Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer ad esordio precoce può essere diagnosticato già a 30 anni, e i sintomi sono spesso diversi

Fiona PhillipsLa giornalista TV Fiona Phillips ha condiviso di recente la sua diagnosi. (Foto: Mark Kerrison/ Alamy Stock Photo)

Il morbo di Alzheimer (MA) è spesso considerato una condizione che colpisce solo gli anziani. Ma circa 3,9 milioni di persone in tutto il mondo tra i 30 e i 64 anni vivono con la sua variante ad esordio precoce, una forma di demenza in cui i sintomi appaiono prima dei 65 anni.


La giornalista TV inglese Fiona Phillips, di 62 anni, ha recentemente rivelato che le è stato diagnosticato. Nell'intervista, la Phillips ha condiviso che i principali sintomi che aveva prima della diagnosi erano la nebbia cerebrale e l'ansia, evidenziando quanto possa essere diverso il MA ad esordio precoce e quello ad esordio tardivo.


Innanzitutto, i sintomi iniziano molto prima, già a 30 anni in alcuni rari casi, sebbene in genere venga diagnosticato tra i 50 e i 64 anni. E, mentre le persone con la MA hanno di solito la perdita di memoria come primo segno della malattia, quelle con la variante ad esordio precoce tendono ad avere altri sintomi, come attenzione peggiore, capacità minore di imitare i gesti delle mani e consapevolezza spaziale peggiore.


Alcune persone con MA ad esordio precoce possono anche sperimentare un aumento dell'ansia prima della diagnosi. Ciò può essere dovuto alla consapevolezza dei cambiamenti che si verificano, senza una chiara ragione per cui si sentono diversi. Potrebbero pensare che questi cambiamenti nel comportamento siano temporanei, il che può scoraggiare le persone dal cercare assistenza medica. I professionisti sanitari possono anche interpretare erroneamente l'ansia come segno di altre condizioni di salute.


Ma anche se possono avere meno compromissione cognitiva al momento della diagnosi, degli studi indicano che quelli che hanno il MA ad esordio precoce mostrano cambiamenti più rapidi nel cervello. Ciò significa che la condizione può essere più aggressiva della variante ad esordio tardivo. Questo può anche spiegare perché le persone con MA ad esordio precoce tendono ad avere un'aspettativa di vita minore di circa 2 anni di quelle con MA ad esordio tardivo.


La ricerca mostra che le persone con MA ad esordio precoce sono anche più consapevoli dei cambiamenti nell'attività cerebrale. Ciò può portare a cambiamenti comportamentali, tipo la depressione che è prevalente in questo gruppo.


All'interno del cervello stesso, il MA ad esordio precoce provoca cambiamenti chimici simili a quelli della variante ad esordio tardivo. Ma le aree cerebrali interessate da questi cambiamenti chimici possono essere diverse. La ricerca ha scoperto che sono le aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione di informazioni sensoriali e del movimento (chiamata corteccia parietale) a mostrare segni maggiori di danno. Rispetto al MA ad esordio tardivo ci sono anche meno danni all'ippocampo, un'area del cervello importante per l'apprendimento e la memoria.

 

Perché insorge

I fattori di rischio del MA ad esordio precoce sono simili a quelli della variante ad esordio tardivo. Ad esempio, i livelli scadenti di forma cardiovascolare e una minore capacità cognitiva nella prima età adulta sono stati collegati ad un aumento di 8 volte del rischio di MA ad esordio precoce.


Tuttavia, dobbiamo ancora comprendere appieno tutti i fattori che influenzano le possibilità di una persona di sviluppare la condizione. Un aspetto su cui gli esperti sono chiari è che la genetica ha un ruolo in circa 1 caso su 10 di MA ad insorgenza precoce. Finora, al MA a insorgenza precoce sono stati collegati 3 geni: APP, PSEN1 e PSEN2.


Questi geni sono tutti correlati a una proteina tossica che si ritiene contribuisca al MA (l'amiloide-beta). Quando questi geni diventano difettosi, c'è un accumulo di amiloide-beta tossica, che è legata ai sintomi della malattia. Prove crescenti suggeriscono che potrebbe anche esserci un legame tra lesioni cerebrali traumatiche e il MA ad esordio precoce.

 

Cosa possono fare le persone?

Nel Regno Unito, alle persone diagnosticate con MA ad esordio precoce si possono prescrivere farmaci che talvolta aiutano a gestire i sintomi. Ma negli Stati Uniti sono state approvate due terapie che possono rallentare la progressione dei sintomi (aducanumab e lecanemab), che però sono state testate solo su persone con MA ad esordio tardivo, quindi non è sicuro se avranno un effetto distinto.


Le persone che possono avere una storia familiare di demenza o sono preoccupate per il loro rischio possono fare un test genetico attraverso un'azienda privata. Ciò confermerà la presenza dei geni difettosi. Questi test possono essere eseguiti per coloro che mostrano sintomi, o per quelli con una storia familiare, che desiderano conoscere la loro prognosi futura.


Sebbene non sia possibile modificare la genetica se si ha un rischio maggiore, alcune ricerche supportano l'idea che puoi rafforzare la resilienza contro la malattia attraverso uno stile di vita più sano. Uno studio ha scoperto che quando le persone geneticamente predisposte al MA a esordio precoce si esercitavano per più di 2,5 ore alla settimana, andavano meglio nei test di memoria rispetto a quelle che erano meno attive fisicamente.


Oltre ad essere più attivi, anche le scelte alimentari possono ridurre il rischio di MA ad esordio precoce. Uno studio italiano ha scoperto che le persone che consumavano molte verdure, frutta secca e cioccolato sembravano avere un rischio inferiore.

 

 

 


Fonte: Mark Dallas, professore associato di neuroscienze cellulari, Università di Reading

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.