Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Devo chiedere una valutazione cognitiva al mio medico durante l'esame fisico?

Secondo un rapporto pubblicato a marzo 2019 dall'Alzheimer's Association, l'82% degli anziani ritiene importante controllare il proprio pensiero e la propria memoria, e circa il 94% dei medici di base ritiene importante valutare il decadimento cognitivo dei pazienti dopo i 65 anni.


Tuttavia, sebbene il valore dei test cognitivi iniziali sia compreso da anziani e medici di base, il rapporto ha rilevato che solo uno anziano su sette (16%) rivela di avere valutazioni cognitive regolari per problemi di memoria o di pensiero durante gli esami di routine. Il rapporto ha dimostrato che questo valore è molto basso rispetto ad altri test di routine, come pressione del sangue (91%), colesterolo (83%), vaccinazioni (80%), udito o vista (73%), diabete (66%) e cancro (61%).


"Anche se è incoraggiante vedere che la stragrande maggioranza degli anziani e dei medici comprende il valore di brevi valutazioni cognitive, c'è ancora un divario significativo in coloro che effettivamente perseguono, eseguono o discutono queste valutazioni durante gli esami di routine", ha detto la dott.ssa Joanne Pike, direttrice del programma dell'Alzheimer's Association. "L'individuazione precoce del declino cognitivo offre numerosi benefici medici, sociali, emotivi, finanziari e di pianificazione. Ma questi possono essere raggiunti solo attraverso una conversazione con i medici su eventuali problemi di pensiero o di memoria e attraverso valutazioni cognitive di routine".


Gli anziani non sono sempre pronti a discutere di eventuali disturbi cognitivi con i loro medici. Il rapporto del sondaggio dell'Alzheimer's Association ha rilevato che, mentre la metà di tutti gli anziani (51%) è consapevole dei cambiamenti nella propria capacità di pensare, comprendere o ricordare, solo il 40% ha discusso in qualche momento di queste preoccupazioni con il proprio medico.


Sembra che gli anziani si affidino al proprio medico per farsi fare i test cognitivi poiché il 93% degli anziani nel rapporto crede che dovrebbe proprio lui a iniziare le valutazioni. Tuttavia, questo non è il caso. Meno della metà (47%) dei medici di base ha dichiarato che è prassi normale valutare tutti i pazienti over-65 per il decadimento cognitivo. Solo il 26% degli anziani ha riferito che il proprio medico ha chiesto se avevano qualche preoccupazione per i deficit cognitivi senza che gli anziani avessero sollevato l'argomento per primi.


"I risultati indicano che ci sono opportunità che gli anziani perdono di discutere problemi cognitivi in sede di esame", ha detto la Pike. "Speriamo che il rapporto incoraggi sia gli anziani che i medici ad essere più proattivi nel discutere la salute cognitiva durante la visita annuale prevista dall'assicurazione sanitaria pubblica (Medicare) e in altri esami di routine".


Quasi tutti i medici che hanno partecipato al sondaggio hanno indicato che la decisione di valutare i pazienti per i deficit cognitivi è stata guidata da segnalazioni di sintomi da parte del paziente, di un familiare o di un caregiver. I medici hanno indicato che i fattori principali nella decisione di non valutare la cognizione erano dovuti alla mancanza di sintomi o lamentele da parte del paziente, alla mancanza di tempo durante la visita del paziente e alla resistenza generale del paziente.

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)