Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I nuovi farmaci di Alzheimer non meritano questo clamore: ecco perché

Un ricordo importante dell'infanzia è dei miei nonni con cui vivevo e che poi sono morti per la demenza. Come è universale con la demenza, c'è stato un doppio aspetto: vedere i miei nonni perdere la loro identità e vedere la sofferenza di coloro che sono più vicini a loro.


Quando a 20 anni ero medico junior in un reparto di demenza specializzato, ho visto le stesse storie dipanarsi per una famiglia dopo l'altra, sentendomi in gran parte impotente ad aiutare. Ora dopo i 30 anni, conduco ricerche sulla salute pubblica per capire cosa possiamo fare per prevenire, ritardare o migliorare l'esperienza della demenza, la principale causa di morte in Inghilterra.


Naturalmente, questo mi fa cercare disperatamente buone notizie sulle opzioni terapeutiche per il morbo di Alzheimer (MA), la causa principale di demenza. Ecco tre farmaci (aducanumab/Aduhelm, lecanemab/Leqembi e donanemab) che rimuovono l'amiloide, la proteina ritenuta causa del MA. A differenza dei loro numerosi predecessori, anch'essi capaci di rimuovere l'amiloide dal cervello, questi farmaci sono stati i primi a rallentare il declino cognitivo.


Questa svolta è stata salutata come 'l'inizio della fine del MA', ma quanto saranno utili questi farmaci? Ci sono quattro carenze chiave da considerare.

1. Piccoli benefici: nell'esperimento del donanemab, le persone che hanno assunto il farmaco hanno avuto un declino medio di 10 punti su una scala cognitiva di 144 punti. Il gruppo placebo ha declinato di 13 punti. Coerentemente con gli schemi negli studi degli altri due farmaci, questo ci dice che tutti i gruppi, in tutti questi studi, hanno avuto un declino e la sua quantità che è stata evitata assumendo il farmaco (3 punti nel caso del donanemab) era molto più piccolo rispetto alla quantità di declino che c'è comunque stato (10 punti). La differenza nella quantità di declino era così piccola che probabilmente non sarebbe notabile dai medici che si occupano di questi pazienti.

2. Effetti collaterali: attraverso le scansioni regolari di risonanza magnetica (MRI), 1 persona su 6 che prendeva il lecanemab ha dimostrato di avere prove di sanguinamento nel cervello e una su 8 ha avuto gonfiore del cervello. Le scansioni regolari a volte colgono queste patologie nei pazienti con demenza. E, in effetti, 1 su 11 di quelli del gruppo placebo aveva prove di sanguinamento, mentre 1 su 59 aveva gonfiore. Per la maggior parte delle persone, questi eventi sono rilevabili solo dalla MRI e non ci sono sintomi specifici. Tuttavia, non conosciamo gli effetti del danno di questo farmaco al cervello, in particolare quelli a lungo termine. Purtroppo, ci sono stati anche alcune morti attribuite a questi farmaci.

3. Costi alti: L'aducanumab è venduto negli Stati Uniti a US$ 45.000 (€ 42.250) per paziente all'anno (successivamente ridotto a US$ 20.000 per aumentare la richiesta) e il lecanemab a US$ 26.500. Questo solo per il farmaco stesso. I sistemi sanitari devono inoltre pagare ulteriori scansioni per testare l'ammissibilità, il monitoraggio e la gestione degli effetti collaterali e il personale per gestire infusioni cliniche. Lo studio sul donanemab ha suggerito che il trattamento potrebbe terminare quando le scansioni cerebrali mostrano una eliminazione sufficiente di amiloide. Ma non sappiamo se l'amiloide tornerà dopo un po' di tempo. Il monitoraggio regolare per il ritorno dell'amiloide e gli episodi ripetuti di trattamento aggiungeranno ulteriori costi. Esistono altre condizioni per i pazienti: frequentare centri ogni due o quattro settimane per infusioni di farmaco e monitoraggio regolare e preoccuparsi degli effetti collaterali.

4. Esperimenti altamente selettivi: è accettato che non tutta l'«efficacia» degli esperimenti (l'effetto in un contesto di esperimento specializzato, progettato per massimizzare la probabilità di far funzionare i trattamenti, come includere solo casi non complicati) si tramuterà in «efficacia» clinica (l'effetto che si osserva quando i farmaci vengono somministrati a pazienti relativamente più complessi in ambienti clinici del mondo reale). Questo è preoccupante, perché c'è un piccolo spazio sgusciante prima che gli effetti diventino non rilevabili. E, anche se questo è il caso di tutte le malattie, è probabile che il MA sia un esempio estremo.
Per ogni 10 pazienti che i medici ritenevano ammissibili a questi studi, 7 o 8 sono stati respinti. Sono state escluse persone con patologie cerebrali diverse dall'amiloide, come danni vascolari o corpi di Lewy, e quelle con altri problemi medici significativi, che potrebbero aver offuscato i risultati della sperimentazione e aumentato il rischio di effetti collaterali.
Se l'ammissibilità al farmaco è limitata a corrispondere a quella dell'esperimento, saranno idonee pochissime persone. Se l'ammissibilità è più ampia, è probabile che i già piccoli effetti siano ancora più piccoli e gli effetti collaterali più pronunciati.

 

Carenze profonde

C'è di più. Gli studi hanno selezionato le persone nelle prime fasi della malattia, ovvero quando i sintomi si erano sviluppati solo di recente, e sono riusciti ad eliminare l'amiloide, ma i pazienti hanno comunque avuto un declino quasi altrettanto veloce. Quindi inevitabilmente, i ricercatori si chiedono: forse dobbiamo iniziare a dare i farmaci ancora prima? Ma come?


Le persone negli esperimenti erano, in media, da 5 a 10 anni più giovani della maggior parte delle persone al momento della diagnosi di MA negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. E cogliere le persone all'inizio della malattia è problematico perché la maggior parte di chi ha amiloide, ma nessun sintomo cognitivo, non avrà la demenza prima di morire.


Purtroppo, non credo che questi farmaci possano fare una grande differenza per le persone che attualmente hanno, o presto avranno, il MA. Inoltre, le carenze sono così profonde, nonostante decenni di studi costosi e sacrifici dei pazienti, che penso che sia tempo di togliere il paraocchi amiloide e dare la priorità all'esplorazione di altre opzioni trascurate per il trattamento della demenza.


Questo non è l'inizio della fine del MA, ma forse dovrebbe essere la fine del percorso per i farmaci anti-amiloide.

 

 

 


Fonte: Sebastian Walsh (Università di Cambridge) in The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)