Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Con la risonanza magnetica scopri subito la perdita di memoria

Sperimentata su 76 volontari, la tecnica sembra molto sensibile.

Potrebbe diventare la diagnosi del futuro per l' Alzheimer.

Si tratta di un mix tra alcuni test di valutazione della memoria e la risonanza magnetica nucleare cosiddetta «a diffusione di tensione», una tecnica di imaging recente in grado di rilevare le alterazioni anatomiche nelle aree del cervello responsabili del funzionamento della memoria stessa, in particolare quelle dell' ippocampo.

Ad incrociare questi due esami, è stato un gruppo di ricercatori del dipartimento di Neuroscienze dell' Università di Roma Tor Vergata e della Fondazione Santa Lucia che ha pubblicato i risultati sulla rivista Neurology.

I ricercatori hanno preso in esame 76 pazienti sani e senza patologie neurologiche evidenti, di età compresa tra i 20 e gli 80 anni.

I volontari sono stati sottoposti a questa speciale risonanza magnetica e contemporaneamente valutati con test di memoria verbale e visiva a lungo termine.

«Abbiamo trovato un dato nuovo - spiega Giovanni Carlesimo, neurologo della Fondazione Santa Lucia di Roma e docente dell' università Tor Vergata - : nei pazienti con più di 50 anni abbiamo riscontrato una correlazione significativa tra perdita di memoria e alterazioni della microstruttura delle cellule nervose, misurate con questo tipo di risonanza magnetica».

In sé, la tecnica non è poi così nuova. «Esiste da almeno 15 anni e noi la usiamo nei tumori - dice Gian Luca Romani, direttore del dipartimento di Scienze cliniche e delle bioimmagini all' università di Chieti -. Serve a misurare la direzione secondo la quale si muovono le molecole d' acqua nei tessuti e attraverso macchinari complessi elabora questi dati e li trasforma in immagini tridimensionali».

Nei tessuti in via di degenerazione, le molecole trovano più spazio e si muovono quindi più velocemente. La tecnica in questione è in grado di misurare questo spostamento e quindi la degenerazione dei tessuti, secondo un parametro chiamato «diffusività media».

Lo studio italiano ha scoperto che i pazienti con livelli più alti di «diffusività media» sono quelli che presentano prestazioni peggiori nei test di memoria.

Come si inquadrano questi risultati nel contesto generale delle ricerche sull' Alzheimer? «È molto importante poter distinguere i disturbi della memoria che di frequente si osservano nel normale processo di invecchiamento cerebrale dai primi sintomi di una malattia grave e progressiva come la demenza di Alzheimer», sottolinea Gilberto Pizzolato neurologo del Centro interdipartimentale per le neuroscienze Brain dell' università di Trieste. «Lo studio - continua - dimostra che i disturbi della memoria sono accompagnati da alterazioni dei neuroni nell' ippocampo e che queste alterazioni precedono addirittura la comparsa di una significativa atrofia, cioè di una riduzione del volume del tessuto nervoso».

Le possibili ricadute di questa metodologia sono immaginabili: lo sviluppo di terapie farmacologiche nuove e capaci di agire più precocemente, in grado di modificare in modo significativo il decorso della malattia.

Sottolinea Carlesimo: «È chiaro che la ricerca ha bisogno di conferme: per questo continueremo a seguire i nostri 76 pazienti nei prossimi tre anni. Intanto stiamo arruolando nuovi volontari».

Articolo di Ruggiero Corcella, Corriere della Sera, 10 gennaio 2010, Archivio storico.

Notizie da non perdere

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.