Le microglia sono note per il loro ruolo importante nel morbo di Alzheimer (MA), ma esattamente quello che fanno è tuttora un mistero. Gli scienziati del laboratorio di Bart de Strooper al VIB-KU Leuven di Gand (Belgio) hanno svelato i ruoli variabili delle microglia nelle diverse fasi del MA, con una ricerca pubblicata su Nature Communications.
Molti dei geni di rischio del MA puntano a un ruolo centrale delle microglia, le cellule macrofagi che sono uno dei principali metodi di difesa immunitaria, nel sistema nervoso centrale. Eppure il loro ruolo esatto nella malattia è ancora poco chiaro per gli scienziati.
"Il ruolo delle microglia nel MA ha lasciato finora perplessi i ricercatori a causa dei risultati contraddittori degli studi passati". ha spiegato Nóra Baligács, prima autrice della ricerca e dottoranda nel laboratorio De Strooper. "Alcuni ipotizzavano che le microglia eliminino dal cervello le placche di amiloide-β (Aβ), la firma biologica del MA, mentre altri erano convinti che le microglia fossero coinvolte nella diffusione dell'Aβ in diverse parti del cervello".
Per capire questa discordanza, i ricercatori del laboratorio De Strooper hanno ipotizzato che il ruolo delle microglia nel MA può dipendere dallo stadio della malattia. Per verificarlo, hanno usato un farmaco per togliere le microglia dal cervello di topi modello di MA, sia prima che dopo la formazione di placche Aβ.
Hanno scoperto che quando le microglia venivano eliminate prima che fossero presenti placche, si formavano meno placche nel cervello di questi topi. Ciò suggerisce che quando le microglia sono presenti in una fase iniziale, sono coinvolte nella creazione di placche nel cervello. Tuttavia, quando le microglia venivano eliminate dopo la formazione di placche, queste ultime sono diventate più compatte e si è osservata meno patologia nei neuroni.
"Da questi esperimenti, abbiamo concluso che le microglia hanno effettivamente funzioni diverse nelle fasi diverse della malattia: hanno un ruolo 'buono' nelle prime fasi, e uno 'cattivo' nelle fasi successive", ha condiviso Nóra Baligács. "Ma non ci siamo fermati qui, eravamo anche curiosi di sapere perché le microglia fanno cose diverse in fasi diverse del MA".
Nel leggere ricerche esistenti su questo argomento, il team ha scoperto che nelle prime fasi della malattia, le microglia non sono ancora attive. Nelle prime fasi, sono per lo più omeostatiche e si attivano solo più tardi nella malattia. Credevano che queste microglia omeostatiche potessero essere quelle responsabili della diffusione delle placche, mentre quelle attivate potevano essere quelle responsabili di compattarle.
Per testare l'ipotesi, il laboratorio ha trapiantato microglia umane nel topo modello di MA. Queste microglia umane contenevano un gene di rischio che impedisce alle microglia di rispondere e attivarsi, rendendole omeostatiche. I ricercatori hanno scoperto che nei topi modello di MA con microglia omeostatiche, c'erano sempre più placche grandi nel cervello, oltre a più neuroni patologici.
"Il nostro studio conferma che le microglia omeostatiche hanno un ruolo dannoso all'inizio del MA, causando più placche, mentre le microglia attivate possono avere un ruolo protettivo in seguito nel MA", conclude Bart de Strooper, leader del gruppo al VIB-KU Leuven. "Questi risultati chiariscono i rapporti contrastanti, confermano le microglia come guida chiave della patologia amiloide e sollevano domande sulle strategie terapeutiche ottimali per la malattia".
Fonte: Bethan Burnside in VIB-KU Leuven (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: N Baligács, [+5], B De Strooper. Homeostatic microglia initially seed and activated microglia later reshape amyloid plaques in Alzheimer’s Disease. Nat Commun, 2024, DOI
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