Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


MIT: Blocco di un enzima cruciale può invertire la perdita di memoria

Nel cervello dei pazienti di Alzheimer molti dei geni necessari per formare nuovi ricordi sono spenti da un blocco genetico, contribuendo al declino cognitivo visto in quei pazienti.


I ricercatori del MIT hanno ora dimostrato di poter invertire questa perdita di memoria nei topi, interferendo con l'enzima che forma il blocco. L'enzima, chiamato HDAC2, spegne i geni condensandoli così strettamente da non riuscire più a essere espressi.


Da diversi anni, gli scienziati e le aziende farmaceutiche stanno cercando di sviluppare farmaci che bloccano questo enzima, ma la maggior parte di questi farmaci blocca anche altri membri della famiglia HDAC, producendo effetti collaterali tossici. Il team del MIT ha ora trovato un modo per puntare prima l'HDAC2, bloccando la sua interazione con un partner a cui si lega, chiamato Sp3.


"Questo è interessante perché per la prima volta abbiamo trovato un meccanismo specifico con cui l'HDAC2 regola l'espressione genica sinaptica", afferma Li-Huei Tsai, direttore del Picower Institute for Learning and Memory del MIT e autore senior dello studio. Hidekuni Yamakawa, Jemmie Cheng e Jay Penney, postdottorati del Picower Institute, sono i primi autori dello studio, apparso l'8 agosto su Cell Reports.


Bloccare quel meccanismo potrebbe essere un modo nuovo per trattare la perdita di memoria dei pazienti di Alzheimer. In questo studio, i ricercatori hanno usato un frammento grande di proteine per interferire con l'HDAC-2, ma vogliono cercare molecole più piccole che sarebbero più facili da distribuire come farmaci.

 

Interazioni memorabili

Nel 2007, Tsai aveva scoperto che, bloccando l'attività degli HDAC, si può invertire la perdita di memoria nei topi. Esistono diverse classi di HDAC, e la loro funzione primaria è modificare gli istoni (le proteine ​​intorno alle quali è avvolto il DNA), formando una struttura chiamata cromatina. Queste alterazioni condensano la cromatina, rendendo meno probabile l'espressione dei geni in quel tratto di DNA.


Le cellule umane hanno circa una dozzina di forme di HDAC e Tsai ha successivamente scoperto che l'HDAC2 è responsabile del blocco dei geni associati alla memoria. Ha anche scoperto che l'HDAC2 è elevato nei pazienti umani di Alzheimer e nei topi modello della malattia.


"Pensiamo che l'HDAC2 agisca da regolatore principale dell'espressione genica della memoria, e durante l'Alzheimer è elevato, provocando un blocco epigenetico dell'espressione di questi geni della memoria", dice. "Se riuscissimo a eliminare il blocco, inibendo l'attività dell'HDAC2 o riducendone i livelli, potremmo eliminare il blocco e ripristinare l'espressione di tutti questi geni necessari per l'apprendimento e la memoria".


La maggior parte degli inibitori HDAC che bloccano l'HDAC2 influenzano anche l'HDAC-1, con possibili effetti collaterali tossici, perché l'HDAC1 è necessario per la proliferazione cellulare, specialmente per la produzione di globuli rossi e globuli rossi.


Per trovare un modo per puntare in modo più specifico l'HDAC2, Tsai ha deciso di identificare le proteine ​​che aiutano l'enzima a legare i geni necessari alla formazione della memoria. In primo luogo, ha analizzato i dati di espressione genica dei campioni di cervello post-mortem prelevati da persone che non avevano l'Alzheimer, compresi 28 cervelli con livelli elevati di HDAC-2 e 35 con bassi livelli. Questa ricerca ha prodotto più di 2.000 geni i cui livelli si avvicinano fortemente a quelli di HDAC2, suggerendo che questi geni potrebbero lavorare in tandem con HDAC2.


Sulla base di ciò che già sapevano delle funzioni di questi geni e di come interagiscono fisicamente con l'HDAC2, i ricercatori hanno scelto tre di questi geni per ulteriori test. Queste prove hanno rivelato che un gene chiamato Sp3 è necessario per reclutare l'HDAC2 alla cromatina e attuare il blocco dei geni legati alla memoria.


I ricercatori hanno esaminato anche i dati dell'espressione genica nel cervello post-mortem di pazienti di Alzheimer e hanno trovato una correlazione quasi perfetta tra i livelli di HDAC2 e quelli di Sp3.

 

Obiettivi specifici

I ricercatori hanno poi analizzato cosa accade abbassando i livelli di Sp3 in topi modello di Alzheimer. In questi topi, lo stesso tipo in cui hanno studiato gli effetti del blocco di HDAC2, hanno scoperto che anche la disattivazione di Sp3 ha ripristinato la capacità del topo di formare ricordi a lungo termine.


I ricercatori hanno usato un tratto corto di RNA per eseguire i "knockdown" (abbattimenti) genetici in questi esperimenti, ma perché questo approccio possa essere utile per il ripristino della funzione di memoria nei pazienti umani, gli scienziati dovrebbero probabilmente sviluppare un farmaco sotto forma di piccola proteina ​​o composto chimico.


A tal fine, i ricercatori hanno identificato la sezione della proteina HDAC2 che si lega alla Sp3. Quando hanno progettato i neuroni che sovra-producevano il frammento HDAC2, il frammento ha asciugato la maggior parte della Sp3 disponibile, impedendole dal legarsi all'HDAC2 e liberando il blocco dei geni legati alla memoria. Inoltre, il frammento non ha interferito con la proliferazione cellulare, suggerendo che questo approccio più mirato non avrebbe gli effetti collaterali negativi degli inibitori HDAC più generici.


"Questo approccio terapeutico è specifico per l'azione di HDAC2 e non influenza altri HDAC, come l'omologo stretto HDAC1. I dati suscitano la speranza che le strategie terapeutiche che puntano l'Sp3 o l'interazione Sp3/HDAC2 possano superare la questione della mancanza di specificità degli inibitori HDAC2", afferma Andre Fischer, professore del Centro tedesco Malattie Neurodegenerative, che non è stato coinvolto nello studio.


Il frammento proteico ​​che i ricercatori hanno usato in questo studio per bloccare l'interazione ha circa 90 aminoacidi, probabilmente troppo grande da usare come farmaco, per cui i ricercatori sperano di identificare un segmento più piccolo che è ancora efficace o anche trovare un composto chimico che possa interrompere l'interazione Sp3-HDAC2.


Tsai spera inoltre di indagare ulteriormente su alcuni degli altri geni correlati all'HDAC2, nella speranza di identificare altri obiettivi di farmaci. Ha anche intenzione di esaminare se questo approccio può essere utile nel trattamento di altri disturbi che coinvolgono livelli elevati di HDAC2, come il disturbo da stress post-traumatico.


La ricerca è stata finanziata dalla Robert and Renee Belfer Family Foundation.

 

 

 


Fonte: Anne Trafton in MIT News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Hidekuni Yamakawa, Jemmie Cheng, Jay Penney, Fan Gao, Richard Rueda, Jun Wang, Satoko Yamakawa, Oleg Kritskiy, Elizabeta Gjoneska, Li-Huei Tsai. The Transcription Factor Sp3 Cooperates with HDAC2 to Regulate Synaptic Function and Plasticity in Neurons. Cell Reports, Volume 20, Issue 6, p1319–1334, 8 August 2017, DOI: 10.1016/j.celrep.2017.07.044

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)