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L'esercizio fisico può aiutare a prevenire i danni al cervello causati dall'Alzheimer

Questa ricerca, e il crescente corpo di evidenze sull'esercizio fisico e l'Alzheimer, cattura la mia attenzione. Nel nostro caso, anche dopo che Dotty [ndt: madre dell'autore, 95 anni, con alzheimer] ha avuto la diagnosi di probabile Alzheimer ho iniziato a portarla in palestra per esercizi "veri". Dotty aveva 87 anni quando è entrata in palestra per la prima volta nella sua vita.

Prima di andare in palestra, Dotty era spesso annoiata e "non proprio presente". A volte era come se stesse strisciando solo per arrivare in palestra. Prima della palestra il suo comportamento era orribile.

All'uscita dalla palestra, Dotty stava meglio, aveva un sorriso sul suo viso, ed era chiaramente "più lì" e cooperativa. Ogni singola volta. Non c'è dubbio che l'esercizio ha aiutato Dotty. Penso anche che il senso di realizzazione ha avuto un effetto positivo sul suo comportamento. Conosco un sacco di persone che commentaranno che questo e quello, si sono esercitate tutta la vita e ancora sono finite per ocntrarre l'Alzheimer.

Non ci può essere alcun dubbio che la genetica è una delle principali cause dell'Alzheimer. Il problema qui è: le scelte di vita fanno la differenza? Io credo che lo fanno. Come sapete, quasi tutti quelli che mi scrivono per dirmi che stanno facendo bene, hanno l'esercizio fisico come parte della loro regime quotidiano.

L'esercizio fisico può aiutare a prevenire i danni al cervello causati dall'Alzheimer

L'esercizio fisico regolare può aiutare a prevenire danni al cervello associati a malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, secondo una ricerca pubblicata questo mese sulla rivista Elsevier Brain, Behavior, and Immunity. "L'attività fisica permette al cervello di produrre rapidamente sostanze chimiche che impediscono le infiammazioni dannose", ha detto il professor Jean Harry, che ha condotto lo studio presso il National Institute of Environmental Health Sciences negli Stati Uniti. "Questo potrebbe aiutarci a sviluppare un approccio terapeutico per l'intervento precoce per prevenire danni al cervello".

Precedenti ricerche hanno già dimostrato che l'esercizio fisico dopo una lesione cerebrale può aiutare i meccanismi di riparazione. Questo nuovo studio mostra che l'esercizio fisico prima della comparsa di danni modifica l'ambiente del cervello in modo che i neuroni sono protetti da attacchi gravi. Lo studio ha utilizzato un modello sperimentale di danno cerebrale, in cui topi sono esposti a una sostanza chimica che distrugge l'ippocampo, area del cervello che controlla l'apprendimento e la memoria. I topi che sono stati esercitati regolarmente prima dell'esposizione hanno prodotto un messaggero immunitario, l'interleuchina-6 nel cervello, che smorza la risposta nociva infiammatoria a questo danno, e previene la perdita di funzione che si osserva di solito.

Le terapie farmacologiche che riducono l'infiammazione e indirizzano il declino cognitivo negli anziani, e in quelli con Alzheimer, hanno avuto meno successo. Questa ricerca aiuta a capire come l'esercizio potrebbe essere utilizzato per influenzare il percorso di molte patologie umane, come i disturbi dello sviluppo neurologico e le malattie neurodegenerative. In più, poichè è stato utilizzato un modello chimico di danno neuronale, essa solleva anche la possibilità che l'esercizio fisico possa offrire protezione contro gli effetti potenzialmente nocivi delle tossine ambientali.

"Questa serie elegante di esperimenti rivela una via alternativa attraverso la quale il  esercizio fisico volontario può proteggere i neuroni dell'ippocampo", ha dichiarato il Dr. Ruth Barrientos del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell'Università del Colorado. "Lo studio sul ruolo dell'esercizio fisico come intervento terapeutico avrà senza dubbio un seguito negli anni a venire. Forse la sfida più grande con questa linea di ricerca non sarà più fare scoperte di prove convincenti degli effetti anti-neuroinfiammatori dell'attività fisica, ma invece, fare inmodo che gli esseri umani si esercitino volontariamente e regolarmente".

 

La ricerca è stata finanziata dalla Division of Intramural Research del National Institute of Environmental Health Sciences, e dai National Institutes of Health.

L'articolo è "Voluntary exercise protects hippocampal neurons from trimethyltin injury: Possible role of interleukin-6 to modulate tumor necrosis factor receptor-mediated neurotoxicity" di Jason A. Funk, Julia Gohlke, Andrew D. Kraft, Christopher A. McPherson e Jennifer B. Collins. E appare in Brain, Behavior, and Immunity, Volume 25, Number 6 (August 2011), published by Elsevier.

 

 


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Pubblicato in Alzheimer's Rreading Room il 15 agosto 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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