Un nuovo studio ha scoperto che una maggiore assunzione di frutta ricca di flavonoidi in mezza età era associata a un rischio inferiore di demenza, rispetto a una bassa assunzione di questi frutti.
Un corpo crescente di ricerche suggerisce che il consumo di frutta ricca di flavonoidi può aumentare la funzione cognitiva e ridurre il rischio di demenza. Ma c'è poco consenso sul fatto che questo potenziale beneficio per la salute varia in base all'età. Ora, un nuovo studio condotto alla Boston University ha scoperto che una maggiore assunzione complessiva di frutta ricca di flavonoidi, in particolare durante la mezza età, può ridurre il rischio di sviluppare la demenza in età avanzata.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Prevention of Alzheimer's Disease, ha scoperto che gli adulti di mezza età che consumavano frutta ricca di flavonoidi hanno ridotto del 44% le loro possibilità di sviluppare la demenza per tutte le cause, rispetto ai coetanei che consumavano una bassa quantità di questa frutta. Ha anche scoperto che alcuni frutti specifici consumati sia in mezza età che in tarda età, o solo in quest'ultima, possono fornire una certa protezione contro la demenza in età avanzata. In mezza e tarda età, le mele e le pere sembravano particolarmente protettive per la salute e, in età avanzata, arance, pompelmo, mirtilli, pesche, albicocche o prugne sembravano fornire questi benefici cognitivi.
I flavonoidi sono composti presenti naturalmente in molti cibi a base vegetale, come verdure, legumi ed erbe, oltre alla frutta. I nuovi risultati non solo si allineano ai possibili benefici di una dieta mediterranea, che enfatizza gli alimenti a base vegetale e i grassi sani, ma evidenziano anche aggiustamenti tangibili e pratici che gli individui possono apportare alla loro dieta quotidiana per preservare la salute e ritardare o prevenire l'insorgenza di demenza.
"I risultati del nostro studio aiutano a comprendere meglio i tempi o quando i potenziali interventi dietetici possono dare più benefici per ridurre il rischio di demenza in tarda età e promuovere l'invecchiamento sano del cervello", afferma l'autore senior dello studio Phillip Hwang, assistente professore di epidemiologia, mentre il primo autore è il bioinformatico Chenglin Lyu.
Lo studio è tra i primi a esaminare potenziali differenze nelle associazioni tra il consumo di frutta ricca di flavonoidi in mezza /tarda età e la diagnosi di demenza. Man mano che la popolazione mondiale invecchia e più persone acquisiscono il rischio di MA e di demenze correlate (MADC), questi nuovi dati possono avere un ruolo vitale nella lotta globale per prevenire o mitigare questa perdita nel funzionamento cognitivo e sull'enorme peso fisico, emotivo e finanziario che le MADC possono far gravare su individui, famiglie e sistema sanitario.
Per lo studio, Hwang e i colleghi della Boston University, della Tufts University, della Duke University e della Stanford University hanno usato dati su mezza età e consumo di frutta ricca di flavonoidi e diagnosi di demenza tra i partecipanti del Framingham Heart Study (FHS), il più longevo studio sulle malattie cardiache negli Stati Uniti, lanciato nel 1948, e guidato dalla Boston University e dal National Heart, Lung e Blood Institute. I ricercatori si sono concentrati su 2.790 partecipanti della coorte FHS entrati nello studio dal 1971 al 1975, da 42 a 59 anni per il gruppo mezza età e da 60 a 82 anni per il gruppo tarda età.
Mentre i partecipanti di mezza età mangiavano in media meno frutti rispetto ai partecipanti più anziani (circa 11 porzioni a settimana, rispetto alle 13), il consumo di questi frutti in età più giovane sembrava produrre una riduzione significativa del rischio di demenza più avanti nella vita, rispetto alla bassa assunzione di questi frutti. I ricercatori non hanno osservato un'associazione simile tra l'assunzione elevata e bassa di questi frutti nel gruppo tarda età.
I flavonoidi sono noti per le loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antivirali e i ricercatori ipotizzano che gli effetti dei composti sulla salute cognitiva possano derivare dalla loro capacità di combattere l'infiammazione e proteggere i neuroni dalle tossine. Ma il team avverte che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i nuovi risultati e comprendere l'impatto preciso dei flavonoidi nel contesto della dieta quotidiana di una persona, in particolare negli adulti più giovani.
"Studi futuri dovrebbero esaminare la relazione tra modelli dietetici di mezza età, come le diete mediterranea, DASH o MIND e il rischio di demenza, insieme ad altri marcatori dell'invecchiamento cerebrale", conclude Hwang.
Fonte: Boston University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: C Lyu, [+5], PH Hwang. Flavonoid-Rich Fruit Intake in Midlife and Late-Life and Associations with Risk of Dementia: The Framingham Heart Study. J Prev Alzheimers Dis, DOI
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