attraverso la sua associazione con altri tipi di malattie cardiache.

I partecipanti sono stati seguiti per una media di sette anni. Durante questo periodo, quelli con fibrillazione atriale hanno avuto un rischio dal 40 al 50 per cento più elevato di sviluppare la demenza di qualsiasi tipo, compreso il probabile Alzheimer rispetto a quelli senza fibrillazione atriale. Questo era vero anche per le persone che non hanno avuto anche un ictus in seguito allo studio.

La ricerca si è svolta nell'ambito del Adult Changes in Thought (ACT), un progetto continuo e congiunto del Group Health e della University of Washington per studiare i fattori di rischio per la demenza negli anziani. Avviato nel 1994, ACT è guidato da Eric B. Larson, MD, MPH, collega del Dr. Dublin, Vice Presidente di Health Group per la Ricerca e direttore esecutivo del Group Health Research Institute. L'ACT si concentra sulla ricerca dei modi per ritardare o prevenire la demenza, compreso l'Alzheimer, e il declino della memoria e del pensiero. Ha lo scopo di approfondire la comprensione di come invecchia il corpo, soprattutto il cervello. I partecipanti all'ACT sono membri del Group Health Cooperative, un'organizzazione no-profit del sistema sanitario degli Stati Uniti nel Pacifico nord-occidentale.

Lo studio del Dr. Dublin, si è svolto dal 1994 al 2008, e ha seguito 3.045 persone. I ricercatori si sono avvalsi dei sistemi elettronici avanzati di dati dell'Health Group per determinare se i partecipanti avevano fibrillazione atriale. La funzione cognitiva di tutti i partecipanti allo studio è stata valutata ogni due anni con test e colloqui all'interno di ACT. I pazienti i cui test ACT indicavano possibile demenza erano sottoposti a prove aggiuntive, tra cui esami fisici, neurologici e psicologici, e molti erano sottoposti anche a scansioni cerebrali. Un gruppo di esperti ha determinato la corretta diagnosi per i pazienti con problemi cognitivi.

La fibrillazione atriale colpisce 3 milioni di americani e, secondo Il Dr. Dublin, alcuni dei modi in cui potrebbe aumentare il rischio di demenza sono:

  • indebolendo la capacità di pompaggio del cuore, e portando meno ossigeno al cervello;
  • aumentando la possibilità che piccoli coaguli di sangue vadano al cervello, provocando piccoli ictus, clinicamente non rilevati;
  • attraverso una combinazione di questi fattori, più altri che contribuiscono alla demenza, come l'infiammazione.

Il Dr. Dublin ha detto che un importante passo successivo è studiare se i trattamenti per la fibrillazione atriale possono ridurre il rischio di sviluppare demenza. I ricercatori sperano inoltre che i loro risultati possano raggiungere i fornitori di cure primarie, che sono spesso i medici che curano in modo principale le persone con fibrillazione atriale, la demenza, o entrambi. "Al momento pensiamo di proteggere il cervello dei nostri pazienti fintanto che non c'è un ictus, ma le piccole ferite nel corso del tempo possono contribuire", ha detto il Dott. Dublin, medico di cura primaria del Group Health. "Questo studio è un segnale d'allarme, ci dice che abbiamo bisogno di imparare di più come proteggere il funzionamento del cervello, pur continuando a dare ai pazienti con fibrillazione atriale la migliore assistenza possibile".

Fonte: Group Health Research Institute

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.


Pubblicato in NewsMedical.net il 8 agosto 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

I tuoi ricordi sono governati da timer nascosti nel tuo cervello

10.12.2025 | Ricerche

Uno dei compiti più essenziali del cervello è decidere quali esperienze immagazzinare co...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.