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Il metodo Montessori per i bambini può aiutare anche i pazienti di demenza

Una cosa facile come mettere un gomitolo di lana nelle mani di una ex-sarta può essere sufficiente a generare un miglioramento dei pazienti con demenza, secondo un professore di psicologia del St. Thomas More College di Saskatoon (Canada).


Paulette Hunter sta studiando l'effetto che può avere il metodo Montessori - usato di solito nell'educazione dei bambini - sui pazienti affetti da demenza.


Secondo la Hunter, il metodo Montessori assicura che la cura sia centrata sulla persona nella sua interezza, sul suo bisogno di tutta la vita di partecipare ad attività significative e di essere sfidata a livello cognitivo.


A causa della scarsità di risorse, la maggior parte delle case di assistenza a lungo termine si concentrano sulle attività di gruppo in cui tutti possono partecipare.


Perciò, per la sua ricerca, la Hunter ha portato in studio 18 volontari a lavorare con i pazienti affetti da demenza. "Volevamo fare un progetto che non sottoponesse troppo a tensione l'assistenza a lungo termine", ha spiegato la Hunter. "Volevamo vedere se portare volontari a fare attività con singole persone che hanno la demenza e far corrispondere le attività ai propri interessi e bisogni; se questo poteva essere un buon modo per raggiungere le persone e migliorare la qualità della vita".


A questo punto la Hunter dice che i risultati sono puramente aneddotici, ma sembrano promettenti.


Per esempio un paziente, una ex sarta, aveva perso alcune abilità cognitive e motorie a causa della malattia, ma ha mostrato una reazione entusiasta nell'arrotolare da sola del filato in forma di palla. In un primo momento, la Hunter era preoccupata che l'attività avrebbe potuto essere troppo semplice, ma la donna amava il progetto. L'ha anche indotta a esprimere interesse per altre attività.


"Penso che abbia scatenato dei ricordi; lavorare con il tessuto era qualcosa che le piaceva fare in passato, ma è anche qualcosa che si sente di saper fare. Quindi era una parte di quello che aveva fatto in passato, ma al livello giusto per questo momento", ha detto la Hunter.


Altre attività includono l'uso di dadi per affinare le abilità matematiche e mostrare delle mappe che permettono ai pazienti di parlare di dove sono nati o dei loro viaggi.


La Hunter ha ancora bisogno di rivedere i dati dello studio prima di poter dare tutte le risultanze ufficiali, ma dice che è un progetto sostenibile. In effetti, molti dei volontari hanno continuato a lavorare con i pazienti anche dopo il periodo di studio.

 

 

 


Fonte: CBS News Saskatoon (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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