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Capire l'ageismo diretto contro sé stessi

I cambiamenti normali legati all'età nel modo in cui pensiamo, percepiamo e ragioniamo possono aumentare il rischio che gli anziani si vedano attraverso una lente negativa e ageista (= discriminare una persona in base all'età).


Questa è la conclusione di una ricerca che ha esaminato il motivo per cui l'ageismo auto-diretto è comune, eseguita all'Università del Queensland di Brisbane (Australia), pubblicata in Trends in Cognitive Sciences e guidata dalla prof.ssa Julie Henry, che afferma:

"Gli anziani sono esposti regolarmente all'ageismo, costituito da ipotesi negative su quanto valgono e sulle loro capacità o livello di comprensione, nonché dalle battute sull'età avanzata. Allo stesso tempo, man mano che invecchiamo, ci affidiamo sempre più alle conoscenze e ai segnali precedenti del nostro ambiente per guidare come ci sentiamo, pensiamo e ci comportiamo.

"In un mondo che svaluta l'invecchiamento, questi cambiamenti cognitivi rendono più difficile per gli anziani sfidare le credenze di ageismo interiorizzate, chiamate ageismo auto-diretto".


L'ageismo auto-diretto può presentarsi come insicurezza ("Sono troppo vecchio per imparare questa nuova tecnologia" o "Sono troppo vecchio per fare nuove amicizie") e percezioni negative del proprio invecchiamento ("Non sono più capace di farlo come prima"). L'ageismo auto-diretto può anche presentarsi come preoccupazione per essere giudicato in base agli stereotipi dell'età ("Se dimentico di farlo, penseranno che è perché sono vecchio").


La prof.ssa Henry ha affermato che quando l'ageismo è interiorizzato e diventa auto-diretto, si collega a minore longevità, salute fisica e mentale più scarsa, recupero più lento dalla disabilità e declino cognitivo:

"Può anche essere dannoso che gli anziani consentano alle loro convinzioni negative sull'invecchiamento di minare la loro fiducia per affrontare esperienze e opportunità nuove o stimolanti. Sono necessari interventi, come creare maggiori opportunità di interazioni sociali positive tra persone più giovani e anziane, per impedire che si sviluppino opinioni negative sull'invecchiamento.

“La nostra ricerca suggerisce anche che gli anziani trarranno beneficio direttamente da una riduzione dei segnali sull'ageismo nel nostro ambiente sociale più ampio. Se ci sono meno segnali di ageismo ad attirare l'attenzione degli anziani, il rischio di ageismo auto-diretto dovrebbe essere ridotto".

 

 

 


Fonte: University of Queensland (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: JD Henry, ...[+3], SA Grainger. The cognitive tenacity of self-directed ageism. Trends in Cognitive Sciences, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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