Uno nuovo farmaco sviluppato all'Università di Barcellona ha dimostrato di avere effetti neuroprotettivi e antinfiammatori in topi modello della malattia.
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Il risultato dello studio guidato da Mercè Pallàs dell'UB e dell'Institute of Neurosciences (Ubneuro) e da Santiago Vázquez, dell'UB e dell'Istituto di biomedicina, firmato anche da Christian Griñán Ferré, Julia Jarne Ferrer, Javier Sánchez e Sandra Codony dell'UB e da esperti dell'Istituto di ricerca biomedica di Barcellona, del Center for Biomedical Research Network (CIBERNED) e dell'Università di Bonn (Germania), è il culmine di sette anni di ricerca e di un nuovo approccio, basato sui processi infiammatori che contribuiscono a innescare la malattia e modulare la sua progressione.
"Le strategie che sono state provate senza successo negli ultimi dieci anni hanno puntato specificamente l'accumulo di amiloide-beta e la formazione di placche nel cervello, ma ci sono prove che la neuroinfiammazione è una delle principali cause del morbo di Alzheimer (MA). Affrontare i processi infiammatori è diventato quindi una promettente strategia terapeutica",.spiegano gli autori.
Il nuovo composto è un inibitore dell'epossido idrolasi solubile (sEH, soluble epoxide hydrolase), un enzima coinvolto nella regolazione di diversi processi fisiologici, compresa l'infiammazione e la risposta al dolore. "Nel contesto del MA, l'inibizione di questo enzima può aumentare i livelli di acidi epossieicosatrienoici (EET), molecole bioattive che sono antinfiammatori endogeni, e quindi ridurre la neuroinfiammazione e promuovere la neuroprotezione", ha spiegato Mercè Pallàs, che è anche ricercatrice del CIBERNED.
I risultati, pubblicati su ACS Pharmacology & Translational Science, mostrano che il trattamento con il nuovo composto ha avuto effetti neuroprotettivi in due tipi di topi modello del MA, culminando in un miglioramento della memoria spaziale e di lavoro e della rete neurale. "Ciò potrebbe aiutare a preservare la funzione neuronale e ridurre la morte neuronale associata al MA", afferma Santiago Vázquez.
Questi effetti neuroprotettivi sono dovuti all'aumento degli acidi EET, che sono coinvolti anche nel miglioramento del flusso sanguigno cerebrale, che è cruciale per mantenere la salute del cervello. "L'inibizione di sEH può quindi contribuire a migliorare la perfusione e la protezione cerebrale contro il danno ischemico", notano i ricercatori.
Effetto simultaneo su diversi percorsi antinfiammatori
Il vantaggio di questo nuovo farmaco rispetto ad altri composti antinfiammatori, che hanno fallito negli studi clinici e non hanno raggiunto i pazienti a causa dell'inefficacia, è che l'aumento del TSE riduce la trascrizione e i livelli di marcatori pro-infiammatori migliorando al contempo le citochine antinfiammatorie.
"Questo approccio globale, che punta diversi percorsi infiammatori contemporaneamente piuttosto che agire su uno solo, provoca un effetto neuroprotettivo che è sufficiente per migliorare la sintomatologia e la patologia del MA", sottolineano i ricercatori.
In effetti, nello studio gli autori mostrano che il composto è efficace rispetto all'ibuprofene, un farmaco antinfiammatorio, la cui azione ha scarso significato nel modello animale del MA familiare in cui è stato testato. Per i ricercatori, questo è un vantaggio competitivo "molto importante" rispetto ad altri potenziali farmaci.
Modifica della progressione della malattia
Lo studio mostra anche che il trattamento con l'inibitore sEH non solo impedisce la progressione della malattia, ma è in grado di modificare il suo decorso. Secondo i ricercatori, il trattamento mantiene gli effetti di miglioramento cognitivo anche un mese dopo che il farmaco è stato fermato nei topi.
"Ancora più importante, si sono conservate l'integrità della rete neuronale e la conta dei dendriti (componenti dei neuroni), suggerendo che il trattamento non è solo sintomatico, ma modifica la progressione della malattia nel topo modello".
Sfide di traduzione clinica
Nonostante questi risultati incoraggianti, la strada per l'applicazione clinica di questo composto è ancora lunga e complessa. Lo sviluppo di un nuovo farmaco prevede un processo rigoroso che coinvolge più fasi: dalla ricerca iniziale, ai test pre-clinici, agli studi clinici con pazienti e, infine, all'approvazione delle autorità sanitarie. Durante questo processo, il farmaco deve superare rigorosi regolamenti sulla sicurezza ed efficacia, un requisito che spesso richiede decenni di ricerca e considerevoli investimenti finanziari.
Per questo, il brevetto per il complesso è stato concesso a una società farmaceutica americana per portarlo alla fase di studi preclinici e clinici. I membri del team di ricerca, guidati dai professori Santiago Vázquez e Mercè Pallàs, stanno seguendo il progetto all'interno dell'azienda come consulenti esperti. "Questa collaborazione ci consentirà di continuare a partecipare, come UB, allo sviluppo del nuovo composto per il trattamento delle patologie relative alla neuroinfiammazione", concludono i ricercatori.
Fonte: University of Barcelona (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: J Jarne-Ferrer, [+8], M Pallàs. Novel Soluble Epoxide Hydrolase Inhibitor: Toward Regulatory Preclinical Studies. ACS Pharm Transl Sci., 2025, DOI.
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