Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Altro studio collega chirurgia e anestesia con l'Alzheimer

Una nuova ricerca aggiunge altre evidenze al collegamento tra l'anestesia /chirurgia e progressione di malattie cerebrali croniche, in particolare l'Alzheimer.

"Abbiamo cercato a lungo un quadro più chiaro del vero impatto dell'anestesia e della chirurgia sul sistema nervoso centrale", ha detto in un comunicato stampa l'autore dello studio, il dottor Roderic Eckenhoff, professore Austin Lamont di Anestesia alla Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania.

"Anche se non definitivo, questo studio sul biomarcatore umano dà una certa credibilità al concetto che l'anestesia e la chirurgia producono un danno infiammatorio sul cervello e accelerano le malattie croniche neurodegenerative come l'Alzheimer", aggiunge Eckenhoff.

Nel condurre lo studio, pubblicato nel numero di ottobre della rivista Anesthesiology, i ricercatori hanno raccolto liquido cerebro spinale di 11 pazienti, sia prima che in quattro intervalli di routine dopo una chirurgia endoscopica nasale. I ricercatori spiegano che ci sono "biomarcatori" (o indicatori) dell'Alzheimer che si trovano nel liquido cerebro spinale. Misurare questi indicatori, chiamati beta amiloide e proteina tau, consente di individuare l'Alzheimer prima della comparsa dei sintomi e aiuta a predire quali pazienti progrediranno dal decadimento cognitivo lieve alla malattia conclamata di Alzheimer.

I ricercatori hanno sottolineato nel comunicato stampaAlti livelli di proteina tau e minore beta amiloide sono generalmente considerati i segni dell'Alzheimer. Anche se in media la concentrazione di beta amiloide varia meno del 10 per cento in entrambe le direzioni ed rimane invariata nelle 48 ore successive all'intervento, i ricercatori hanno scoperto un aumento significativo nel totale di tau 6 ore dopo l'intervento chirurgico. Questo livello ha continuato a crescere 48 ore dopo l'operazione.

Lo studio dimostra che un biomarcatore di lesioni e tre biomarcatori di infiammazione sono risultati significativamente maggiori nel corso del tempo dopo l'intervento. Nel complesso, i risultati suggeriscono che i cambiamenti nei marcatori biologici del liquido cerebro-spinale sono in linea con la progressione dell'Alzheimer.

I ricercatori hanno osservato che l'uso del sevoflurano - uno degli anestetici inalati più utilizzati, che può ridurre la risposta immunitaria durante l'intervento - è stato associato a concentrazioni significativamente più alte di biomarcatori di infiammazione di altri anestetici.

Gli autori dello studio sottolineano che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se la gestione degli anestetici può fare la differenza nella neuroinfiammazione a seguito della chirurgia. "La prova che l'anestesia in sé stessa è responsabile dei cambiamenti che abbiamo visto in questo studio non è definitiva; infatti, il nostro lavoro nei modelli animali di Alzheimer sta cominciando a suggerire che l'intervento chirurgico stesso produce un effetto più grande dell'anestesia", ha detto Eckenhoff . "Il prossimo passo in questa linea di ricerca è determinare se la gestione dell'anestetico è in grado di modulare la neuroinfiammazione causata da un intervento chirurgico, se questo breve danno infiammatorio può effettivamente cambiare il percorso dell'Alzheimer, e, dato che la chirurgia è di solito non strettamente elettiva, sviluppare una strategia per ridurre il danno infiammatorio al cervello".

FONTE: comunicato stampa University of Pennsylvania, 1 ottobre 2011

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.



Scritto da Mary Elizabeth Dallas, Pubblicato in NewsHealth.com il 30 settembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.