Più di 5 milioni di americani vivono attualmente con l'Alzheimer, un numero che potrebbe triplicare entro il 2050, ma, nonostante i miliardi spesi nella ricerca, non è ancora disponibile una cura.
Nuovi studi condotti da Tony Wyss-Coray, neuroscienziato della Stanford University, hanno preso una strada insolita.
Quando Wyss-Coray ha iniziato lo studio del sangue dei malati di Alzheimer, ha notato una netta differenza rispetto a quello degli individui sani.
Poiché la composizione del sangue cambia con l'età, si è chiesto se iniettare semplicemente del sangue giovane potrebbe influire sul cervello che invecchia.
Per scoprirlo, lui e i suoi colleghi hanno condotto un esperimento piuttosto macabro: hanno unito topi vecchi e giovani in modo che condividessero un unico sistema circolatorio.
Nelle successive 5 settimane, i topi giovani hanno prodotto un minor numero di nuovi neuroni e quelli vecchi ne hanno prodotti di più. I ricercatori hanno poi iniettato nei topi vecchi il plasma di quelli giovani (il liquido che rimane quando si filtrano le cellule del sangue).
Quando sono stati sottoposti a test in un labirinto, i topi trattati hanno dimostrato di imparare più facilmente e di ricordare meglio.
I ricercatori stanno ancora cercando di capire ciò che rende così potente il sangue giovane: il plasma può contenere proteine che riducono l'infiammazione, una causa potenziale di Alzheimer. Individuare queste proteine può portare a nuove terapie.
Il team ha lanciato un esperimento clinico per testare la teoria negli esseri umani: 18 pazienti riceveranno infusioni di plasma giovanile per vedere se migliorano i loro sintomi di Alzheimer. Si tratta di un atto di fede, dice Wyss-Coray, ma con pochi rischi e un enorme potenziale.
Fonte: Cassandra Willyard in Popular Science (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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