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Farmaci comuni di Alzheimer legati a declino cognitivo più lento

Gli inibitori della colinesterasi formano un gruppo di farmaci raccomandati per il trattamento del morbo di Alzheimer (MA), ma i loro effetti sulla cognizione sono in discussione e pochi studi hanno esaminato i loro effetti a lungo termine.


Un nuovo studio che ha coinvolto ricercatori del Karolinska Institutet, pubblicato sulla rivista Neurology, mostra benefici cognitivi persistenti e la riduzione della mortalità per un massimo di cinque anni dopo la diagnosi.


Il MA è una malattia cerebrale cognitiva che colpisce milioni di pazienti in tutto il mondo, e ha un impatto profondo sia sulla vita dei pazienti che su quella delle loro famiglie. La maggior parte di coloro che ricevono una diagnosi hanno più di 65 anni, ma ci sono pazienti che vengono diagnosticati anche appena dopo i 50.


L'attuale costo della cura e del trattamento per le persone con la demenza è di circa 60 miliardi di SEK all'anno in Svezia. Questo equivale al costo della cura e del trattamento per le malattie cardiovascolari ed è il doppio della cura del cancro.

 

Acetilcolina: un neurotrasmettitore vitale

Nel MA ci sono cambiamenti in diversi neurotrasmettitori chimici del cervello, e quindi cambia la capacità dei neuroni di comunicare tra loro. L'acetilcolina è uno di tali sostanze e ha un ruolo chiave nelle funzioni cognitive come la memoria, l'attenzione e la concentrazione.


Ci sono tre farmaci inibitori della colinesterasi, che sono usati nel trattamento del MA: galantamina, donepezil e rivastigmina. Gli effetti degli inibitori della colinesterasi sono, tuttavia, oggetto di discussione, in parte perché ci sono relativamente pochi studi clinici longitudinali.


I ricercatori del Karolinska Institutet e della Umeå University hanno ora condotto uno studio sui dati del registro dei pazienti con MA per 5 anni dopo la diagnosi.

 

Il registro di qualità SveDem

Lo studio si basa sui dati dello SveDem (il registro svedese della demenza) per 11.652 pazienti trattati con inibitori di colinesterasi e un gruppo di controllo abbinato di 5.826 pazienti non trattati.


I risultati hanno mostrato che il trattamento con inibitori della colinesterasi è associato a un calo cognitivo più lento in 5 anni, e a una mortalità inferiore del 27% nei pazienti con MA rispetto ai non trattati.


La prima autrice dello studio Hong Xu, ricercatrice postdottorato del Department of Neurobiology, Care Sciences and Society del Karolinska Institutet, afferma:

"Di tutti e tre i farmaci, la galantamina ha avuto l'effetto più forte sulla cognizione, che può essere dovuto alla sua influenza sui recettori della nicotina e il suo effetto inibitore sull'enzima acetilcolinesterasi, che rompe il neurotrasmettitore acetilcolina".


L'autrice senior e iniziatrice dello studio Maria Eriksdotter, professoressa dello stesso dipartimento, afferma:

"I nostri risultati offrono un forte sostegno alle raccomandazioni attuali di trattare le persone con MA con inibitori della colinesterasi, ma mostra anche che l'effetto terapeutico dura per molto tempo".

 

 

 


Fonte: Karolinska Institutet (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Hong Xu, Sara Garcia-Ptacek, Linus Jönsson, Anders Wimo, Peter Nordström, Maria Eriksdotter. Long Term Effects of Cholinesterase Inhibitors on Cognitive Decline and Mortality, Neurology, 19 Mar 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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