Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trovate le prove di danni cerebrali da colpi di testa in ex calciatori

E' stata trovata la prova di Encefalopatia Traumatica Cronica (CTE), una causa potenziale di demenza causata da ripetuti colpi di testa, nel cervello di ex calciatori esaminati alla Queen Square Brain Bank dell'UCL.


Lo studio, finanziato dalla Drake Foundation e pubblicato sulla rivista Acta Neuropathologica, ha esaminato 14 calciatori in pensione con demenza, che erano stati seguiti dal Servizio di Psichiatria Geriatrica di Swansea nel Galles, tra il 1980 e il 2010. I parenti prossimi hanno dato il consenso agli esami post mortem, che sono stati effettuati in 6 ex giocatori. L'analisi post-mortem del cervello è stata eseguita da ricercatori dell'UCL e dell'Ospedale Nazionale di Neurologia e Neurochirurgia.


Il team ha identificato la patologia CTE in quattro dei sei cervelli esaminati, e tutti e sei avevano anche i segni dell'Alzheimer. Il tasso di CTE identificato nel cervello dei calciatori supera il tasso di fondo medio del 12% di CTE, trovato da un precedente sondaggio su 268 cervelli di una popolazione non selezionata al Queen Square Brain Bank.


Come l'Alzheimer, la CTE può causare demenza e sono entrambe caratterizzate da un accumulo di proteine ​​tau anomale nel cervello, ma la CTE induce la tau ad accumularsi in un modello diverso. Studi precedenti hanno trovato prove di CTE nel cervello dei giocatori di sport da contatto, più in particolare pugili e giocatori di football americano.


I calciatori sono esposti a colpi ripetuti alla testa e a collisioni con altri giocatori. Tuttavia, il calcio non si può paragonare alla boxe e al football americano in quanto i colpi alla testa sono di solito più leggeri e i calciatori hanno meno probabilità di avere sintomi neurologici significativi o perdita di coscienza.


La prima autrice Dr Helen Ling dell'Istituto di Neurologia della UCL, ricercatrice senior associata del Dipartimento di Neuroscienze Molecolari, e neurologa, spiega:

"Questa è la prima volta che la CTE è confermata in un gruppo di calciatori in pensione. Questa scoperta della CTE nei calciatori in pensione suggerisce un potenziale legame tra il calcio e lo sviluppo di patologie degenerative del cervello in età avanzata. Tuttavia, è importante notare che abbiamo studiato solo un piccolo numero di calciatori in pensione con demenza e che ancora non sappiamo quanto è comune la demenza tra i calciatori".

"Tutti i giocatori, la cui autopsia del cervello ha mostrato segni di CTE, avevano anche la patologia di Alzheimer, ma il rapporto tra le due malattie rimane poco chiaro. Entrambe le malattie comportano un accumulo di una forma insolubile di proteine ​​tau nel cervello. Tuttavia, nella CTE la tau tende ad accumularsi attorno ai vasi sanguigni e alle profondità dei solchi - le scanalature sulla superficie del cervello - il che aiuta a differenziare la CTE dalla patologia di Alzheimer sotto il microscopio.

"Studi precedenti avevano dimostrato che il rischio di Alzheimer è maggiore nelle persone con precedenti lesioni alla testa. Dall'altra parte, il rischio di demenza aumenta anche con l'età e non sappiamo se questi calciatori avrebbero sviluppato l'Alzheimer in ogni caso, anche se non avessero giocato a calcio. La domanda di ricerca più urgente è quindi scoprire se la demenza è più comune nei calciatori rispetto alla popolazione normale".


Gli ex-calciatori monitorati nello studio avevano tutti iniziato a giocare a calcio e a colpire la palla di testa nell'infanzia o in adolescenza e hanno continuato a giocare regolarmente per una media di 26 anni. Solo 6 avevano riferito un trauma cranico con perdita di coscienza durante il gioco a calcio, limitandolo ad un singolo episodio ciascuno nel corso della loro carriera di giocatore. I primi sintomi della demenza sono apparsi quando avevano da 60 a 70 anni e hanno vissuto per una media di 10 anni dopo quel momento. Dodici di loro su 14 alla fine sono morti con demenza avanzata.

[...]

 

 

 


Fonte: University College London via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari

Riferimenti: Helen Ling, Huw R. Morris, James W. Neal, Andrew J. Lees, John Hardy, Janice L. Holton, Tamas Revesz, David D. R. Williams. Mixed pathologies including chronic traumatic encephalopathy account for dementia in retired association football (soccer) players. Acta Neuropathologica, (2017) pp 1–16. doi:10.1007/s00401-017-1680-3

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)