I ricercatori della Lancaster University, finanziati dall'Unione Europea, sperano di sviluppare un nuova cura per l'Alzheimer nell'ambito del progetto NAD ("Nanoparticelle per la terapia e la diagnosi della malattia di Alzheimer").
Nel Regno Unito, il professor David Allsop e il suo gruppo della Lancaster University stanno creando piccole nanoparticelle per attraversare la barriera emato-encefalica, al fine di individuare le placche amiloidi che si accumulano nel cervello dei malati di Alzheimer.
Egli dice: "Ora quando la malattia viene diagnosticata il danno è già fatto. Le proteine si accumulano nel cervello come placche senili o fibre che interferiscono con la normale funzione delle cellule nervose.
Stiamo sviluppando trattamenti basati sull'inibizione dell'accumulo delle fibre proteiche in modo che l'Alzheimer possa essere trattato molto prima".
Il gruppo di Allsop sta anche esaminando il potenziale di diagnosticare l'Alzheimer prima che i sintomi di perdita di memoria cominciano ad apparire, e ha aggiunto che un farmaco potrebbe essere testato su esseri umani entro 5-6 anni. La forma più comune di demenza, l'Alzheimer, rimane impossibile da curare. Una persona su tre oltre i 65 anni morirà di demenza e la malattia colpisce 750.000 persone nel solo Regno Unito. Fino ad oggi molti farmaci che puntavano alla malattia hanno fallito, come il semagacestat della Lilly, il tarenflurbil della Myriad Genetics e l'Alzhemed della Neurochem.
Allsop crede di aver migliorato i metodi e aggiunge: "La ricerca di laboratorio è molto promettente e se le sue aspettative sono realizzate, i risultati che ci si può aspettare avranno un enorme impatto sulla diagnosi precoce e il trattamento di questa malattia altamente stressante". Alzheimer Research UK ha finanziato l'acquisto di equipaggiamenti per un valore di £ 35.000 che consentiranno la rilevazione di piccole quantità di beta amiloide come pure altri marcatori neurodegenerativi, come il Parkinson e la malattia del neurone motorio.
La ricerca alla Lancaster è supportata da ulteriori finanziamenti da parte dell'UE (quadro 7), dal Medical Research Council, da George Barton Trust e dalla Fisher Foundation.
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Pubblicato in InPharm il 10 agosto 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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