Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Capire come le cellule recuperano dalle minacce può aiutare con Alzheimer e SLA

Tau filaments with ubiquitin from a neuron

Il nostro corpo contiene un marcatore proteico speciale che ha un ruolo nel modo in cui le cellule si riprendono da minacce specifiche alla loro sopravvivenza, secondo una nuova ricerca di cui sono stato coautore. Capire come funziona questo processo può essere la chiave dei trattamenti futuri per le malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer e alcune forme di demenza.


Le cellule incontrano regolarmente cambiamenti potenzialmente dannosi nel loro ambiente, come le fluttuazioni della temperatura o l'esposizione alla luce UV o alle tossine. Per garantire la sopravvivenza, le cellule si sono evolute in modi complessi, adattandosi a questi cambiamenti stressanti. Questi meccanismi vanno dai cambiamenti temporanei nel metabolismo alla chiusura complessiva dei processi biologici critici che potrebbero altrimenti essere danneggiati permanentemente.


Ad esempio, molte sollecitazioni cellulari interrompono temporaneamente la produzione di proteine, ​​mentre l'RNA messaggero, che trasporta parte del codice del DNA nella cellula, viene segregato in strutture dense note come granuli di stress. Quando passa lo stress, i granuli di stress sono smontati e le cellule emergono da questo stato difensivo per riprendere le attività normali.


Ma fino ad ora, i biologi molecolari come me non avevano capito esattamente come funziona questo meccanismo. In una coppia di studi peer-reviewed (controllati dai pari) pubblicati sulla rivista Science il 25 giugno 2021, io e i miei colleghi del laboratorio di biologia cellulare e molecolare spieghiamo come la proteina ubiquitina ripristina le funzioni delle cellule una volta che la costa è libera.


Nel primo studio, ho scoperto che diversi tipi di stress portano a marcare con ubiquitina delle proteine ​​specifiche nelle cellule, in modi distinti. Ho esposto le cellule allo stress di calore o a una sostanza chimica tossica, quindi ho bloccato il processo di marcatura dell'ubiquitina dopo che si erano formati granuli di stress apparentemente identici.


Con mia sorpresa, anche solo bloccare la marcatura della ubiquitina ha impedito lo smontaggio del granulo di stress da shock termico. È importante sottolineare che ho anche scoperto che le cellule non sono riuscite a riavviare i processi biologici chiave come la produzione ​​e il trasporto di proteine, quando rimanevano presenti questi granuli di stress, anche dopo il ritorno alle temperature normali.


Nel secondo studio, il mio collega Youngdae Gwon ha esaminato più da vicino questo processo. Ha scoperto che lo stress da calore attiva la marcatura da parte della ubiquitina di una proteina chiave che consente ad un enzima di smontare i granuli di stress. Questo enzima afferra la marcatura della ubiquitina e la usa come maniglia per separare la struttura.

 

Perché è importante

I ricercatori hanno collegato la biologia del granulo di stress, e il processo di risposta allo stress in generale, a diverse malattie neurodegenerative, tra cui l'Alzheimer, la SLA e alcune forme di demenza.


Ad esempio, le mutazioni nella stessa proteina, che abbiamo trovato necessarie per disassemblare i granuli di stress, possono causare malattie neurodegenerative ereditate. Comprendere come sono regolati i granuli di stress è fondamentale per capire meglio come funzionano queste malattie e potenzialmente trovare nuovi trattamenti per esse.

 

Cosa non è ancora chiaro

Sebbene abbiamo identificato diversi fattori chiave del ruolo della ubiquitina nel disassemblaggio dei granuli di stress, molti dettagli molecolari di questo processo rimangono sconosciuti. Per ottenere ulteriori informazioni, gli scienziati dovranno identificare quali enzimi sono responsabili di marcare con ubiquitina le proteine ​​durante lo stress, per cominciare. Inoltre, sarà importante capire come le mutazioni che portano alle malattie neurodegenerative potrebbero influenzare anche il processo di recupero dallo stress.

 

Quale altra ricerca si sta facendo

I ricercatori stanno studiando vari aspetti della biologia del granulo di stress e i suoi collegamenti con le malattie neurodegenerative. Alcuni stanno lavorando per ricreare i granuli di stress in provetta per esplorare domande alle quali non è facile rispondere lavorando nelle cellule. E altri stanno guardando all'interno dei neuroni viventi, nei topi e nei moscerini della frutta per capire come le mutazioni della malattia influenzano il recupero dallo stress nelle cellule viventi e nelle creature.

 

 

 


Fonte: Brian Andrew Maxwell, ricercatore di biologia cellulare al St. Jude Children’s Research Hospital

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)