Il morbo di Alzheimer (MA) è la principale causa di demenza, che in tutto il mondo colpisce più di 35 milioni di persone (50, comprendendo anche le altre cause di demenza). Questa malattia è ancora incurabile, perché non sappiamo ancora come fermarla, impedirla, o anche solo rallentarla. Ma la nostra ricerca recente può contribuire a cambiare tutto questo. Abbiamo progettato un anticorpo che è in grado di rilevare le particelle tossiche nel cervello ritenute causa del MA.
La perdita di memoria e il deterioramento cognitivo causati dal MA possono essere fatti risalire ad un danno progressivo al tessuto cerebrale. Le origini di questo danno sono ancora dibattute, ma molti pensano che sia causato dall'aggregazione di proteine nel cervello delle persone con la malattia.
Sappiamo che un tipo di proteina, chiamata amiloide-beta, si accumula in grandi placche nel cervello dei malati di MA. Sebbene la presenza di tali placche sia molto preoccupante, ancor più minacciosa è la formazione di grumi molto più piccoli di questa proteina, chiamati oligomeri. Questi oligomeri possono essere altamente tossici per i neuroni e per le altre cellule cerebrali.
Secondo l'«ipotesi amiloide» prevalente, il processo di aggregazione crea oligomeri che innescano i processi patologici che alla fine portano alla morte dei neuroni, e quindi alla perdita di memoria e al calo delle capacità cognitive. Tuttavia, non sapendo con certezza il numero e la posizione nel cervello di questi oligomeri, è difficile provare o confutare l'ipotesi amiloide. Finora, gli studi clinici di farmaci che puntavano l'amiloide hanno fallito, perché i ricercatori non sono riusciti a dire se questi farmaci possono ridurre specificamente il numero di oligomeri nei pazienti.
Anticorpi di Alzheimer
Per affrontare questo problema, ci siamo concentrati sugli anticorpi, proteine usate dal sistema immunitario che possono riconoscere e neutralizzare gli agenti patogeni dannosi, come batteri e virus. Poiché hanno una capacità fenomenale di legarsi ai loro obiettivi, abbiamo deciso di usarli per riconoscere gli oligomeri, e legarsi a loro.
Dal momento che l'ipotesi amiloide assume che tali oligomeri sono i principali agenti patogeni che causano il MA, essere in grado di rilevare e quantificare il loro numero nel cervello ci permetterà di controllare meglio e curare il MA. L'anticorpo che abbiamo progettato è in grado di legarsi specificamente agli oligomeri, così è possibile rilevarli nel cervello e contare quanti ne sono presenti.
Poiché questi oligomeri sono di breve durata, è molto impegnativo usare metodi tradizionali, come l'immunizzazione, per generare anticorpi in grado di legarsi ad essi. Abbiamo sviluppato un approccio computazionale per progettare un anticorpo che si lega a una regione molto speciale dell'amiloide-beta, accessibile solo negli oligomeri. Abbiamo poi testato questo anticorpo nei vermi e nei topi per verificare la sua capacità di legarsi agli oligomeri.
L'anticorpo può essere usato per diagnosticare il MA, rilevando la presenza di un numero abnorme di oligomeri. Ciò è possibile perché l'anticorpo che abbiamo progettato si lega specificamente agli oligomeri anche in campioni complessi, come ad esempio nei tessuti cerebrali. Questo significa che più volte vediamo un anticorpo legarsi a qualcosa, più alto è il numero di oligomeri.
Questo anticorpo può aiutare il processo di scoperta di nuovi farmaci, misurando se un candidato farmaco può ridurre il numero di oligomeri durante gli studi pre-clinici. Può essere usato anche durante gli studi clinici per rilevare il numero di oligomeri in pazienti che hanno il MA, ma non mostrano ancora deterioramento cognitivo. Questo anticorpo può anche essere usato per monitorare l'efficacia di un farmaco nel ridurre il numero di oligomeri nei pazienti, rispetto al gruppo placebo.
Anche se sono necessarie ulteriori ricerche, credo che l'ipotesi amiloide sia fondamentalmente corretta, e che gli oligomeri di amiloide-beta siano la causa più probabile del MA. Sono ottimista sul fatto che questo nuovo anticorpo potrà aiutare a convalidare questa ipotesi, determinando in tal modo le scoperte farmacologiche che possono ridurre tali oligomeri dannosi nel cervello.
Fonte: Michele Vendruscolo, professore di biofisica all'Università di Cambridge
Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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