Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ripensare l'approccio alla lotta contro l'Alzheimer

L'idea di vedere una persona cara declinare e perdere la capacità di richiamare i ricordi più preziosi è devastante e, tuttavia, è un dato di fatto per un numero crescente di persone. Un gruppo di esperti sulla salute della popolazione convocato dall'Alzheimer Society of Canada nel 2015 ha stimato che circa un milione di canadesi avrà il morbo di Alzheimer (MA) nel 2031.


Il MA è la forma più comune di demenza e non è stato ancora trovato alcun trattamento, nonostante i migliori sforzi dei ricercatori. Questo è ciò che guida il massiccio finanziamento di studi clinici alla ricerca di un modo per fermare la malattia. Nonostante centinaia di studi farmacologici, dal 2003 non sono stati approvati nuovi trattamenti dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti. È chiaro che è necessaria una migliore comprensione della malattia, nonché un riesame di come sviluppare un trattamento.


Allora, cosa rende così difficile la ricerca di un trattamento?


Nel laboratorio di Marc-André Bédard all'Università del Québec di Montréal, uso la scansione nucleare per indagare sul MA. La mia ricerca mira a comprendere meglio i cambiamenti in un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina nelle persone con MA precoce. L'acetilcolina è una sostanza chimica che consente ai neuroni di comunicare con i loro simili, con i muscoli, le ghiandole e così via.


I principali farmaci prescritti per il MA rispondono alla degenerazione dei neuroni responsabili della trasmissione dell'acetilcolina nel cervello. I neuroni che la trasmettono si trovano nel nucleo basale di Meynert, una piccola area situata nella parte anteriore del cervello. Si ritiene che la morte di questi neuroni sia la causa dei disturbi dell'attenzione e della memoria riscontrati nel MA. I farmaci aiutano a compensare la perdita di questi neuroni aumentando la trasmissione dell'acetilcolina, ma hanno un impatto limitato sulla progressione della malattia.

 

 

Un'ipotesi sotto tiro

Attualmente, la ricerca di trattamenti che possono rallentare o arrestare la progressione del MA si basa principalmente sull'ipotesi della cascata amiloide. Secondo questa teoria, la malattia inizia quando il corpo non pulisce correttamente le proteine ​​amiloidi, portando a un accumulo di placche microscopiche nel cervello.


Queste placche si accumulano per decenni, anche prima che compaiano i primi sintomi del MA. Quindi causano la disfunzione della tau, un'altra proteina presente nei neuroni, che produce grovigli neurofibrillari all'interno dei neuroni con conseguente loro morte. Tuttavia, sempre più ricercatori criticano questa ipotesi.


Circa un anziano su 5 ha un accumulo significativo di placche, e tuttavia non svilupperà mai il MA. Ci sono anche casi in cui sono stati trovati grovigli di tau in assenza di placche, il che mette in discussione la sequenza di eventi previsti dall'ipotesi. Inoltre, i trattamenti che sono stati sviluppati per pulire o prevenire la produzione di amiloide non hanno avuto alcun effetto sulla progressione del MA o hanno accelerato il declino cognitivo.


Il MA può essere più complesso di quanto si pensasse inizialmente e le placche potrebbero essere una conseguenza di cambiamenti precedenti piuttosto che la forza trainante della malattia.

 

 

Riprodurre l'Alzheimer nei roditori

Prima che un nuovo farmaco venga utilizzato sull'uomo, deve essere testato sugli animali per vedere se è efficace e sicuro. Gli animali usati, di solito ratti o topi, devono sviluppare una patologia simile a quella del MA umano. Nel caso del MA, la malattia è causata nella manipolazione genetica nel soggetto in esame.


Ad esempio, i ricercatori hanno creato roditori che trasportano un gene che provoca l'accumulo di placche simili a quelle osservate nell'uomo. Questo fa sì che i roditori abbiano problemi di memoria e attenzione simili ai pazienti con MA.


Gli esperimenti sugli animali si basano sul presupposto che gli effetti dei trattamenti sugli animali malati artificialmente sono simili a quelli sull'uomo. Tuttavia, molti modelli animali del MA ricreano l'ipotesi della cascata dell'amiloide, che è imperfetta.


Poiché le cause e i sintomi non sono stati ricreati perfettamente, un trattamento che funziona nei roditori potrebbe non funzionare negli esseri umani. Significa anche che i farmaci che potrebbero essere efficaci nell'uomo potrebbero non essere efficaci negli animali.


Per migliorare la ricerca, è necessario trovare modelli animali migliori per rappresentare meglio i meccanismi del MA negli esseri umani senza fare affidamento sulla mutazione genetica. Ciò li renderebbe più simili alla progressione del MA nell'uomo, poiché il 95% dei casi umani non è causato puramente dai geni. Tali modelli potrebbero aiutare a sviluppare trattamenti che sarebbero efficaci sia negli animali che nell'uomo.

 

 

Le sfide della ricerca clinica

Anche la scelta dei pazienti per gli studi clinici può porre serie sfide. Un'opzione consiste nell'usare le persone con MA lieve. Tuttavia, questi pazienti hanno già perso la maggior parte dei neuroni nel cervello anteriore basale, non lasciando alcuna possibilità di recuperare le funzioni mentali senza usare farmaci come quelli attualmente impiegati.


Si ritiene inoltre che i meccanismi alla base del MA potrebbero essere più difficili da arrestare poiché la cascata di eventi - placche e grovigli - potrebbe essere troppo avanzata per essere fermata. Ecco perché sono stati condotti studi recenti su pazienti con MA pre-sintomatica. È molto probabile che queste persone sviluppino la malattia e abbiano segni come placche, anche se non è possibile rilevare alcun sintomo.


Ciò consente ai ricercatori di misurare l'impatto del trattamento sulle probabilità di sviluppare i sintomi del MA nel corso degli anni. Tali esperimenti seguono almeno 1.000 partecipanti per circa due anni nella speranza di rilevare anche piccoli cambiamenti, richiedendo enormi investimenti.

 

 

Prevenzione: la cura migliore

Date queste sfide, i metodi preventivi stanno guadagnando interesse. Tra questi, l'attività fisica come l'esercizio potrebbe aiutare a rallentare o addirittura prevenire l'insorgenza della malattia attraverso i suoi effetti antiossidanti.


Un'intensa attività fisica può essere scoraggiante e in alcuni casi impossibile per alcuni anziani. La dott.ssa Nicole L. Spartano e i suoi colleghi della Boston University hanno scoperto che ogni ora di attività fisica leggera, come camminare, migliorerebbe la salute del cervello e potenzialmente ridurrebbe il rischio di sviluppare il MA.


Finora, la ricerca di una cura miracolosa per l'Alzheimer è fallita, nonostante gli enormi sforzi di scienziati e ricercatori. Per superare questa sfida, i ricercatori devono ripensare il loro approccio allo sviluppo e alla sperimentazione di farmaci. Fino ad allora, la prevenzione con la dieta, l'interazione sociale, l'attività fisica e il rimanere cognitivamente attivi, sono i modi più noti per combattere questa terribile malattia.

 

 

 


Fonte: Étienne Aumont, studente di neuroscienze, Università del Quebec di Montreal

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)